San Libero – 232

25 maggio 2004 n. 232

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Falcone. Il governo italiano ha appena fatto una leggina apposta per far tornare in Cassazione il suo principale nemico fra i giudici, Corrado Carnevale. Dopo aver votato la legge, i ministri sono saliti sull’auto blu, sono arrivati all’autostrada Palermo-Capaci, si son fatti indicare da qualcuno il punto preciso e là sono scesi e hanno commemorato virtuosamente.

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Europa. Non sempre l’Europa è civile. Quasi contemporaneamente, dal consiglio dell’Unione sono arrivate due direttive il cui effetto sarà – se disgraziatamente le seguiremo – di renderci tutti un po’ meno europei.
Una è “moderna”, e riguarda i programmi per i computer. Questi nascono sempre da idee elementari, analoghe a quelle – ruota, vela, alfabeto, torchio da stampa, vapore – che da sempre sono stati i gradini della civiltà. A partire da queste idee, vengono scritte i milioni di righe di codice che concretizzano questo o quel software; ma le idee sono semplici e collettive. Noi europei abbiamo sempre distinto fra idee e applicazioni: la ricetta della pasta con le sarde può anche appartenere a qualcuno, ma il concetto di pasta in sè, e del fuoco per cuocerla, e della necessità di un condimento, è libero, patrimonio di tutti e universale. Sulla ricetta, se le nonne ci avessero pensato, avrebbero potuto mettere il copyright; ma mai avrebbero potuto brevettare l’idea di pasta. Diversamente, la cucina mediterranea non esisterebbe e noi oggi saremmo tutti qui a mangiare chips e hamburger, come alcuni sciagurati purtroppo fanno. In America no: là avrebbero messo un brevetto proprio a monte, alla radice. Sarebbe nata la Pasta Corporation, l’unica autorizzata.
Ecco, sta succedendo proprio questo. La scrivania del computer, il menù, cestino, non sono delle applicazioni specifiche: sono idee. E dal momento che nascono appartengono a tutti. Questo è il sano buonsenso europeo: dall’idea viene idea, non si può imbrigliarla. Per questo noi ci siamo sviluppati come civiltà, e l’America come tecnologia.
Adesso, per colpa principalmente della presidenza irlandese (l’Irlanda inventa pochissimo, ma ospita le colonie europeee dei monopoli americani), i ministri europei propongono di abbandonare il copyright europeo e adottare il brevetto americano. E’ un’idea terrificante, che significherebbe asfissiare la ricerca informatica nel giro di pochi anni. Avremmo costosi giocattoli, ognuno più stupido e inutile del precedente, ma non più capolavori come Linux o come il primo internet, quello del Cern. Sarebbe vietato sviluppare le idee, poiché ciascuna di esse apparterrebbe a una multinazionale.
Nell’indifferenza dell’opinione pubblica europea, le lobbies americane si sono mosse bene. Da un paio d’anni in qua sempre più stati adottano il software open source per le proprie amministrazioni (in Germania, per esempio, o in Brasile) e per le multinazionali è un obbligo fermare questa tendenza prima che sia troppo tardi, e che la massa dei consumatori si renda conto – ad esempio – di quanto Linux sia più efficente di Windows, oltre a costare molto meno. Nella campagna elettorale europea, una delle cose che distinguerà i candidati di destra da quelli realmente progressisti sarà che questi ultimi s’impegneranno a votare contro il brevetto all’americana e per la libertà della ricerca.
Attenzione: all’ultimo scontro parlamentare sulle tecnologie in Italia, quello sul decreto Urbani (arbitrario divieto di scaricare dall’internet senza fine di lucro), buona parte dell'”opposizione” non ha votato contro ma si è astenuta. Anche su questo si misura l’inadeguatezza della sinistra ufficiale, e la necessità di crearne una nuova.
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La seconda direttiva “europea” è ancora più semplice e rozza, e punta al cuore della civiltà europea: proprio al libro. Il libro, il lettore dei libri, la biblioteca: nel fitto del medioevo, quando tutto era barbaro e peggio che americano, i monaci fondarono l’Europa non pregando un dio, ma organizzando biblioteche. Il rinascimento fu un affare di biblioteche. Non ci sarebbe stata Riforma senza Gutemberg e i torchi, e libri e biblioteche. Bologna, Sorbona, Cambridge, Padova – le vere capitali europee – furono città di biblioteche. L’Illuminismo, la legge uguale per tutti, i diritti; il socialismo umanitario, la scienza, la locomotiva; la democrazia: nulla di tutto ciò sarebbe potuto sorgere con la televisione o i pokemon o le guerre stellari. Ci volevano i libri, e le biblioteche.
Oggi, l’Europa burocrate pretende che i libri debbano essere non un diritto, ma un lusso: ogni cittadino europeo che voglia prendere un libro in una biblioteca europea dovrà pagare una tassa per questo lusso. La tassa è una monetina, un cinquanta cents: ma è una monetina simbolica e vergognosa. “Per ogni monetina che salta nella cassetta un’anima balza in paradiso…”: Lutero s’incazzò, e quel che successe s’è visto. “Per ogni cassa di tè, una moneta per il re…” : l’America si ribellò e fece i Tredici Stati. Adesso, è qualcosa del genere. La tassa dell’ignoranza non va pagata. Il ragazzo che entra nella bibliotechina di Racalmuto, e chiede in lettura un libro, è un ragazzo europeo; l’Europa che gli risponde “Prima dammi un soldo” invece non è europea.

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Impero. I gulag non sono mai morti di morte naturale. Neanche quelli iracheni fanno eccezione. La colpa? “Ubbidivo agli ordini”. E gli ordini sono sempre in nome di qualcosa. La storia delle torture, dei lager “democratici” e imperiali, sta finendo come doveva finire. Il comando della Werhmacht ha fatto un’inchiesta, un paio di caporali più sadici sono stati “condannati” a lievissime pene, Keitel e Jodl hanno dichiarato di non saperne niente, e tutto è finito lì. Dibattiti in televisione e foto sull’internet – la sola differenza è stata questa.
E’ impossibile conquistare un paese senza torturare. Gli assiri, tremila anni fa, negli identici luoghi facevano esattamente lo stesso. Dove sono gli assiri oggi? Dove sarà l’Impero fra cinquant’anni?

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Background.
9 aprile. New Port, Florida. Bambina di nove anni arrestata con l’accusa di avere rubato un coniglietto e dieci dollari. Dopo che lo sceriffo le ha letto i suoi diritti, lei ha detto di non aver preso i soldi e di aver preso il coniglietto solo per giocarci.
15 aprile. Little Rock, Arkansans. Concesso il ritiro delle manette alle detenute portate in ospedale per partorire. Da ora in poi le catene (alle mani e ai piedi) verranno mantenute all’entrata e all’uscita della maternità ma saranno tolte durante il travaglio.
28 aprile. Stato di Washington. Studente quindicenne interrogato dal Servizio Segreto in merito ad alcune sue caricature presidente Bush.
30 aprile. North Carolina. Fine pena in autunno per Junior Allen, detenuto per 35 anni per il furto di un televisore da 140 dollari.
2 maggio. Stato di Washington. Due adolescenti di 12 anni, Jake E. ed Evan S., verranno processati come adulti, per omicidio.
10 maggio. Concord, New Hampshire. Veto del governatore alla proposta di alzare da 17 a 18 anni l’età minima per le condanne a morte.
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Scritta sui muri. “Abbasso chi dico io”.

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Elezioni. C’è un partito della Bellezza. Dovrebbe evitare di mettere le foto dei candidati sui manifesti. Quelle viste finora sembrano del partito opposto.

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Crisi. “Se noi prendiamo il 36 e Forza Italia il 19, c’è la crisi di governo”. D’Alema per una volta ha ragione. Dal governo rispondono: “manco a parlarne”. Le Camere saranno dunque sciolte da Ciampi. Da quel momento in poi, può succedere tutto.

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Fini l’americano. E’ già diventato democratico. Ora faccia uno sforzo e diventi anche italiano.

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Valeva la pena. Una delegazione della Coca-Cola ha incontrato a Baghdad tre grandi famiglie imprenditoriali irachene al fine di creare una possibile joint-venture in Iraq. Il mercato stimato è di 26 milioni di consumatori.

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Dallas. Dall’altro lato del semaforo sta passando una ragazza carina. Le sorrido istintivamente e lei, certo per coincidenza, sorride. In quella t’arriva un enorme camion-cartellone con un berlusconi gigante che mi chiede il voto. La ragazza è coperta e il semaforo è rosso. Il camion passa e contemporaneamente scatta il verde; ma la ragazza, naturalmente, non c’è più. Il camion è della “Dallas Pubblicità”.

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Etologia. Abbiamo paura perché ci sentiamo stretti.

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Antimafia. Lunedì 24 alle ore 21, sul sito di Contrastamu, chat sul libro “Voglia di mafia”. Partecipano gli autori, Enrico Bellavia e Salvo Palazzolo, e il giudice palermitano Fernando Asaro.
Bookmark: www.cuntrastamu.org

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Palermo. Sono 6060, secondo un’indagine del sindacato, i bambini fra i sette e i quattordici anni costretti a lavorare come ambulanti, fiorai, baristi o altro. Di loro, 684 hanno meno di undici anni.

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Milano. Giovanissimi rumeni, dai dieci ai quindici anni, costretti a prostituirsi in piazza Trento. Denunciati a piede libero due stimabili professionisti locali sorpresi fra i “clienti”.

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I dieci da non votare. Elezioni europee. Le liste dicono che bisogna rassegnarsi a convivere coi tangentisti e i voltagabbana. Oltre che con la mafia. Come al tempo in cui facevamo “I Siciliani”, non intendiamo consigliarvi chi votare, ma sconsigliarvi alcuni candidati. Di entrambi gli schieramenti. Perché la questione morale riguarda tutti. E tutti la ignorano.
Silvio Berlusconi. Capolista di Fi in tutte e cinque le circoscrizioni. Non ve lo sconsigliamo per i disastrosi effetti di 3 anni di governo (da soli basterebbero), ma per la lunga collezione di reati inanellata da imprenditore: tra prescrizioni, qualche rara assoluzione, un paio di condanne per interposto Previti, ha ancora un processo in corso per corruzione di magistrati.
Milena Bertani. Candidata dell’Udc nel nordovest, è sotto processo a Milano per associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. È accusata di avere truccato – quand’era assessore al Bilancio di Formigoni – gli appalti per le opere post-alluvione.
Giuseppe Castiglione. Il vicepresidente della Regione Sicilia è nella lista di Fi nelle isole. È stato condannato (in primo grado) a 10 mesi per turbativa d’asta.
Luigi Cocilovo. Capolista dell’Ulivo nelle isole, in quota Margherita. Una sentenza del Tribunale di Palermo lo descrive come “collettore di una tangente, disposto anche a concedere favori sindacali (Cisl, ndr), fu pure il percettore di un contributo elettorale”. La tangente era di 350 milioni di lire, gliela versò un imprenditore in cambio della fine degli scioperi nei suoi cantieri. L’imprenditore è stato condannato; Cocilovo, grazie alla legge sul cosiddetto giusto processo, è stato assolto. Con le suddette motivazioni.
Totò Cuffaro. La collezione di avvisi di garanzia per i suoi rapporti con Cosa Nostra potrebbe culminare in qualche mandato d’arresto. Meglio prevenire, finché si è in tempo e, visto che un presidente di regione (Sicilia) non ha l’immunità, meglio cautelarsi volando a Strasburgo da capolista Udc nelle isole.
Stefano Cusumano. Il capogruppo dei deputati dell’Udeur ha un record: è l’unico uomo di governo a essere stato arrestato mentre era sottosegretario (di D’Alema). È sotto processo per associazione mafiosa e turbativa d’asta e il suo partito lo propone come capolista nelle isole.
Gianni De Michelis. Ha rimesso insieme i socialisti che non stanno nel Polo o nell’Ulivo e nemmeno in carcere e si presenta come capolista al sud. Ha patteggiato (sentenza definitiva) un anno e sei mesi per una storia di tangenti negli appalti del’autostrada Venezia-Padova (in primo grado era stato condannato 4 anni di carcere).
Paolo Cirino Pomicino. ’O ministro torna in pista al secondo posto, alle spalle di Clemente Mastella, nella lista Udeur nel sud. Condannato a un anno e 8 mesi di carcere per violazione della legge sul finanziamento dei partiti (megatangente Enimont). Pena poi prolungata a un anno e 10 mesi in seguito a un patteggiamento per lo stesso reato.
Ferdinando Latteri. Il rettore dell’università di Catania è il campione dei voltagabbana. Uno che in 24 ore riesce a passare da Forza Italia a un posto in lista con l’Ulivo (in quota Margherita) nelle isole merita di essere mandato a casa, non a Strasburgo.
Biagio Susinni. Le vicende giudiziarie dell’ex repubblicano Susinni hanno riempito le cronache siciliane dei primi anni Novanta: arresti, condanne e continue elezioni all’Assemblea regionale siciliana. De Michelis lo ripesca e lo candida tra i Socialisti nelle isole. [sebastiano gulisano]
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Terra di Erode. La bambina Abu Zaid è morta per un “proiettile vagante”, dei quali ne volano molti vicino alla baracca che è casa sua. Il bambino Samer al-Arja invece non è stato raggiunto da niente, gli si è semplicemente fermato il piccolo cuore per il terrore. “La cannonata gli è scoppiata vicinissima” anche se i suoi genitori credevano di essere al riparo. Nessuno dei due aveva compiuto ancora quattro anni.

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Foto da conservare. Il bambino che si ripara dietro al bidone col padre che cerca disperatamente di proteggerlo mentre gli sparano addosso. Il giovane che si affaccia dal commissariato invaso dalla folla e alza al cielo due mani insanguinate. Tutt’e due conterranei: ma il primo vittima, il secondo assassino.
Queste due foto, da sole, bastano ad assicurarci che non ci sarà alcuna pace. Per ragioni politiche, certo (i laici delle due parti non riescono più a controllare i rispettivi integralisti), ma anche e soprattutto per ragioni antropologiche. L’antropologia si separò dalla politica, più o meno negli stessi luoghi del mondo, tre o quattromila anni fa, quando le prime tribù – alcune coltivatrici e stanziali, altre povere e accampate – cominciarono ad evolversi in comunità cittadine, in imperi, in regni; e le loro guerre, che fino a quel momento erano state disordinatamente atroci, cominciarono ad acquisire – sempre restando atroci – una qualche “ragione” e dunque una prevedibilità. La politica non fu altro che la gestione di questa prevedibilità. E fu da lì che si sparse fondando il mondo “civile”.
Adesso, dopo moltissimi anni, il flusso s’è invertito. È l’antropologia che tende a riassorbire la politica, la ferocia ferina che assorbe quella prevedibile, la tribù che assorbe la città. Quattromila anni fa sarebbe stato strano prevedere che il processo di “politicizzazione” sarebbe dilagato fino a diventare normale. Adesso sembra abbastanza strano pensare che possa accadere l’opposto e che possa ridiventare “normale” l’antropologia. Certe scene della nostra normalità però – un dopo-partita a Roma; una strada con i corpi ordinatamente allineati sul ciglio; una folla che urlando assalta, invocando un dio, il terreno d’un’altra tribù – fanno pensare che anche qui sul tranquillo Shire cominci a stendersi l’ombra di un qualche antichissimo dio nero.

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vscollo@tiscali.it wrote:
< Ragazzi adoro il diritto. Adoro lo studio di legislazione, dottrina e giurisprudenza per una miriadi di motivi. Non posso stare qui a raccontarveli tutti. Ma posso condurvi in questo mondo di amore per il diritto con un semplice esempio di come “Egli” possa realmente aiutarci a non farci prendere per i fondelli :o).
Nel campo del diritto civile (lavoro, proprietà e di quant’altro sia correlato alla vita di tutti i giorni), la violazione ai doveri di comportamento non può essere fatta valere da chiunque, ma soltanto da chi abbia un interesse ad agire: e chi agisce è un privato cittadino e non già la collettività coi suoi organi. Ma gli orientamenti più recenti del sistema giuridico civile presentano forme di estensione dell’iniziativa per ottenere la realizzazione del diritto. Cioè si prende atto che la società è composta di soggetti ineguali per capacità economica, competenze, misura del potere di influire sui comportamenti altrui. E in attuazione del principio di “Eguaglianza sostanziale” (articoli 2 e 3 della Costituzione) si predispongono meccanismi per ovviare all’ineguaglianza delle parti nei loro rapporti giuridici. Così per la repressione di certi comportamenti particolarmente lesivi, non si parla di iniziativa del soggetto singolo, ma dei soggetti collettivi (associazioni sindacali, associazioni ambientaliste, associazioni culturali, ecc.) che hanno più forza del soggetto individuale privato per assicurare la repressione del comportamento antigiuridico.
Dopo aver letto questo paragrafo (che nel manuale è molto più articolato e ampolloso), ho vissuto come uno stordimento estatico, quella sorta di “illuminazione” che ti conduce vicino vicino alla decodificazione della realtà. Le forze reazionarie da sempre hanno cercato di minare la libera associazione e la libera circolazione del pensiero, in virtù del mantenimento di uno status. Questo “status” contemporaneo non è più tollerabile. Ineguali di tutta Italia, uniamoci >

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Alessandro wrote:
< Secondo un’indagine Bocconi, nel 2003 gli italiani hanno speso il 2,7 per cento in meno dell’anno prima per medicinali mutuabili; hanno speso invece il 17,2 per cento in più per medicinali interamente a carico del cittadino. Ovviamente, i tagli alla sanità si ripercuotono pesantemente sui cittadini, con le aziende farmaceutiche che “si rifanno” con aumenti selvaggi soprattutto nei farmaci di fascia C e diverse Regioni che impongono i ticket >

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B.C. wrote:
< Al signor G. viene rubato il portafoglio alla stazione di Roma. Se ne rende conto solo quando, arrivato a casa a Milano, deve pagare il taxi. A questo punto decide di andare a denunciare il borseggio subito. In questura però gli viene precisato che da quest’anno la legge è cambiata, per cui un borseggio compiuto da ignoti non si può più denunciare (e quindi registrare) come reato di borseggio, ma come semplice smarrimento. La denuncia di borseggio si può fare solo se il borseggiatore è colto in flagrante.
Torna in mente il contratto con gli italiani che il Presidente del Consiglio stipulò con i cittadini tre anni fa. Fra l’altro, doveva far ridurre il numero dei reati. Nel 2002 i borseggi denunciati erano stati 154mila. Immagino che quest’anno, con la nuova legge, saranno molti di meno. Immagino che ci faranno un bel manifesto: “diminuiti i borseggi” >

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cislcatania@hotmail.com wrote:
< A Sigonella, il comando della base militare americana ha deciso il licenziamento di quattro dipendenti civili italiani, in violazione del contratto nazionale di lavoro e dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Qualcosa ci fa pensare che anche questi ultimi licenziamenti siano forme di ritorsione, per arrivare all’occupazione dei posti da parte di personale americano. È pratica normale del comando di Sigonella, infatti, essere sempre pronto a sanzionare i lavoratori italiani. Ma è la situazione complessiva in cui versa la base di Sigonella a destare ulteriori preoccupazioni. In violazione norme vigenti, infatti, all’interno della base opera un non meglio identificato ufficio investigativo, costituito da personale del tutto non qualificato. Tale ufficio, con azioni persecutorie e facendo leva su una vera e propria rete illegale di informatori, procede a interrogatori dei dipendenti con sistemi che sollecitano la delazione e tendono a mettere i lavoratori uno contro l’altro >

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Paolo wrote:
< Per i patiti di Tolkien: segnalo un test per vedere a quale personaggio somigliate: il mio è Sam Gamge e il test è su http://www.matthewbarr.co.uk/lotr/index.htm >

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giovapuglisi@libero.it wrote:
< Cari amici, ogni tanto scrivo dei messaggi sul sito catanese “Il Dito” sono anche registrato con nome e dati anagrafici per assumermi la responsabilità di ciò che scrivo. L’altro ieri ho riportato, in una mail al Dito, una notizia, senza commenti, apparsa sul sito di Repubblica che parlava della posizione contraria di Enzo Bianco, e di altri cinque o sei deputati di centrosinistra, sulla mozione unitaria delle opposizioni per il ritiro del contingente militare italiano dall’Iraq. Ebbene il messaggio è stato censurato! La censura così come accade alla Rai, a Mediaset, sulla Sicilia e così via. Sappiamo tutti che Il Dito è l’organo di informazione di Enzo Bianco, il politico che vuole governare Catania, ma se i metodi sono uguali a quelli di “Silvio & Sciampagnini”, di Vespa e Mentana, e non si ha il coraggio delle scelte che si compiono, dove sta la differenza e che cambiamo a fare? >

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Corrado Stajano (ormai dimenticato) wrote:
< Caro direttore, la parola d’ordine nelle stanze alte del Corriere è sopire, troncare, minimizzare, allontanare il fuoco dalla paglia, fare in fretta, soprattutto, a collocare il nuovo direttore sulla poltrona con l’Enciclopedia Treccani di spalle. Io mi sono dimesso perché non credo per nulla nella versione ufficiale delle dimissioni di Ferruccio De Bortoli. Mi dimetto per protesta >

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Paolo Fornetti wrote:
< Vorrei segnalarti una iniziativa del paese in cui abito, che si chiama Volvera e conta 7500 anime a 15 km da Torino, pregandoti di pubblicarlo sulla “catena”. Anche da noi è stato confiscato un bene alla ‘ndrangheta: una cascina, in verità abbastanza diroccata, di circa 600 mq con 4000mq di terreno. Il Comune l’ha destinata per usi sociali (una comunità per disabili). Il 2 giugno andremo a festeggiare la Repubblica marciando a piedi dal paese fino alla cascina, dove brinderemo con il vino di Libera, prodotto dai terreni confiscati in Sicilia. Ci sarà anche don Ciotti. L’appuntamento è per le 10 a Volvera, in Via Garibaldi >
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ungaretti <millumino@immenso.it> wrote::
< L’uomo nella guerra manifestava i suoi peggiori istinti, anche se la guerra, quando c’eravamo entrati, ci sembrava che fosse l’ultima guerra, che fosse la guerra per liberare l’uomo dalla guerra. Ma la guerra non libera mai l’uomo dalla guerra. La guerra è e rimarrà sempre l’atto più bestiale dell’uomo. E purtroppo la storia c’insegna che l’imperialismo, che la necessità di dominare gli altri attraverso la violenza, non è cessato >

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Bertolt<bbrcht@freiheit.de> wrote:

< Viaggiando in automobile su una strada piovosa
ho visto uno straccione – già annottava –
chiedermi qualche cosa con un profondo inchino.
Avevo un posto dove andare, una casa. Accelerai
e udii me stesso che dicevo: No.
Passò un tratto di strada di molte ore.
Mi spaventai d’un tratto della mia voce
e del mio modo d’essere e di un mondo
fatto tutto così >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)