San Libero – 257

16 novembre 2004 n. 257

________________________________________

“Giornale radio. Il Duce ha disposto oggi le dimissioni del capo dell’Informazione Popolare. Il camerata Mentana, destinato ad altro incarico nel Ministero, ha accolto la decisione del Duce con spirito patriottico e virile disciplina. E’ tutto per oggi, andrà ora in onda il varietà Perché molti culattoni sono anche ebrei. Gentili ascoltatori, buona sera”.
* * *
Anche il fascismo, in fondo, era “normale”. La gente difatti ci si era abituata. Dei pazzi nessuno parlava più, i dissenzienti – non pochi – venivano discretamente controllati. C’erano gerarchi cattivi e gerarchi buoni, il fanatico Farinacci (un Larussa in camicia nera) e il pensoso Bottai, il cupo Bocchini e l’allegro Ciano. C’erano un sacco di gerarchi idioti, che non servivano a niente ma venivano buoni nelle barzellette (Starace, Bondi) che erano numerosissime, e tollerate. Infine, simpatico e lontano, c’era Lui. “Ah, se lo sapesse il duce!”. “Fanno quello che vogliono, non gli dicono niente!”. “Però hai visto com’è invecchiato?”.
Anche nelle redazioni, naturalmente, le cose erano “normali”. C’era il direttore cretino, che pretendeva il saluto romano, e c’era – molto più diffuso – il direttore perbene. “Vabbe’, ragazzi, in prima mettiamo il discorso, una bella foto mi raccomando… Il fondo lo fa il ministro, voialtri non ci pensate…”. Prime pagine orribili, ministeriali, ma cronache (esclusi gli argomenti vietati: Fiat, omicidi, scioperi ed ebrei) da cui stando molto attenti si poteva capire qualcosa, magari il possibile coinvolgimento di qualche gerarca periferico in qualche intrallazzo bancario di serie B. Sugli esteri non si lavorava affatto, li mandava praticamente già pronti il ministero. “Il bolscevismo che minaccia…”,”La fedeltà all’alleato…”. Dei gas in Abissinia nessuno sapeva niente.
Molti di quei colleghi, da giovani, erano stati giolittiani o socialisti. Adesso erano i più allineati e coperti, perché non si ritenevano mai perdonati abbastanza. Te li levavi dattorno offrendogli una sigaretta e poi salutandoli con un pigro mezzo-saluto romano. In complesso, non si stava male. E difatti non era una tirannia, era un regime.
* * *
Mentana, fra i gerarchi fascisti, sarebbe stato sicuramente un amico di Ciano. Nemico della retorica, dignitoso, rarissimamente (e mai al giornale) in camicia nera, tutto sommato abbastanza fiducioso nell’intuito del duce, borghesemente sprezzante verso le esagerazioni “estremiste”. Parlare di Matteotti? Ma è morto da dieci anni! Ma su Girolimoni, cronaca ampia e approfondita. Magari lasciando intuire che qualcosa di marcio c’è dietro. Non fosse stato così perbene, sarebbe stato un frondista. Ma quella è una carriera diversa, da Malaparte o da Ferrara. Di personaggi così sono pieni i libri di Brancati.
“Il Duce ha accettato le dimissioni del camerata Montana…”, ed è stato anche così magnanimo da lasciarlo sfogare. “E’ stata una scelta politica, ubbidisco ma non mi piace…”. Un dignitoso malcontento insomma, ma leale e disciplinato (e premiato con altro incarico più gratifica di nove milioni di lire del ’36).
Al giornale, al posto del direttore “avvicendato” (termine tecnico) arriva quello nuovo, che è un ex socialista, ex sindacalista, volontario fiumano, marcia su Roma: ha una camicia nera nuova fiammante e risponde con un virile saluto romano al saluto romano, sull’ingresso, del portiere. “Finarmente ce ne hanno mandato uno come dico io… – si commuove il portinaio, vecchio squadrista – Altro che quer fighetto co’ la cravatta e er lei…”. Fuori pioviggina. Le notizie di oggi: “Fermato uno speculatore dalla milizia al mercatino rionale; vendeva dei Cd contraffatti”. “Entusiastica accoglienza del plenipotenziario del Duce…”. “Investito da un tram a Primavalle, è grave…”. “Milioni d’italiani, approfittando delle favorevoli condizioni atmosferiche…”. “Vincita milionaria alla Sisal…”. Normale.
* * *
Anche a quei tempi c’è stato un momento così. Quello in cui si cacciavano i moderati e i “borghesi” e al loro posto arrivavano quelli della prima ora. Divisa a posto, scattanti, ansiosi di dimostrarsi duri e puri. Ma non era un buon sintomo: si trattava semplicemente di stringere la cinghia e i ranghi per la tempesta che s’avvicinava, venendo dal grande mondo fuori dalle mura. Mentana era il gerarca del ’36, scettico, sicuro di sè, vincente. Rossella invece è il primo dei gerarchi di Salò. Cupo, assediato da tutti, coi tedeschi sul collo e un duce ormai rimbambito a cui rendere conto.

________________________________________

A calare. Chiesti solo otto anni di carcere per il signor B. Il pubblico ministero Bolcassini ha infatti deciso di ritenerlo responsabile solo di corruzione semplice (Sme) e non anche di corruzione in atti giudiziari. Di questo passo finisce che invece di mandarlo in galera lo fanno presidente del Consiglio.

________________________________________

“Va bene, cacciatemi pure. Vuol dire che me ne andrò per le strade di Russia, chiedendo un pezzo di pane ai contadini. A me non lo negheranno. Sanno perché sono stato cacciato. Ma a voi… “. Nikita Krusciov aveva ancora un anno di vita quando disse queste parole. Era stato uno dei due massimi potenti del mondo. Quando America e Russia si affrontarono col dito sul bottone dei missili nucleari (la crisi di Cuba, anni Sessanta) fu lui il primo a tirarsi indietro. Il suo rivale, il giovane presidente americano, proclamò la vittoria dell’Occidente.
Al Politburò, poche sere dopo, in una grande sala del Cremlino Krusciov fu dunque messo sotto accusa. Avevano buoni motivi per detestarlo; lui era stato il primo a mettere in discussione i privilegi della nomenklatura, a denunciarne i delitti e – cautamente – ad aprire le porte al popolo, al disgelo. Uno dopo l’altro, i massimi esponenti della nomenklatura prendevano la parola. “Debolezza di fronte al nemico…”, “Troppa libertà!”, “Il ruolo dirigente del Partito!”. Lui li ascoltava distrattamente, ormai molto lontano. La guerra, i compagni rimasti là, i nazisti invincibili – “eppure li abbiamo battuti” -, i campi pieni di cadaveri e di neve , il suo paese. “E’ orribile, la guerra – pensava – Come fanno a non rendersi conto? Io che l’ho fatta…”.
“Va bene, compagni, passiamo ai voti” pronunciò, riscuotendolo, qualcuno. Mezz’ora dopo Nikita Sergeievic Krusciov, che era stato operaio a diciott’anni, soldato dell’armata rossa, commissario del popolo a Stalingrado e infine Segretario Generale del partito, non era più nessuno. Si alzò pesantemente: “C’è altro?” chiese. “Sì, compagno, pensiamo che ora devi lasciare anche la tua casa. E’ del partito”. E allora egli disse quelle parole. Le disse senza adirarsi, posatamente. E poi voltò le spalle e se ne uscì.
* * *
Queste cose avvenivano moltissimi anni fa, nel Novecento. L’orrore della guerra, dall’ultimo reduce ai presidenti e ai generali, era allora una caratteristica della razza umana. “Non so con che armi si farà la terza guerra mondiale – disse una volta Einstein – Ma so con che armi si farà la quarta. Con la clava”.
Quanti ne sono morti in Iraq? Centomila? E nell’assedio, adesso, quanti? Seicento? Quanti sotto le bombe, quanti con gli attentati? Quanti semiti, quanti ariani, quanti in Palestina, quanti in Israele? E chi lo sa. Non sono più i vecchi sopravvissuti a contarli, a piangere col cuore stretto per ciascuno di loro. Sono i giovani capibranco, i maschi adulti con la clava. Sorridono, mostrano i denti, guardano dritto in macchina mentre proclamano ancora che vinceranno. Il soldatino impaurito in prima linea al fronte, la donna che stringe forte il piccolo dentro la casa bombardata, il sarto che cerca gli occhiali fra le rovine della sua ex bottega – costoro non hanno più amici fra i potenti, perché coloro che votano ormai non hanno mai visto la guerra. Salvo che in televisione.
I pazzi brindano gioiosamente (i pazzi che sono in Israele da pochi anni, senza sapere nulla d’Israele) alla morte di Arafat o emettono proclami di rastrellamento dai monitor della Cnn o decidono che altri martiri siano spesi a maggior gloria di God/Allah, o come chiamano adesso i loro dei. Krusciov, con tutta la sua generazione, dorme sotto la neve.

________________________________________

Espropri proletari 1. Le principali banche italiane hanno espropriato ai loro poveri clienti (secondo Cassazione) sessantatrè miliardi di euri con interessi passivi trimestrali usurai e illegali. Misure straordinarie sono state disposte dalle Questure delle principali città italiane per prevenire il ripetersi di simili episodi. “D’ora in avanti, tolleranza zero – ha promesso il questore di Roma Achille Serra – Da questa settimana davanti a ogni banca stazioneranno degli appositi vigilanti, riconoscibili dall’apposita divisa, col compito di impedire ulteriori atti di appropriazione a danno dei cittadini. Le leggi vanno rispettate, tolleranza zero”.
Da oggi, dunque, possiamo sentirci tutti più tranquilli. Le rassicurante divise blu permetteranno anche alle vecchiette di passare tranquillamente davanti alle banche con la propria pensione nella borsetta. Il vigilante sta lì per questo, per impedire che la banca improvvisamente esca sul marciapiede e si metta a rapinare i passanti. Magari giustificandosi poi come “vittima della società dei consumi”.

________________________________________

Espropri proletari 2. Avevo appena finito di fare i Cd per i miei amici (niente, le mie storielle che vedete qui, tutta la collezione: roba scema, ma mia) quando improvvisamente suonano alla porta di casa. “Momento!”. Ma quello continua a suonare e a battere con impazienza dei colpi. “Arrivo!”. Non so se avevano già cominciato a tentare di sfondare la porta, fatto sta che appena apro vengo quasi travolto da due energumeni che si precipitano dentro e vedono i Cd sul tavolo e il masterizzatore. Uno dei due si precipita avidamente sui Cd e comincia a contarli, l’altro m’immobilizza e mi tira fuori il portafoglio. “Undici!” fa il primo marcantonio. Al che l’altro apre il (mio) portafoglio, tira fuori dei soldi, se li mette in tasca, mi restituisce con sprezzo il portafoglio e mi lascia andare. “Ma… ma io… Come vi permettete… Chiamo la polizia!”. “Siae – fa il primo dei due allontanandosi – Siamo della Siae”. “E non fare lo spiritoso – aggiunge il secondo – o è peggio per te. Sappiamo dove stai”. Sblam! Se ne sono andati. Eccheccazzo c’entro io con la Siae, mi chiedo. Comunque, meglio non correre rischi. Per stavolta non faro denuncia. E poi, a che servirebbe?

________________________________________

Espropri proletari 3. “Paga il governo!”. Tagliolini, risotti, merlot d’annata… Dieci primi e secondi, più antipasti e vini, fa più di mille euri: ma al posto dei clienti sul tavolo è rimasto solo il volantino. “Abbasso la borghesia, evviva l’espopriazione!”. Il cameriere, perplesso, raccoglie il volantino e porta al padrone. Apriti cielo! “Li hai lasciati andare! Imbecille! Come hai fatto a non accorgertene! Non lo sapevi che oggi qui a Venezia c’era tutto il pieno dei contestatori?”. “Ma io…”. “Niente se e niente ma! Non te ne sei accorto? Paghi tutto tu!”. E il povero cameriere resta là, col suo lavoro in pericolo e il conto di mille euri da pagare. Come si chiama il locale? L’Harry’s Bar di Cipriani. E il cameriere? Non lo sappiamo. Ma azzardiamo: Ugo Fantozzi.

________________________________________

Preghiera di una vecchia signora: “Dio, aiuta noi ricchi ché i poveri ci sono abituati”.

________________________________________

Napoli 1 < L’assenza è di tutti. Comprende tutti, anche quelli che se ne stanno beati a prendere l’aperitivo a piazza dei Martiri il sabato con due auto della polizia a garantire l’evento. Quelli che non hanno mai visto i ragazzini che fanno da sentinelle a Scampìa. Che manco ci sono mai passati anche solo in macchina in quei posti. Che non hanno mai percorso la strada che da Aversa porta alla periferia di Napoli, una delle tante strade che allacciano il potere camorristico cittadino con la provincia.
Arrivando da quella parte si attraversano dei veri e propri check point della camorra. Si sentono, vedono, le cucine, le atmosfere, che fanno da sfondo alla vita di quei ragazzi che poi finiscono a fare da guardiaterritorio ai boss. Ci si imbatte in questi cerberi ragazzini, apparentemente inoffensivi, traditi dallo sguardo, dagli atteggiamenti ma favoriti dalle scelte urbanistiche e architettoniche che hanno creato l’isolamento. I nodi di cemento sono diventati i punti di vista di un fortino del male. I luoghi bui, non visti sulla carta dei progetti, ottimi posti di vendita della droga.
Ci sono zone di Napoli che non hanno diritti, ci sono parti di città che vivono sospese, in balia del pericolo e con altre regole: quelle dei clan. Il resto sta bene e fa invidia. Sì, è vero la droga c’entra, come c’entra la voglia di affermarsi di andare a stare bene, la fame di soldi, la voglia di salire in cima, di uscire dalla periferia, ma dietro questa scalata c’è il vuoto.
È una catena del male. Per romperla basterebbe l’impegno dal basso. L’assedio sociale, non la repressione totale, l’apertura, lo scambio. Manca un investimento che punti a sovvertire le regole a cominciare da quelle urbanistiche, continuando con quelle di cultura, d’insegnamento. È lo stato che deve vincere la guerra del territorio ma lo deve fare con il suo linguaggio non con il loro. Assediare Scampìa, Piscinola, e le altre zone a rischio con incontri, libri, dibattiti, ogni giorno. Fare lì le presentazioni dei libri, le discussioni, prendere una volta non per il collo ma per le idee, estorcere il giusto diritto a vivere. Fare quel percorso della metropolitana al contrario. Creando la giusta domanda, la fretta, il bisogno di dare a quei luoghi i progetti promessi, gli spostamenti di università e di luoghi del sapere. Provando a spiegare a quelli che fumano e fanno la guardia alle strade, aspettando l’auto sbagliata, la moto avversa, l’uomo dell’altro clan, il poliziotto, che c’è un’altra possibilità > (m.ciriello)

________________________________________

Napoli 2. Eurostat. Giovani senza lavoro in Campania: 58 per cento.

________________________________________

Dibattito. “Un laico di provata fede…”.

________________________________________

Riappropriazioni. Torneranno alla Famiglia d’appartenenza i beni del boss Tano Badalamenti, quello che fece ammazzare Peppino Impastato. Essendo il mafioso morto prima del provvedimento definitivo di confisca, la Procura avrebbe dato parere favorevole alla restituzione di terreni e palazzi sotto sequestro.

________________________________________

Accanimento giudiziario. Un onorevole del partito di governo, in una telefonata con un esponente della malavita, s’è vantato di vari atti illegali fra cui vari assassini operati dai suoi gorilla. La telefonata è stata intercettata e registrata dalle forze dell’ordine, ed è attualmente all’indagine della Procura. Nessuna dichiarazione contro i magistrati è stata tuttavia rilasciata da palazzo Chigi, né alcuna intervista contro l'”accanimento giudiziario” è stata rilasciata dall’on.Fini. Ciò probabilmente è dovuto al fatto che l’episodio in questione è avvenuto in Brasile.

________________________________________

Terrorismo. Secondo Vladimir Ustiniv, procuratore generale della Russia, bisogna sequestrare i familiari dei terroristi più sospetti finché costoro non si arrendano. L’ha detto nella maniera più formale possibile, in una seduta solenne del parlamento russo.

________________________________________

Nudi alla meta. Londra. Proteste all’aeroporto di Heathrow contro cabine ai raggi X che dovrebbe individuare eventuali armi sui passeggeri. Questi ultimi, però, risultano nudi sui monitor della sicurezza. “Beh, però si vedono solo in bianco e nero”.

________________________________________

Telefono Azzurro. Si abbassa l’età dei disturbi alimentari. ”Per le ragazze la possibile insorgenza e’ scesa dai 14-16 anni agli 11-13. Nel 65 per cento dei casi si tratta di bulimia, nel 35 per cento di anoressia”.
________________________________________
Dal Vangelo secondo San B. “Gesù, quando vide che il cibo non bastava per tutti, non divise in pezzetti il pane per soddisfare tutti con poco, ma lo moltiplicò e distribuì per soddisfare i bisogni di tutti” (Giuseppe Vegas, sottosegretario all’economia, parlando delle misure fiscali di Berlusconi).

________________________________________

Ventisette. Il 44 per cento degli italiani, secondo l’Istat, ogni finemese ritiene di essere nei guai. L’anno scorso era il quaranta per cento.

________________________________________

Muri. Quello di Berlino cadde quindici anni fa ma, secondo un sondaggio di Bildwoche, il trentatré per cento dei tedeschi non ne è al corrente.

________________________________________

Cronaca. Roma. Sfrattata, con ufficiale giudiziario e polizia, una famiglia di sei persone di cui due con handicap fisici e una anziana.

________________________________________

Memoria. L’Associazione dei creativi pubblicitari (Adci) ha deciso di promuovere “i Venerdì di Enzo”. L’idea (di Marco Andolfato, socio di Enzo Baldoni) è di istituzionalizzare l’attenzione che il mondo della pubblicità dedica agli aspiranti creativi, nella memoria – ma soprattutto nello spirito – di Enzo Baldoni. Enzo dedicava agli “aspiranti creativi” i suoi venerdì pomeriggio: un impegno che affrontava con partecipazione, incoraggiando e indirizzando. Diversi direttori creativi di agenzie piccole e grandi si sono resi disponibili a tenere un posto libero nella loro agenda il venerdì pomeriggio come lui.
“Se sentite dentro di voi il germe della pubblicità, fin qui coltivata come segreta passione, e vi chiedete se ne avete anche la stoffa, troverete orecchie esperte disponibili ad ascoltarvi. Scriveteci, , raccontate in poche righe chi siete e cosa vorreste fare da grandi (copy o art), specificando anche dove vivete. Il Club smisterà le vostre richieste di appuntamento, e vi metterà in contatto con dei Soci qualificati. Attenzione: i Venerdì di Enzo non nascono per chi già lavora in pubblicità e vuole cambiare agenzia, ma per chi si chiede se potrebbe mai fare il creativo pubblicitario. Non mandate lavori né allegati. Mandate solo una email, e se pensate che sia utile il vostro curriculum. E’ una piccola idea, speriamo anche utile. A Enzo sarebbe piaciuta”.
Info: venerdi@adci.it

________________________________________

Memoria. < A settant’anni Letizia Battaglia, tra i più grandi fotografi che l’Italia abbia conosciuto nel dopoguerra, lascia Palermo. Va a Parigi per ricominciare ad esercitare un mestiere e uno sguardo che la Sicilia non le chiede più. E’ un atto di dolore civile. In dieci anni le hanno commissionato solo quattro lavori, con la sciatta superficialità che il nostro giornalismo rivolge ormai all’immagine e al racconto. A lei, anche a lei, il senatore Andreotti deve i suoi processi palermitani: tra le prove della sua amicizia con i mafiosi Salvo c’erano due scatti all’hotel Zagarella – acquisiti agli atti – che ritravevano i due potenti esattori in compagnia di Andreotti. Quegli scatti li aveva fatti Letizia Battaglia, negli anni di quotidiana avventura per le vie e i palazzi di Palermo con il giornale L’Ora. “Vent’anni dopo – riflette ora lei – Andreotti è osannato, premiato, riverito in Italia e nel mondo… E io? Anche se fotografo bambini su pelli di capra o fiori di campo, la firma di Letizia Battaglia non piace più a nessuno” > (cl.f.)
Bookmark: www.itacanews.it

________________________________________

T.P. wrote:
< Per la prima volta l’avvocato Ugo Colonna non ha potuto testimoniare al processo Lembo. Si trova in carcere per aver “minacciato” l’autorità giudiziaria. Sapete perché? Perché ha denunciato illegalità e ingiustizie (e collusioni di parte della magistratura) attraverso i media. Un “delitto di opinione” punito con il carcere. In tutta la storia del nostro bel paese, questo provvedimento è stato applicato soltanto 4 o 5 volte. Colonna, dal lontano 1997, fa esposti al Csm e alle autorità. E’ stato lui a denunciare il “verminaio” del caso Messina, la falsa gestione del collaboratore Sparacio e il malaffare dei palazzi. Ogni lunedì e ogni venerdì Colonna veniva qui a Catania (da Torino, dove si è dovuto trasferire con la famiglia per motivi di sicurezza), con la scorta al seguito, per deporre davanti ai giudici. Stavolta non ha potuto >
* * *
Le indagini calabresi su mafia e politica hanno finalmente portato alla luce intrallazzi tollerati da troppo tempo in quell’infelice regione: collusioni con politici di governo, rapporti con i mafiosi, pressioni “autorevoli” sui magistrati ecc. La solidarietà ai magistrati, specie nel momento in cui vengono pubblicamente aggrediti – sul tema specifico – dal vicepresidente del Consiglio in persona, è dunque doverosa.
Al’interno di questo quadro, molti militanti antimafiosi mafiosi di grande autorevolezza (fra cui Vendola) segnalano però il pericolo che alcuni degli inquirenti abbiano colto questa occasione anche per “togliersi dei sassolini” dalle scarpe, e in particolare i controlli cui la procura di Reggio (unitamente a quelle di Catania e Messina) era stata soggetta da parte dell’opinione pubblica più avvertita, dal “caso Catania” in poi. (r.o.)

________________________________________

snare83@libero.it wrote:
< Prima di tutto ciao, sono un ragazzo di soli 21 anni realista e libero nella testa da ideologie,siano esse di destra o di sinistra! Ho letto di quell’articolo su Krusciov mi ha molto colpito in senso negativo: è vero che Krusciov ripudiò a parole l’operato di Stalin giacchè nei primi momenti vi partecipò come generale in ucraina ed è altrettanto vero che non scese in guerra ma da qui a farne un articolo che lo dipinge come un “buono” credo sia esagerato! Krusciov infatti non solo ordinò stragi e repressioni contro chi ostentava appertenenza religiosa ma com’è noto almeno da esperti di storia anch’egli si macchiò di crimini contro l’umanità.
* * *
Krusciov non ripudiò a parole Stalin: fece un casino della madonna (il famoso Rapporto) che gli stalinisti non gli perdonarono mai. E’ vero che seguì Stalin (come commissario, non generale) alla guerra, ma era la guerra patriottica contro i nazisti e tutti i russi vi parteciparono con coraggio, comunisti e non. Non veniva – come Andropov e Putin – dal Kgb, nè l’ebbe mai in simpatia; neanche questo lo aiutò a restare al potere. Ebbe moltissimi limiti, non osò spingere le riforme fino in fondo e anch’egli fece le sue repressioni (infinitamente minori di quelle di Stalin, o anche di Bush o Putin), che anch’esse vanno messe nel conto. Nel complesso fu il più popolare fra i governanti sovietici del dopoguerra, e di gran lunga umanamente il migliore. Mi piace ricordarlo perché non è vero, in quel regime, che furono tutti disumani: ci furono figure che vanno distinte dalle altre, per pura giustizia, fermo restando il giudizio negativo sul “socialismo reale”. Più ancora, bisognerebbe ricordare quei comunisti (Dubcek, per dirne uno) che si batterono per il popolo, senza mai rinnegare il comunismo ma difendendo la democrazia. A loro è toccata una sorte molto amara, repressi dai “comunisti”, dimenticati dai “democratici”, senza riuscire a salvare il loro popolo nè dagli orrori del socialismo reale né da quelli del capitalismo selvaggio che ne ha preso il posto.

________________________________________

maurizio.pittau@tiscali.it wrote:
< Qualche anno fa, nel Michigan, un contabile afroamericano di 33 anni offrì uno dei suoi reni ad un pensionato bianco di 64 anni, in lista di attesa per un trapianto. Ciò che aveva messo in contatto tra loro i due soggetti così diversi, che altrimenti non avrebbero nulla da spartire, era il fatto di giocare insieme a bowling. In questo caso, la passione per il bowling ha legato le persone, al punto che da un divertimento comune è scaturito un gesto profondo di solidarietà e di senso civico. In America questo forte legame era tipico di molti club e associazioni, ma anche dei gruppi di amici che si ritrovano regolarmente a giocare a poker o tra i vicini che organizzano le grigliate. Nel nostro tempo si gioca sempre più a bowling da soli: in termini economici sta diminuendo il “capitale sociale” (l’insieme delle facoltà e delle risorse umane, in conoscenza, istruzione, informazione, capacità tecniche), una risorsa oggi minacciata dall’individualismo dopo che per un lungo periodo la gente si è distinta per un forte impegno comunitario. Le reti sociali sostengono le persone, non soltanto perché producono maggiori obblighi e controlli, ma anche perché orientano la gente alla reciprocità e alla fiducia; in altri termini, creano valori, norme e aspettative che rendono più coesa la vita collettiva >

________________________________________

Luciano Capitini wrote:
< A Palermo, un insegnante universitario, nonviolento, sta tenendo un corso a dei carabinieri sui metodi nonviolenti. All’inizio dell’anno aveva tenuto un simile stage alle guardie di finanza >

________________________________________

Andrea wrote:
< Io e mia moglie abbiamo registrato le due puntate sulla vita di Borsellino e ieri sera le abbiamo viste entrambe. Mi (e vi) chiedo se e quanto e a cosa questa produzione possa servire: sapendo che della storia di chi combatte la mafia (come di tante altre storie italiane) se ne parla poco o niente (di sicuro non nei libri di testo per la scuola, sulle TV di stato, …) Io sono nato nel 1970 e mi rendo conto che la storia contemporanea italiana (resistenza, BR, 77, e via dicendo) è un buco nero: lunga vita a San Libero, Indymedia, le “Asce di guerra” di Wu Ming e Ravagli e tutte quelle fonti di informazioni/acqua limpida e fresca nel mare inquinato (o ideologicamente depurato) dell’informazione nazionale >

________________________________________

Paolo G.wrote:
< “…le convenzioni di Bretton Woods (il dollaro come moneta di riferimento) ormai stanno in piedi solo per motivi politici e non economico-strutturali”. Tecnicamente, gli accordi di Bretton Woods sono morti nel 1971 (Nixon poteva più di garantire che i dollari in giro potevano essere scambiati con l’oro della Fed, e, tra parentesi, furono i francesi a scatenare il putiferio). Poi, da sempre tutti gli accordi monetari internazionali stanno in piedi, finchè ci riescono, per motivi politici e non economico-strutturali >

________________________________________

longoborina@libero.it wrote:
< Continua l’accanimento contro poveri e anziani. Stanno concedendo una breve proroga al 31 marzo 2005 per gli sfrattati appartenenti a queste categorie purchè dichiarino di voler accettare contratti a canone libero e di breve durata. Difficilmente i proprietari concederenno in locazione appartamenti a categorie considerate avanzi. Alcuni Tribunali accolgono ricorsi presentati dai proprietari per negare perfino il diritto minimo previsto dal decreto stesso. Esempio: secondo il G.E. di Roma “non è provato che” un invalido civile al cento per cento con accompagno (non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita con relativa certificazione della Asl) sia handicappato grave, in quanto serve un’ulteriore certificazione medica rilasciata dalla stessa Asl; e “per questi motivi” dispone la prosecuzione dello sfratto facendolo cadere dai benefici della sospensione.

________________________________________

Tito Gandini wrote:
< Su France 2 c’era un reportage su un signore che ha 108 anni e probabilmente è l’unico sopravvissuto della battaglia della Somme. Bisogna immaginarsela questa cosa, l’unico sopravvissuto di una guerra di milioni di persone. Una persona che ci unisce e non tanto per la vittoria sulla morte, ma per quella sulle generazioni: un sedicenne di oggi, un vecchio così, se lo potrà ricordare, lo potrà vedere e toccare. E magari ad andarci a parlare con questo vecchio, avrà in memoria, nella sua memoria di bambino, un ottuagenario poco meno che napoleonico. Stasera dirò a Ninni che ha 4 anni, di guardarlo bene quel vecchio e di ricordarselo. Di ricordarne il volto, gli occhi e le mani. Lei non capirà, ma non fa niente, io poi le ricorderò di questo vecchio, magari registrerò la trasmissione. E quando lei avrà 100 anni o anche qualcuno di meno voglio che si ricordi a sua volta di questo vecchio, in un processo di memoria, di tempo infinito, di storia viva da ricordare e spero che abbia nipoti cui tramandarla questa cosa. Siamo gente noi, e sono gente pure loro, i morti >

________________________________________

redrage@tin.it wrote:
“A questi senza Dio gliela faccio vedere io, chi comanda quì! ” Esordì così il macchinista del merci carico di rifiuti tossici, che transitava in quella tratta ferroviaria d’oltralpe. Dall’altro lato “Dai, aiutami,che se mi incateno, fermiamo il merci!”. Al contrario del gioco della sedia dove ognuno cerca di prendere l’ultimo posto: tutti si sono alzati e lui a divincolarsi con un “bastardo fermati! ” ancora in gola. Ma queste leggi dello stato, quanto sono vicine alla società civile? Anni luce e tutti coloro che crescono e si avviano sul percorso del risveglio notano questa profonda frattura e si pongono il classico dilemma del “che cosa faccio?” Mi rivolgo ai politici? E no, chi le ha approvate queste leggi, con una “sana e costruttiva” opposizione? Agli avvocati? Ma è inutile perchè i giudici applicano le leggi dello stato. Lo dico ai giornali? No, non si vende più la pubblicità e i gadgets delle preziosa collana geostoricasocionewage non in promozione… E allora? Manifesto, ci lascio la pelle possibilmente, perchè sembra che l’unica maniera di potere dimostrare il proprio dissenso sia rimasta questa >

________________________________________

Max wrote:
< Non condivido il 95 per cento di quello che scrivi, ma il bello è li, potersi confrontare: grande segno di democrazia perchè se fossimo tutti di destra o tutti di sinistra… addio democrazia >

________________________________________

patrizio.ta@libero.it wrote:
< Sono felice che si festeggino i cinque anni della Catena, così come sono felice che si festeggino, sempre i questi giorni, gli otto anni di Diario. Due realtà importanti per il mio cercare di essere informato. Diario lo seguo da sempre, la Catena purtroppo no; sono comunque felice di averti incontrato, e se è successo lo devo ad un caro amico che purtroppo non è più con noi. Si chiamava Enzo Baldoni. Buona fortuna, di cuore >

________________________________________

AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

< Quebec, è tornato il sole.
Vieni alla finestra
ora che il sole è tornato.
È l’ultimo suo bacio
e la notte è lunga >

* * *

< Cerco fra i poeti
la tua verde mano,
birantina
fluorescente
rovente.
E cerco fra i poeti
la ninna che nanna
forse la manna.
Ho un fragile bagliore
nascosto nei calzini:
Mercurio me lo vorrà rubare >

________________________________________

“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)