San Libero – 281

25 aprile 2005 n. 281

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“Cari compagni con queste mie poche righe vi faccio sapere che oggi sono passato davanti alla Corte d’Assise di Torino. E dopo lunghi commenti fra loro fessi Repubblicani sono arrivati a termine con la pena di morte. Ma non importa cari compagni io muoio contento perchè so che un giorno mi vendicherete. Non mi resta che mandarvi un grande grido di Viva i partigiani di tutte le valli perchè ne sono sicuro che fate il vostro dovere come l’ho sempre fatto anch’io.
Mi firmo
Bergamaschi Pompeo Sereno”

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Un 25 aprile diverso. Perché giunge nel cuore del declino del berlusconismo, ovvero dell’ideologia che pensava di rifare lo Stato a misura di azienda. Dell’ideologia che voleva disfarsi di ogni valore capace di evocare qualcosa di diverso e di irriducibile nello spirito pubblico di una democrazia. La Resistenza, appunto. Anzi, soprattutto la Resistenza. Mai si era visto un capo del governo che provasse verso quella storia e le sue date un tale fastidio epidermico, che con tanta sfacciata intensità la vivesse come cattiva coscienza per il presente. Ora egli declina, non per decisione dei giudici, ma per libera scelta elettorale. E’ il sessantesimo della Liberazione. Che sia un gioioso “evviva”. Accompagnato da una battaglia senza tentennamenti in difesa della Costituzione. [Nando dalla Chiesa]

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Roma. Insediati nuovi governi (ma sostanzialmente immutati) di Italia e Vaticano. Per stavolta, ancora due cerimonie distinte. La prossima, non si sa.

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Diritti. Non accennano a placarsi le polemiche dopo l’introduzione anche in Italia del matrimonio fra secessionisti e nazionalisti. Dopo le dichiarazioni del Segretario di Stato Sodano (“Legge improvvida e contro natura”) e di Marco Pannella (“Un quarto degli italiani sono fini o bossi”) il clima si va arroventando fra le forze politiche e nel paese. A Milano, secondo voci di movimento, Storace sfilerà in segno di solidarietà sotto lo striscione del Padan Pride: “Io so’ nnormale, ma cce’ vvo’ rispetto anche ppe’ li…”. Ma in Vaticano circola già il titolo (non smentito nè confermato) della prima enciclica di Papa Benedetto Zedigezimo, la “De obscena coniunctione”.

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Attenzione. Fra tutte le crisi politiche italiane, questa è la prima in cui sia entrato pesantemente l’elemento “etnico”. All’interno della coalizione di governo, infatti, lo scontro nord/sud è stato in realtà prevalente rispetto a qualsiasi altro. Se fossimo jugoslavi, questo sarebbe esattamente il momento in cui – nel regime al governo – il partito comunista comincia a dividersi fra comunisti serbi e comunisti croati.

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Rimpasto 1. Mussolini e Marrazzo trombano Storace. Storace resta senza poltrona. Storace ora ha una poltrona. Fini, in cambio di quella poltrona, ingoia Tremonti. Avrebbe ingoiato anche Bin Laden, se gliel’avessero chiesto.
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Rimpasto 2. Il segretario della sezione di An di Calascibetta (Enna) è rimasto fuori dal governo. Una vicepresidenza, un viceministero, un sottosegretariato… “A tutti gli autri sì e a mmia no!”
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Rimpasto 3. Caldoro, del nuovo Psi, è senza portafoglio: attenti ai vostri.
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Rimpasto 4. Buttiglione al Sant’Uffizio, Castelli alla Sgiustizia, Siniscalco ai Debiti, Martino alla difesa di Bush, Landolfi alla Propaganda, Calderoli alla Disgregazione, alle regioni – pleonasticamente – la Loggia e Lunardi agli Affari Sui. “Lo giurate?”. “Lo giuro!”.

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Stupefacente. Miccichè ministro!

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Intanto. Fiat, crollo in borsa. Le azioni scendono di oltre il quattro per cento.

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Intanto. Accordo fra le tre principali industrie farmaceutiche (fra cui Glaxo-Smith-Kline, Pharmacia & Upjohn, Roche e Astrazeneca Esoform, Pierrel, Asta Medica e Brau) per spartirsi il mercato dei medicinali nelle Asl delle diciannove maggiori città d’Italia. Indagini della Guardia di Finanza, inchiesta dell’Antitrust, silenzio del governo, a bassa voce sui giornali.

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Censura 1. “Molte scuole, nessuna chiesa”. E’ lo spot della Chiesa valdese sull’otto per mille, e vuol sottolineare che i fondi raccolti dai valdesi non vengono utilizzati per fini “di parte” ma solo per solidarietà “neutrale”. Doveva andare in onda alla Rai, ma la Rai si è rifiutata di trasmetterlo. Perché? Perché “la pubblicità non deve esprimere o comunque contenere valutazioni o apprezzamenti su problemi aventi natura o implicazioni di carattere ideologico, religioso, politico, sindacale o giudiziario”.

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Censura 2. Il film “Mare nostrum”, sulle sevizie nel Centro di permanenza temporanea di Lecce “Regina pacis”. Il centro era gestito da don Cesare Lodeserto, poi arrestato, con la supervisione di monsignor Ruppi, vescovo di Lecce. Il film non è stato mandato in onda da nessuna tv.

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Censori. “Complimenti! Lei ha vinto trecentocinquantamila euro, quasi settecento milioni del vecchio conio!”. Beh, ci vuole culo per vincere una cifra così alla Rai, specialmente quando uno non ha nemmeno partecipato al quiz ma si è limitato, da buon direttore generale Rai in epoca post-liberale, a tenere una parte anatomica su una poltrona e occasionalmente stringere qua e là qualche bavaglio. Complimenti, dottor Cattaneo: il premio, a modo suo, se l’è meritato.

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Poli. Il terzo è già attivo a Venezia, dove ha vinto il candidato Dc che sta già trattando con esponenti di An per una qualche forma di appoggio, almeno individuale, alla sua giunta. L’opposto di Vendola, insomma. Sono le due opzioni politiche – entrambe possibili e realistiche – fra cui si muoverà il centro-sinistra, dopo Berlusconi.

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Forza Speranza. Fra tanti papi e ministri, nella città calabrese di Lamezia Terme hanno eletto anche il sindaco. Si chiama Gianni Speranza ed è di sinistra. Prima, il comune (dove di solito vinceva a mani basse la destra) era stato sciolto due volte per mafia e per rapporti fra amministratori e ndrangheta. In campagna elettorale il nuovo sindaco aveva attaccato duramente le cosche “Non voglio i vostri voti! Voglio solo voti onesti!”. I cittadini l’hanno votato e la ndrangheta, appena eletto, gli ha dato il benvenuto con un bidone incendiario al municipio, in pieno giorno. Lui va avanti.

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Torino. Contestata all’università una lezione del seminario “Nascita del conflitto israelo-palestinese e future prospettive di pace nel dopo-Arafat”. Alla lezione doveva intervenire, in qualità di esperto, anche un israeliano. Una contestazione durissima, che si è materializzata – secondo la professoressa responsabile del corso – non solo in slogan ma anche in tentativi di scontro fisico e lancio di razzi.
“Vengo giudicata di parte – scrive la docente – per il fatto che le mie ricerche e le mie pubblicazioni si occupano di Israele. Ma in aula ho portato una “rabbina” riformata (la prima donna rabbina in Italia) e il ministro Cohen. Porter, il dott. Safran Ansalem Mansour (giordano) e Luca Vergano (giovane musicista pacifista). Tutti i mercoledì coordino, con la collaborazione di un giovane islamico di madrelingua araba, un gruppo di studio sulla geografia palestinese con testi redatti e pubblicati a Gaza”.
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Non conosco la professoressa in questione, né sono stato presente all’episodio. Esso però mi è stato attendibilmente riferito da un lettore – e compagno – ebreo, che lo considera un segnale di risorgenza antisemita. Io che non sono ebreo (e dunque su questo punto rischio di meno) ritengo che si tratti di un “comune” episodio d’intolleranza. Ma dovremmo riflettere molto sul fatto che in Italia, nel 2005, si debba discutere ancora di queste cose. Io esprimo la mia solidarietà alla professoressa di Torino.

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Washington. Torture di Abu Ghraib: l’esercito americano, dopo un’approfondita inchiesta, ha scagionato l’esercito americano da ogni accusa. Il generale non lo sapeva, chiedetelo al colonnello. Il colonnello non era al corrente, è colpa del maggiore. Il maggiore casca dalle nuvole: sarà un’iniziativa del capitano. “Tenente! E’ stato lei a ordinare le torture?”. Il tenente no, il sottotenente nemmeno, alla fine tutto si risolse con un cicchetto al caporale

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Selvaggi. Botswana: progetto di legge governativo contro l’articolo della costituzione che protegge i diritti dei Boscimani. Questi ultimi, in base ad esso, avevano intrapreso un’azione legale contro il governo. Paraguay: Respinta una proposta di legge per proteggere gli ultimi indios sub-amazzonici dall’espansione degli allevatori di bestiame. Indonesia: due uomini e un bambino uccisi dagli attacchi dei militari contro villaggi tribali in Papuasia. Malesia: protesta di sedici capitribù contro l’insediamento nelterritorio dei Penan della Samling Plywood, una famosa compagnia di disboscamento.
Bookmark: survival-international.org/it

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Malesia. Terminata la vertenza dei dipendenti del Ministero della Giustizia addetti alle fustigazioni e impiccagioni. Concesse dal governo l’aumento dell’indennità d’impiccagione (da 300 a 490 ringgits, circa euri) e la perequazione (da 3 a 10 ringgits a frustata) per l’irrogazione delle pene corporali. Vivamente interessati, all’estero, Speroni e Castelli.

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America. La foto della bambina di cinque anni ammanettata, e mostrata in tv, per aver “creato disordine” a scuola. E la foto della nuova presidentessa della National Rifle Association, acclamata al canto di “Remember Alamo” (“Uccidiamoli! Uccidiamo chi ruba le auto! Uccidiamo i ladri! Basta coi processi, le scarcerazioni! I want them dead!”). L’America ha invaso l’Afganistan, ma forse anche l’Afganistan ha invaso un po’ l’America.

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Memoria. Sul sito del Centro Impastato c’è il programma delle iniziative del 7-9 maggio a Cinisi, dedicate a Felicia e Peppino, e il programma del convegno del 21-22 maggio, a Baida (Palermo): “Superare il sistema mafioso. Il contributo della nonviolenza”.
Bookmark: www.centroimpastato.it
Info: csdgi@tin.it

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Diego wrote:
< Proseguendo il discorso di Carmine, oltre ad aver benedetto Pinochet, Wojtyla ha anche sulla coscienza milioni di africani malati di AIDS che l’hanno ascoltato e hanno fatto l’amore senza preservativo. Se questo vuol dire essere Santi, preferisco morire dannato >

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teodoro wrote:
< visto che paragoni l’italia a cuba, allora spero tanto che tu possa diventare al più presto cittadino caraibico, ovviamente sotto il regime castrista e con gli stessi diritti degli isolani. Io, purtroppo, tendo ad accontentarmi, quindi mi tengo berlusconi, tanto a volere fidel o abu mazen, siete già in molti… >

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Tommaso wrote:
< A proposito di Luttwark: ma la legge Bossi – Fini sull’immigrazione non si potrebbe applicare, nei suoi confronti? In fondo per essere extracomunitario lo è; di sicuro non è nel nostro paese per lavorare onestamente, visto che non risulta che abbia un’occupazione seria; inoltre non è ben chiaro da dove tragga il proprio sostentamento economico… potrebbe anche essere uno spacciatore… Facciamogli passare un paio di settimane in un Centro di Accoglienza” tipo quello di Corso Brunelleschi a Torino e poi lo accompagnamo all’aereoporto più vicino con un biglietto di sola andata per il suo paese >

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N.I. scrive:
< Da frequentatore del Barbiere della Sera ho avuto modo di seguire la discussione che si è sviluppata intorno all’articolo di Lombezzi e, pur con la grande stima che ho per R., mi pare che il suo giudizio sia un po’ troppo tranchant. Le opinioni espresse da Lapis (con le quali sono in totale disaccordo) erano quelle di un solo commentatore contro tutti e le repliche da parte degli altri sono state piuttosto dure. Il Barbiere da parte sua si è limitato a dare risalto al pezzo pubblicandolo, giustamente, in home page. Riguardo poi al Bds che non è più quello di una volta è un altro discorso, ma, temo, sarebbe un discorso lungo >

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Auteur wrote:
< Volevo ricordare allo smemorato O. che l’obelisco di Axum è stato trattenuto ladronescamente per ben sette anni anche da ulivisti margheritine verdi e comunisti, e solo dopo l’elezione di quel fasista del Berlusca è stata fatta giustizia restituendo l’obelisco ai suoi legittimi proprietari. Si consiglia l’uso quotidiano di Psycoton pare faccia miracoli per chi ha la memoria debole >

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mimmolombezzi@fastwebnet.it wrote:
< La “Casa delle Ambiguità”, cioè l’Ulivo, è già riuscita a dividersi persino su un percorso breve come quello che separa il Parlamento dal Colle e c’è da scommettere che da qui alle politiche “Troppo Bello” Rutelli, il Parolaio Rosso e “Arrogant-parfum-pour-homme” D’Alema riusciranno a esprimere un tale vocazione alla rissa e all’autofagia da vanificare a suon di scazzi il risultato delle amministrative. Può darsi anche però che la “Caserma delle libertà” esploda, schiacciata dai conflitti di interesse della Lega, dell’Udc e di An. In ogni caso sarebbe interessante progettare sin da ora – alla Biennale? – un “Museo della seconda repubblica” dedicato soprattutto al pubblico straniero.
Un grande parco – a metà fra fra Cattelan e De Chirico – che raccolga la straordinaria collezione di oggetti simbolici prodotta da questo periodo: il “kit del presidente”, l’ampolla del Dio Po, il Triciclo, la cravatta tricolore, il timone di D’Alema, la scrivania di ciliegio di Vespa, la lampada abbronzante di Rutelli, la bici di Prodi, il capestro della Lega sventolato in parlamento, il tartùr-carrarmato dell’assalto al campanile di Venezia, il portaocchiali-prepuzio di Bertinotti, le pinze del lifting di Berlusconi, i capelli shock della Pivetti, le pallottole di Bossi, le mise osé della Mussolini e per finire la Bandana… >

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Giovanni wrote:
< Per un credente, che Cristo sia la Verità, la Verita che rende liberi (com’è scritto nel Vangelo di Giovanni), è fuori discussione. In discussione è il significato preciso di tale affermazione. La Verità che rende liberi è la verità dell’amore, della caritas. Il Dio di Gesù Cristo si manifesta come la sola verità che, nel corso del tempo, non può subire alcun logoramento – perché non è un enunciato scientifico bensì un appello pratico: amatevi come io vi ho amato, tutto il resto è vanità. Questo Dio per fortuna è ancora in circolazione. Chiamato o non chiamato, sta maturando nel cuore degli uomini e si rivela laddove c’è dia-logo, incontri di discorsi, di interpretazioni che scaturiscono dall’interiorità e che cercano evidenze etiche e regole comuni (sempre storiche, sempre mobili). Con questa convinzione non mi rassegno a credere che il relativismo sia la fine del cristianesimo, penso addirittura che si possa affrontare lieti e fiduciosi questo nostro tempo liquido e post-metafisico. Quindi Ratzinger non l’avrei votato. Ora che è Benedetto XVI l’ascolterò attentamente (l’uomo è autentico, colto, brillante, scrive benissimo) ma continuerò a tifare affinché arrivi presto il turno per il mio preferito: papa Francesco >

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Libero. Si chiama Libero ed è nato ora, tre giorni prima del giorno della Liberazione e mentre la primavera avanzando lascia già intravvedere il ritorno della libertà. Che viva fortunato e felice, che i buoni gli siano amici e i prepotenti ne abbiano paura.

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30 aprile 1982.
Simonide<sikelianoi@eleutheros.el> wrote:

< Dei morti alle Termopili la sorte
è bella e fortunato fu il destino,
un altare è la tomba ed il ricordo
non un lamento ma di lotta un canto.

A questa veste funebre nè il tempo
nè l’abbandono toglieran splendore:
vive in questo sepolcro e gli è compagno
l’onore di Sicilia. Così attesta

Pio, capo comunista. Lo conferma
Rosario che con lui cadde lottando >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)