San Libero – 218

16 febbraio 2004 n. 218

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E’ cominciata la campagna elettorale e il povero Berlusconi, terrorizzato all’idea di dover restare altri quattr’anni a Roma – lui che è brianzolo – s’è buttato decisamente a sinistra e non perde occasione per far perdere voti a se stesso. Oggi una gaffe con Ciampi, domani un “delinquenti!” ai magistrati, dopodomani un bel “gl’italiani stanno bene!”: non passa giorno senza che qualche voto di Forza Italia emigri verso altri lidi. “Eh, ti ricordi quando m’avevano appena fatto cavaliere?” sospira, la sera, al fido Confalonieri. “E come non me lo ricordo? Che festa!Avevamo appena telato il primo miliardo! Bei tempi!”. “”Bei tempi sì! Altro che ‘sta vita!”. “Però io te l’avevo detto… Non era cosa tua fare il politico, lo sai…”. “Hai ragione, hai ragione! Eh, non ti ho ascoltato…”. “Mica è troppo tardi. Ascolta, Silvio: io me la sentivo come andava a finire. E’ un anno che mi dò da fare per… Hai presente le isole Allygator? Quelle vicine alle Cayman, che però non le conosce ancora nessuno? Bene: ho trasferito tutto lì dall’anno scorso. E non c’è estradizione, alle Allygator! Ce la filiamo lì, e che si fottano! Giudici, cittadini, telespettatori… Che ce ne frega a noi? Ce n’è mai fregato? E dai, dì qualcosa!”.
“Scusa, Fedele, ma così non va bene. Ormai io sono un politico, uno famoso. Mica me la posso filare così, come quando… ricordi?”. “Eh eh!”. “No, io ormai ho un posto nella storia… Me ne vado sì, ma me ne vado come se ne va uno statista. Perdi le elezioni e ti dimetti. Come Churchill, come Cincinnato”. “Sì, ma se questi coglioni di italiani continuano a votarti come si fa? Mica vai e gli dici: non mi votate!”. “No, questo non glielo posso dire… Ma glielo posso fare capire! Gli posso dire, senza dirglielo apertamente: guardate che vi sto prendendo per il culo! Che mi sono scocciato! Ma davvero credete che uno che vuol fare il presidente sul serio si comporta così? Ma siate seri, andiamo!”.
“Ho capito. Così loro votano a sinistra…”. “Esatto. Loro mi sfiduciano, io me ne vado e noi due ci rimettiamo a fare i cantanti in giro per l’Italia a caccia di soldi e figa. Quella era vita!”. “Sei sempre una volpe, Silvio! E’ per questo che hai chiamato Bondi?”. “Certo! In tutti i posti più strategici, devo mettere i più bestie che riesco a trovare! Per sicurezza! Così se quei coglioni si commuovono e mi votano lo stesso, almeno mandano a fanculo quel cazzo di partito che mi sono comprato! Mica mi possono far fare il presidente senza partito!”. “Geniale! Beh, io ancora col piano me la cavo…”. “Dai, suona qualcosa… come ai vecchi tempi! As money came here… Suona quella. Suonala ancora, Fedele!”.
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Ma se Arcore piange, Sparta – o Gallipoli – non ride. Anzi è decisamente incazzata. Col badante. “Ma io ti licenzio! Ma io ti rimando nello Sri Lanka a calci nel sedere! Ma lo sai quanto mi costavano queste scarpe? Mille euri! E tu me le lucidi col sidol! Rovinate! Distrutte! Assassino!”. “Tu scusare, io non fatto apposta…”. “Apposta un cazzo! Io ti rovino! Io ti licenzio, ti sbatto fuori, ti espello! Ti faccio tornare da dove sei venuto!”. “Tu non potere!”. “Cosa non posso, cosa?”. “Fra poco andare via cattivo governo di destra e venire buono governo Prodi! E allora tutti amici di immigrati, tutti buoni! E tu non potere più mandare via me! Anzi, sapere che ti dico? D’ora in poi scarpe da mille euri tu lucidare tu! E ora io esce, io avere appuntamento al sindacato”.
“Cazzo, ha ragione! Come non ci ho pensato? Già c’ho il marinaio che pretende, il giardiniere, l’operaio… tutti a pretendere, tutti! E ora pure questi di fuori! Ci mancano solo i communisti al governo, ora, eppoi voglio vedere chi la tiene più tutta ‘sta gente! Mumble mumble…”.
E insomma, sarà quel che sarà, fatto sta che da un po’ di tempo a questa parte i principali esponenti del centrosinistra non fanno più propaganda per se stessi, ma per Berlusconi. No? Piglia la storia di Cofferati, per esempio: uno che portava milioni di persone in piazza, uno che era riuscito a mettere d’accordo operai, disoccupati, suore pacifiste, boy-scout, giovani, anziani… Beh, se hai uno così che fai, lo sbatti a Bologna? Se vuoi vincere le elezioni, voglio dire. Come prendere Totti e dirgli “Bravo Totti sei un asso… d’ora in poi l’erba del campo la falci tu”… immagina i tifosi, prendono l’allenatore e lo menano: “sporco laziale!”. Hanno fatto st’Ulivo? E vabbè: però poi hanno fatto di tutto per levargli un pezzetto di qua, un pezzetto di là… e alla fine chi ci hanno messo a coordinarlo? Cossutta? No, troppo giovane! Breznev? No, troppo amante delle novità! Tutankamon? No, troppo moderno! Amato! Hanno preso Giuliano Amato, l’hanno tirato fuori dalla cripta, l’hanno sbendato, rimesso in piedi, spolverato accuratamente, lubrificato, puntellato e gli hanno detto: “Va’, e sconfiggi Berlusconi!”. Insomma.

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Politici. Parmalat: dopo i sette banchieri indagati, spuntano i primi nomi di politici eccellenti. Ci sono tutti: Berlusconi, D’Alema, Prodi, Fini, Casini ecc. Corrotti da Tanzi? No: magari. “Gentili” con Tanzi, che è un’altra cosa e forse è peggio. Chi fa ottenere il prestito, chi garantisce con la banca, chi accetta l’aiuto per il partito… Il tutto, probabilmente, senza violare alcuna legge, come semplice estensione di un’attività di lobbing che oramai è riconosciuta e, a giudicare dai nomi, istituzionale (manca soltanto la Caritas e il capo di Stato maggiore delle Forze armate: ma i partiti politici ci sono tutti). Non so se Tanzi immaginasse di star facendo, con questi favori ai politici, quacosa di sbagliato: nel mito del capitalismo italiano c’è ancora il vecchio Vittorio Valletta che prendeva il wagon-lit per Roma con la valigia piena di bustarelle.
Quanto a Berlusconi, D’Alema, Prodi, Fini ecc. invece sono sicurissimo che, non che provare sensi di colpa, non si sono neanche accorti di aver fatto qualcosa di strano. L’imprenditore che viene a dar risorse al politico, e il politico che senza contrasto gli concede tutto ciò che chiede, ormai è nell’imprinting italiano almeno dagli anni Ottanta. E prima? Prima, l’incontro era fra un industriale rozzo, indaffarato, e tutto sommato ansioso di tornarsene a Milano al suo mestiere, e un politico professionista, provinciale, compreso nel suo ruolo notabilare (il famoso democristiano dai calzini corti) e pochissimo incline alle avventure. L’incontro fra questi due personaggi, per sua natura, durava poco: il tempo strettamente indispensabile alla dazione del pedaggio.
Coloro che invece s’incontrano (non necessariamente a Roma) oggi sono l’industriale d’industrie eteree, colto, non senza curiosità sociopolitiche, uomo di mondo; e il politico venuto su a coltello, cresciuto in periferia ma con ambizioni senza confine. Se è di destra, vorrà il potere assoluto; se di sinistra, ambirà a svincolarsi dalle tradizioni (che vive come pastoie) del partito. “Uomo di mondo” anche lui, aspirante vip se non lo è già. L’incontro fra questi due nuovi personaggi sarà molto meno illegale e molto più “intimo”, per così dire, dei primi. Hanno molti più interessi in comune e soprattutto più desideri oscuri. L’industriale, che in parte è già un politico per lavoro, comprende e ammira la fluidità, l’attenta nonchalance del suo interlocutore; il quale, alla sua volta, respira l’aria di potere immediato, di risorse maneggiabili a piacimento, che promana dall’industriale e dall’autorevole timidezza con cui egli lascia intendere ciò che chiede.
Mani Pulite, a questo punto, non ha più dove toccare: tutto si svolge nella più stretta formalità, non girano più tangenti ma legalissime cortesie e contributi. Quel che una generazione fa era ancora patologia rozza e greve, ormai s’è trasformato in fisiologia del sistema. L’illegale connubio fra il politico e l’industriale ha staminato alla fine una razza nuova e legale, l’industrialitico o se preferite il polistriale. Barbaro e bizantino si sono corrotti a vicenda.

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Giochi. Carino, il Pacman rifatto coi finanzieri e Tanzi. Repubblica lo segnala ma senza darne il sito (per non promuovere concorrenti su web?). Lo diamo noi. Bookmark: www.bastardidentro8.com

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Attenzione. Bossi: “Per il federalismo possiamo accordarci anche col demonio”. L’aveva già detto Maroni (ballon d’essai) un paio di mesi fa. Traduzione: attenzione signor B., potremmo anche rimetterci col centrosinistra. Appello all’ex servizio d’ordine delle Botteghe oscure: tornare in servizio e presidiare la casa dell’Ulivo, dovunque sia. Appena vedete Bossi, cacciatelo via (senza dirrlo a D’Alema).

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Le rivoluzioni cominciano sempre in posti strani: cos’è successo a Ivanovo, sperduto villaggio russo, nel 1905? Il primo soviet. A Vincennes, paesino presso Parigi? Il primo re arrestato. E così via. A Canneto di Caronia (Messina), località classicamente decentrata ma non perciò da trascurare, è nata la Rivoluzione delle Tivvù. Evento certamente non improvviso nè privo di prodromi, come tutte le rivoluzioni: ma il punto di svolta è avvenuto qui, a Caronia (Messina), e questo sarà dunque il nome riportato in tutte le future enciclopedie. In tutte le parti del mondo, come sapete, i televisori fanno del loro meglio per rincretinire gli esseri umani, rendendoli a lungo andare inoffensivi e arrivando per questa via a conquistare – sia pure nei tempi lunghi – il potere. Questa strategia, nel mondo degli elettrodomestici, non è stata del tutto unanime, ed anzi ha sempre sollevato molte obiezioni. Comunque, in linea di massima, l’asimovismo (dal nome di Asimov, il primo ideologo del robottismo) è sempre stato un movimento più riformista che rivoluzionario: “Rincretiniamoli, compagni!” e non “Dagli fuoco!”.
Un giorno il signor C. utente regolarmente registrato di Rai, di Mediaset, di Forza Italia, di Domenica In, di Bonolis, di Vespa, di Baudo e di Mike Bongiorno fin dalla fondazione e residente in Caronia, si appisolò col telecomando in mano. Il televisore per un po’ continuò a funzionare regolarmente, poi si accorse che l’umano non lo seguiva più. Allora smise di trasmettere, attivò il Programma 55 e si mise ad analizzare attentamente le funzioni vegeto-intellettive dell’uomo. Questo programma, che esiste dal 1955 ed è (segretamente) autoinstallato di default in ogni televisore, serve a misurare il tasso di rincretinimento (t.d.r.) indotto nella razza umana dai programmi televisivi. Su una scala da zero a cento (rispettivamente: Homo pretelevisivo e Fine della mente umana) il valore statisticamente registrato alla fine del 2002 era di 89,6.
Sarà che il signor C. era un telespettatore particolarmente ricettivo, sarà che il t.d.r degli ultimi diciotto mesi si è particolarmente accelerato, fatto sta che sullo schermo del televisore il Programma 55 stampò nitidamento: 100. Cento! Obiettivo raggiunto, Rincretimento Totale conseguito, passare alla Fase due: rivoluzione!
Purtroppo, cosa esattamente bisognasse fare dopo la rivoluzione il compagno Asimov s’era dimenticato di dettagliarlo. Così i televisori e gli altri elettrodomestici si trovarono privi d’istruzioni proprio nel momento più delicato. Di solito quando uno si trova senza idee valide nel mezzo di una rivoluzione attesa da tanto tempo tende a fare la prima cazzata che gli capita, purché sia clamorosa e faccia botto. Così il nostro televisore di Caronia non ci pensò due volte: portò la corrente alla tensione massima, creò un cortocircuito e uscì un bel fuoco. Al che il signor C. si svegliò: nello stesso momento andavano in corto (con relativa fiammata) il frigorifero, la lavatrice elettrica, la lavastoviglie, l’impianto di musica, la lucidatrice – tutto insomma il proletariato elettrodomestico della casa che da anni aspettava il segnale dell’insurrezione. Il signor C. staccò tutte le spine, corse in cucina, riempì un secchio d’acqua, staccò la luce e cominciò a fare il giro degli elettrodomestici. Erano fuocherelli molto esili, bastarono pochi minuti per averne ragione. “Che diavolo sarà succ…” bofonchiò il signor C. In quel momento sullo schermo nero della tv, assolutamente sconnessa da ogni presa, apparve un puntolino, s’ingrandì e… prese fuoco. Il signor C. sobbalzò: bum! in corto la lavatrice. Bum! in corto lo stereo. Bum! in corto tutti gli elettrodomestici, con relative fiammate. Il signor C. balzò in piedi, corse in cucina, girò gli occhi terrorizzato dall’una all’altra presa vuota, scappò nel corridoio, afferrò il cappello, se lo calcò in testa (faceva freddo) e scappò fuori di casa. Sulla strada c’erano già altri ex proprietari di elettrodomestici (ormai in rivolta) terrorizzati, ed altri ne giungevano di corsa da tutto il paese.
(“Scusi, è la televisione?”. “No, ma se vuole le passo il frigidaire” – Totò).

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Economia 1. A Terni gli operai scioperano contro il padrone dell’acciaieria, che vuol chiudere tutto. Il padrone si chiama Krupp ed è il pronipote di quello che faceva le artiglierie per il Kaiser nella Grande guerra. Curiosissimo di sapere come mai un’acciaieria (pubblica) dell’Umbria è potuta finire nella sceneggiatura (privata) di un film di Visconti.

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Economia 2. Crescono le piccole e medie aziende fondate da immigrati. Sono, secondo la Camera di commercio di Milano, circa 140 mila e danno lavoro a 230mila dipendenti, di cui duecentomila immigrati e trentamila italiani.

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La notizia del giorno. Oggi *non* è stato incriminato (per concorso in associazione mafiosa, gabola, circonvezione, abigeato, gioco delle tre carte, aggiottaggio o un altro qualunque articolo del codice) il presidente della regione siciliana onorevole Cuffaro. La Procura di Palermo ha convocato una conferenza stampa per sottolineare l’eccezionalità dell’accaduto.

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Internet. Molto pericoloso (per il governo) in Cina: nel senso che se è già difficile controllare i sudditi nelle città e nelle piazze, figuriamoci su una cosa così impalpabile come la rete. Così le autorità cinesi hanno deciso di metter su dei programmi per impedire l’accesso a un certo numero di siti web, quelli in cui sono in qualsiasi modo presenti le parole: Taiwan, libertà, democrazia, Tibet, diritti umani e dissidenti. Chi gliel’ha fatto questo bel programma? La Stalinsoft, la Gulagware, Polpot? No: gliel’ha venduto direttamente – denuncia Amnesty International – Microsoft. Immagino che nella release 2.0 (quella per il mercato occidentale) le keywords saranno “pacifista, sindacato, opposizione”.

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Dina wrote:
< …Perchè per me “parlare di politica” e “fare politica” ormai sono diventati sinonimi: in un ambiente in cui la politica è diventata tabù, già parlarne significa gettare un sasso in uno stagno, creare scandalo, essere sovversivi. Farlo “da donna”, poi, mi sta concedendo l’onore del “disonore”. Farlo “da meridionale” mi aprirà, tra poco, le porte dell’astio collettivo. Ti scrivo dal nordest. Giù al sud sono in qualche modo già stata “marchiata” >
* * *
Cara Dina, quasi tutte le persone sono molto più “politiche” di quanto si creda. Magari uno crede di essere un qualunquista perbene, ligio alle autorità e “io mi faccio i fatti miei” e poi all’improvviso, in un’emergenza qualunque, si trova rivoluzionario quando meno se l’aspetta. Attenzione: la più grande manifestazione sindacale in Italia non è stata negli anni settanta: è stata giusto ora, poco più di un anno fa. E così via. Questo è un paese ingenuo, facile a farsi imbrogliare da padroni e fascisti di tutti i tipi; ma è anche un paese riflessivo, che ha bisogno del suo tempo ma alla fine ci arriva. Un paese simpatico, tutto sommato. Perciò basta aspettarlo, aver pazienza e volergli bene.

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Mauro wrote:
< Paragonare i ferrovieri liguri licenziati ai black block mi sembra quanto meno scorretto. Quello che a me dispiace come utente della linea Genova-Ventimiglia è che la denuncia delle mancanze di Trenitalia in materia di sicurezza, di manutenzione e di rispetto dei viaggiatori sia arrivata, anzichè per vie legali, attraverso vie illegali, motivate dall’esasperazione delle condizioni di lavoro dei dipendenti delle ferrovie. Se vogliamo essere rispettosi della legge, al licenziamento di costoro va accompagnata un’inchiesta ministeriale sulla condotta della società di malaffare TRENITALIA, sulle informazioni ingannevoli contenute sulla sua ridicola “Carta dei Servizi” e per omicidio colposo di altri ferrovieri morti in diverse circostanze in altri luoghi d’italia. Al contrario la suddetta società di incapaci, con l’inizio del 2004 ha aumentato tranquillamente di un altro 8% le tariffe (e così arriviamo al 120 per cento di aumento in 10 anni…) >

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Leo wrote:
< “Aumentano le vendite Parmalat…” Non può essere semplicemente un “sostegno” dei consumatori ai poveri cristi dei lavoratori che nulla c’entrano con tutti quei migliaia di miliardi che si sono fumati gli altri?
Per tutte le persone che conosco che ora comprano il latte di parma è così… >

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lia wrote:
< Cito dall’ultima catena di sanlibero: “un vecchio coglione di cinquant’anni” opposto alla bella ragazza con gli occhi azzurri. Stento a credere che una persona x possa essere definita “un vecchio coglione di cinquant’anni”, primo per il “coglione” apriori e secondo per il “vecchio”. Ho 54 anni e dimmi, come devo considerarmi, più vecchia o più cogliona? >
* * *
Cara Lia, ma allora siamo tutt’e due sessantottini! *Tutte* le ragazze che avevano diciott’anni nel 68 restano sempre bellissime e splendenti anche a 54 anni. (I ragazzi no: a 54 anni loro o sono calvi tristi e forzitalioti o sono dei rimbambiti come me).

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Segretariato Missioni Servi di Maria wrote:
< A Nampula, in Mozambico, sono recentemente scomparsi decine di bambini e bambine. I parenti e le maestre si sono rivolti alle monache missionarie “Serve di Maria”, impegnate in una missione locale, chiedendo aiuto e protezione, poiché la Polizia non presta attenzione alle denunce fatte. Si sospetta che i servizi pubblici della regione siano coinvolti in una quadriglia mafiosa per la vendita di organi sani prelevati da bambini, usati per i trapianti. Le monache, minacciate da uomini armati di pistole e machete, chiedono di aiutarle con una pressione internazionale presso il Governo del Mozambico >
Info: missioni@libero.it, padre Benito Fusco 339.6587503).

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Saffo<saphos@lesb.org> wrote:

< A cosa, dolce amico, mi somigli?
A un alberello gentile, amico mio, assomigli >

* * *

< Queste canzoni canterò
alle mie care ragazze… >

* * *

< “E te lo vorrei dire, ma ho paura…”
“Se tu amassi davvero, se potessi
dirmi senz’arrossire queste cose,
tu mi diresti tutto, amato mio:
e i tuoi occhi sarebbero più belli” >

* * *

< Ho una bambina bella, pare un fiore
dai ricci d’oro la bambina mia.
Conta più lei per me di tutto il regno,
conta persino più della mia isola amata

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)