San Libero – 237

29 giugno 2004 n. 237

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Berlusdammerung. “Puffone! Farai la fine di Ceasescuuu!”. No, non farà la fine di Ceaucescu, povero signor B. Farà semplicemente la fine del banchiere di Ombre Rosse (ricordate? sulla diligenza per Abilene…) o, più modernamente, del signor Fujimori. Le cose andranno così: la procura di Ravanusa, improvvisamente, scoprirà una vecchia lettera del signor B. a don Vito Cascio-Ferro (“lei che è mafioso, mi dica, conviene fare una fabbrica di fichidindia in Sicilia”) e spiccherà mandato di cattura. La Camera all’unanimità (poiché a quel punto nessuno sarà mai stato amico del signor B.) gli toglierà l’immunità parlamentare e poche ore dopo un commissario, con tanto di fascia tricolore, si presenterà a Palazzo Chigi. “Montalbano sono… Sta qui un certo dottor Berlusconi Silvio?”. Ma naturalmente no, non sta più qui. E dov’è finito?
C’è un antico cunicolo segreto, di cui quasi nessuno è a conoscenza, che unisce Palazzo Chigi e Civitavecchia; fu fatto scavare da papa Borgia nel 1530 e serviva a garantire una via di fuga in caso di rivolta popolare, arrivo di Garzon o assedio dei lanzichenecchi. Sbocca presso una spiaggetta fuori mano, sul litorale tirrenico, dove una veloce galea era sempre tenuta pronta per la fuga. Adesso (Dell’Utri non tollera l’esistenza delle galee) è stata sostituita da un velocissimo motoscafo, che è quello su cui il signor B. (scortato da una fidatissima guardia del corpo coreana) è fuggito all’insaputa di tutti verso la Sardegna. Ed ecco a che cosa serviva la famosa villa: gli scogli davanti ad essa in realtà sono di acciaio al nichelcromo, si aprono con un comando elettronico e danno accesso a un rifugio supersegreto, dove il signor B. finalmente scende dal motoscafo mentre Montalbano, nello stesso momento, attracca all’altra estremità della villa con un gommone…

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La sinistra, in Italia, è più o meno al trentasei per cento. Sommata – nel centrosinistra – con parte dell’ex dc probabilmente supera il cinquanta per cento. All’interno della sinistra c’è un ventitrè per cento di Ds e un dodici per cento di partiti minori, in genere più radicali. All’interno del Ds, una componente non esattamente quantificabile (da un quarto a un terzo) è molto più a sinistra della segreteria del partito e si esprime nel cosiddetto “correntone”. Tenendo conto di tutto ciò, la situazione è la seguente:
1) il centrosinistra è più forte del centrodestra e nel giro di uno o due anni dovrebbe quindi andare al governo;
2) all’interno del centrosinistra la componente di sinistra è molto più forte di quella di centro;
3) all’interno della sinistra, le componenti moderate e radicali si equivalgono, con lieve prevalenza delle seconde.
Il punto 2 è abbastanza solido: la sinistra continuerà a prevalere nei prossimi anni dentro il centrosinistra, a meno di un ribaltone notevole (tutti gli ex dc insieme) che spacchi improvvisamente gli attuali due poli.
I punti 1 e 3 invece sono molto fragili, e dunque pesano meno di quel che potrebbero. La coalizione di centrodestra è più omogenea di quella di centrosinistra. All’interno della sinistra, la componente radicale è frammentata e dispersa mentre quella moderata è unita in un solo partito.
Sul piano elettorale, questo non cambia molto le cose. Probabilmente, anzi, alleati divisi prendono più voti di un blocco unito. Sul piano politico e dei contenuti cambia tutto. Il centrosinistra nel suo insieme dovrà governare col continuo pericolo di un improvviso collasso, e quindi non potrà spingersi troppo oltre. La sinistra radicale, cioè un quinto degli italiani, verrà tagliata fuori da ogni influenza reale sul governo. Il centrosinistra troverà un collante abbastanza forte (per esempio sul piano etico, che è quello su cui le due componenti sono più vicine) per restare unito anche al potere? La sinistra dei partitini riuscirà a comportarsi, almeno nelle occasioni principali, come un unico grosso partito? Oppure il collante del centrosinistra resterà solo la paura dei rampanti e la rivincita notabilare, mentre i partitini si ritaglieranno le loro nicchie e tireranno avanti?
E’ la terza volta che la sinistra radicale, in Italia, ha la possibilità di governare, o almeno di partecipare concretamente al governo. La prima, negli anni Venti, è rimasta divisa e ha vinto Mussolini. La seconda volta, a metà anni Settanta, è arrivata vicinissima ma – essendo divisa – non ce l’ha fatta. Adesso c’è una terza occasione, e tre volte in un secolo sono tante.
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E’ logico che un paesino del Sud, uno qualunque, riesca a tagliare in due l’Italia? Sì, è logico, poichè per due volte in un secolo non siamo riusciti a rimettere dentro la logica questo Paese. Il nord e il sud, da un punto di vista stradale e ferroviario, sono molto meno uniti di Austria e Veneto o Svizzera e Lombardia. Basta poco a tagliare. Lo smaltimento dei rifiuti al Sud, mancando lo Stato, è gestito in buona parte (col consenso dello Stato, del Nord, del Sud e di tutto il resto) da mafia e camorra; e funziona male. Perciò la gente è costretta periodicamente a ribellarsi, senza avere né la cultura nè la capacità della ribellione. Il Sud dal suo star male – scomparso il partito comunista, che era il suo principale legame col Nord – cerca di uscire gridando e urlando, tentando di scaricare almeno parte del suo dolore sul Nord.
Naturalmente non ne esce, e non ne uscirà mai così. Però questo processo si autoperpetua, in quanto consente a tutte le parti di recitare sempre lo stesso ruolo: il Sud piagnone, il Nord egoista, lo Stato pilatesco, la camorra vicaria, l’idea di diritti assente a sud di Gaeta e la stessa idea di rivolta tradotta in un fanciullesco e impotente rompere i vetri e pestare i piedi.
Per noi che siamo di sinistra, tutto ciò va molto bene. La colpa è dello Stato, di Berlusconi, della camorra, del Nord, del Sud: un ampio ventaglio di nemici contro cui protestare. Purtroppo, fra due anni al massimo, saremo chiamati non più a protestare contro gli errori degli altri, ma a decidere noi stessi che cosa bisogna fare. Potremo delegar la faccenda a D’Alema e Prodi, che hanno la cravatta e possono a loro volta essere contestati, ma questo vorrebbe dire perpetuare l’adolescenza. Eterna tentazione delle generazioni.

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Notizia vecchia (ma mai uscita in Italia). Novembre 2001. Los Angeles. Si è dichiarato colpevole Florio Fiorini, braccio destro del faccendiere siciliano Giancarlo Parretti, da molti considerato colui che cercò di prendere il posto di Sindona. Dopo una brillante carriera di editore in Italia e inSpagna, comiciò a perdere colpi quando le autorità francesi s’insospettirono – a differenza delle italiane – dei suoi ingenti mezzi finanziari e delle sue frequentazioni. A fine anni Novanta si trasferì in America e là, a colpi di milioni di dollari di cui nessuno riuscì mai a spiegare la proveienza, s’impossessò della Metro Goldwin Mayer, dopo una furibonda scalata che mise in allarme il mondo della finanza americana. Alla fine fu incriminato per un buco di molti milioni di dollari nelle casse della Mgm; ma per diverso tempo i film della mayor furono prodotti da lui. Don Corleone, alla fine del “Padrino”, dà un saggio consiglio agli eredi: riciclate tutto e investitelo nell’industria del cinema e delle comunicazioni. Là i soldi girano, e i controlli sono pochi.
Nel caso di Parretti, gli fu fatale la gelosia dei grossi finanzieri “wasp”: non gli passarono liscia l’intrusione nel loro salotto buono (in America ai salotti buoni ci tengono). E fine della storia. A tutt’oggi però nessuno sa esattamente che fine abbiano fatto i soldi gestiti dal banchiere della mafia, Sindona. Era arrivato a controllare una delle più importanti banche d’Italia, l’Ambrosiano di Calvi, a fare affari con la Ior del Vaticano e, nel momento del bisogno, a farsi firmare garanzie scritte da Giulio Andreotti in persona. I suoi segreti, che peraltro sono pubblici, sono – come si dice in questi casi – morti con lui.

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Spazio. Trans Orbital Incorporated, fondata nel 1998 a La Jolla, Ca., è stata autorizzata nel 2002 a “esplorare, fotografare e atterrare sul suolo lunare”. Il suo TrailBlazer, dotato di videocamere ad alta definizione, è stato lanciato dalla base di Baikonur (Kazakistan) nell’agosto 2003. Non so cosa sia successo dopo. L’oggetto sociale di TransOrbital comunque è di “sfruttare commercialmente le esplorazioni spaziali”. Nel 1979 le Nazioni Unite (“U.N. Moon Treaty”) avevano solennemente dichiarato la Luna patrimonio comune dell’umanità, sfruttabile solo per fini d’interesse collettivo e sociale. Nè gli Stati Uniti nè l’Unione Sovietica aderirono al trattato, che rimase lettera morta. Gli scienziati temevano che questo avrebbe portato a una militarizzazione dello spazio. La militarizzazione c’è stata, e ora comincia la privatizzazione.
La settimana scorsa è stato lanciato in sub-orbita il primo mezzo progettato e costruito per fini turistici da privati, lo SpaceShipOne. Un tizio, che aveva abbastanza soldi per farlo, è stato per qualche minuto a zero G, e questo più o meno è stato tutto. Come se Cristoforo Colombo fosse servito principalmente a permettere delle crociere Costa alle Bermude. Particolare interessante, il principale finanziatore era Paul Allen, che in tempi meno sfatti era stato il cofondatore di Microsoft con Gates. Microsoft sopravvive oggi più che altro come residuo parassitario d’altri tempi, e i suoi Vip non hanno di meglio da fare che giocare ai gentiluomini eccentrici in mongolfiera. E’ quasi una parabola, non nel senso evangelico ma proprio graficamente, col vecchio capitalismo tecnologico che, avendo superato il suo apice, ora tende velocemente verso il basso. Il Sessantotto era stato, fra le altre cose, l’anno della Luna. Adesso, il meglio che può capitare al povero satellite è di essere usato come McDonald per Vip.

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Bestie. In Piemonte ucciso un Lupo controllato via satellite dagli studiosi ambientali. Si pensa a una vendetta di pastori. In Australia, trecento miglia al largo di Perth, avvistata una misteriosa Balena Bianca. In Francia caccia all’ennesima Pantera, segnalata fuori Marsiglia sulle Calanques; gli scettici vogliono che sia semplicemente un grosso gatto.

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America. Carote, verdura cruda, poca pasta, niente carne e molta frutta. Non è una dieta qualunque: è quella prescritta direttamente da Nostro Signore ai suoi primi pazienti, Adamo ed Eva, quando abitavano ancora in quel residence dalla parte dell’Eufrate. L’autore è Father Malkmus, pastore di una delle tante sette integraliste che hanno sostituito i cristiani nell’America rinnovata. Il reverendo, naturalmente, è californiano. “Il Signore ci ha dato tutto quello di cui avevamo bisogno nel giardino dell’Eden: il resto, o non serve o fa danno”. “Bible Diet, l’unica dieta prescritta direttamente da Dio ai tempi della Creazione”.

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Vota Grande Fratello. Dal Grande Fratello australiano stavolta non usciranno velini e modelle ma direttamente diciotto senatori. Saranno selezionati attraverso dure prove (in diretta) e saranno alla fine presentati alle elezioni: campagna elettorale finanziata dal network, uno spazio ad alto share garantito ogni giorno dalla tv.

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Nell’internet sono in maggioranza le donne, almeno in America e almeno da cinque anni. La percentuale delle navigatrici Usa è attorno al cinquantuno per cento, più o meno la stessa della popolazione femminile Usa. Cinque anni fa, non toccava il trenta per cento. L’ultima volta che le donne sono state così al centro di una tecnologia eravamo nel duemila avanti Cristo e la tecnologia era la fase iniziale dell’agricoltura.
Un periodo complessivamente non male, bisogna dire. Non c’era la mucca pazza (stavamo appena cercando di convincerla a dare un pò di latte). Non c’era l’inquinamento. Non c’era razzismo (tutti onesti neolitici, senza problemi). Non spendevi mezzo stipendio ogni mese per una casa. Non c’era l’Aids e non c’erano neanche religioni e papi: facevi l’amore tranquillamente, quando ti piaceva e come ti piaceva. Una pacchia, insomma. Beh, che non ci fossero religioni non è estto: in realtà la gente credeva vagamente a qualcosa come una specie di Grande Mamma, ma però senza inferni e senza divieti sessuali, che ognuno s’immaginava a modo suo. Tutte le divinità femminili successive, e in senso lato tutti i personaggi “divinizzati” di sesso femminile (Afrodite, Giunone, la Madonna, e in un certo senso anche Madonna) sono molto più simpatiche dei loro corrispondenti maschili; ci sarebbe moltissimo da riflettere sul perché, nei momenti di stabilità sociale e dunque di autosicurezza diffusa, le attrici con grandi tette sono le più venerate. Quasi una pacchia, insomma.
A un certo punto, purtroppo, per una serie di fattori che ora non è il caso di approfondire, le donne hanno perso il controllo della tecnologia. A un certo punto si sono cominciati a vedere in giro dei tizi strani con dei modi di vivere e di pensare decisamente nuovi. Li riconoscevi principalmente dal fanatismo dell’efficienza: qualità totale. Per raggiungerla, s’erano organizzati in modo tale che ognuno faceva sempre una cosa e solo quella (cacciatore, contadino, guerriero, pierre) e c’era un rudimentale management che serviva, secondo loro, a far funzionare perfettamente e senza intoppi la produzione. Full immersion: se fai il contadino o il guerriero, non devi dimenticare il tuo lavoro neanche per un istante: perciò ti diamo una ideologia (o una religione) adatta al tuo mestiere, ti gestiamo noi il tempo libero, ti prepariamo i modelli a cui uniformarti. La televisione, dobbiamo ancora inventarla: ma il resto, c’è quasi tutto.
Nella valle felice della Grande Mamma arrivano così gli dei del nuovo mondo maschile. Ce n’è uno a cui devi pagare la tassa (beh, non direttamente a lui: c’è un sacerdote) prima di andare a cacciare il mammuth, sennò di mammuth non ne prendi; uno che ti fa diventare cieco se ti fai le seghe; uno che decide con chi eventualmente e quando puoi fare l’amore (se controlli questo di un essere umano, controlli tutto); uno che ti spiega perché devi fare quello che dicono il capotribù e lo stregone; e uno che alla fine ti fulmina se non lo fai. E le donne? Zitte e a casa, e ignoranti: uno dei meccanismi principali della società arrivata ora è quello di tenere le donne lontane dalle tecnologie, se no si montano la testa.
Così, per moltissimo tempo (diciamo dall’arrivo degli indoeuropei fino a quindici giorni fa, con quella faccenda dell’internet) il mondo delle donne – e degli uomini – diventa un mondo molto palloso. Uno che comanda, uno che sorveglia e uno che lavora: un mondo così organizzato non può essere molto divertente, e difatti chi si diverte – per tutto questo tempo – tende almeno un pochino a essere “peccatore” (altro concetto tipicamente maschile); la storia del mondo moderno è per l’appunto la continua lotta per evitare il più possibile di finire all’inferno (soprattutto negli inferni diciamo così terreni) ogni volta che si fa qualcosa di divertente. Una donna che non è d’accordo con tutto questo è senz’altro una bottana (al mio paese ancora trent’anni fa le bottane, cioè le donne che amavano un uomo che non fosse il marito, potevano essere uccise liberamente). Una donna che sa qualcosa di tecnologia (per esempio come si fa a curare la febbre nel medioevo) invece è una strega, e anche lei fino a non molto tempo fa poteva essere uccisa liberamente. Così il mondo è andato avanti tranquillamente per un sacco di tempo senza donne. Lo sport principale, in tutto questo tempo, è rimasto sempre il vecchio “vediamo-chi-è-il-capobranco” di cui sono fatti la maggior parte (rissa con coltellate fra tifosi, bombardamenti con bombe chissà perché intelligenti, e così via) dei telegiornali.
Bene, adesso fra un paio di (anni? secoli? decenni? Mettete una crocetta accanto a quello che vi sembra più probabile) cosi tutto questo dovrebbe finire. Le donne hanno rimesso le mani sulla tecnologia fondamentale del mondo, e qualcosa ne dovrebbe venire fuori, prima o poi. Mi auguro vivamente che non aboliscano (almeno non del tutto) i siti porno; per il resto, aspetto con curiosità e impazienza di vedere che cosa saranno capaci di fare.

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Francesco wrote:
< Volevo correggere una tua piccola imprecisione: il gravissimo pestaggio effettuato dai poliziotti a Napoli non è avvenuto un anno prima, ma quattro mesi prima di Genova, cioè nel marzo 2001 >

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Nando dalla Chiesa wrote (al Corriere, che non ha pubblicato):
< Caro Mieli,
ho provato amarezza, amarezza vera, nel vedere le poche righe con cui il “Corriere” ha dato notizia della morte di Tom Benetollo, il presidente dell’Arci. Per molte ragioni. Una di riconoscenza per l’uomo, impegnato senza interruzione per quasi trent’anni sulla grande frontiera della pace, e per quindici in una vitalissima funzione di guida per centinaia di migliaia di persone. Un impegno per la pace totalmente non violento: intelligente, generoso, mai ideologico, faticoso (una fatica di cui alla fine Tom è morto…), speso tra Bosnia, Iraq, Palestina, Israele, Cuba, Sahara e ovunque ve ne fosse bisogno, in una sequenza incessante di iniziative, anche rischiose. Una seconda ragione riguarda il ruolo totalmente minore che in controluce viene assegnato alla società civile. L’Arci è la più grande organizzazione di volontariato laico del paese, e conta molti più iscritti di ogni partito politico, anche grazie al lavoro e alle scelte di Benetollo. Posso pensare che qualunque esponente di partito appena conosciuto avrebbe ottenuto maggiori attenzioni, nella notizia, nel ricordo, nel giorno dei funerali? La terza ragione, e qui mi fermo, è che c’è davvero un abisso tra il sentimento di smarrimento e di dolore che ha attraversato un’intera, larga fascia di opinione pubblica e quel minuscolo spazio di giornale (che non ha caratterizzato, sia chiaro, solo il “Corriere”). La realtà vera, la realtà virtuale: sempre li’ si torna… E non è confortante >

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

< Meraviglia, risonanza.
Ali, volare.
Hermes sul mare >

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Scienza E Progresso

< Il coccodrillo antropico,
il mago Selinunte,
l’alfabetiere magico
di lucciole defunte.
Ma chi l’ha detto che
il senso è un saggio re?
È saggio anche il gelato
ma scola sul selciato >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)