San Libero – 207

1 dicembre 2003 n. 207

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Fini ci ha fatto commuovere, d’accordo, ma il problema ora è: chi lo fa il fascista, adesso? Il fascista nella società moderna è una delle figure più indispensabili e serve, minacciando fascismi con la F maiuscola, a far passare tutti i fascismucci piccoli di cui a quanto pare non si può più fare a meno. Il Fascista su Marte fa ridere, ma quello su via Teulada, che ridendo e scherzando ha buttato fuori tutti quelli a sinistra di Mike Bongiorno, desta solo dibattiti pensosi. “Il Negus è un tiranno, invadiamolo!”: fascisti! “Saddam è un tiranno, invadiamolo!”: viva la democrazia. “Manganello manganello che raddrizzi ogni cervello…”. Il manganello oggi si chiama tonfa, non è più fascistissimo ma istituzionale e fra Napoli e Genova ha mandato all’ospedale più ragazzi d’un battaglione della milizia. E così via.
Insomma, qua qualcuno si deve sacrificare per il bene della patria. Starace, la Mussolini, er Pecora Bontempo? Ma ce li vedete ad affrontare dei communisti feroci come Bondi o Ferrara? Il Bossi andrebbe bene, ha la camicia, ha la faccia, ma però è limitato; nel senso che a Varese va bene, ma come funzionerebbe coi camerati di Trapani? Dovrebbero automanganellarsi in testa al grido di “heil Padania e morte ai rossi”? Boh. Io spero che ci pensi Fini (in fondo, è faccenda sua) prima di partire per la democrazia.
All’ultimo raduno, a Milano, il segretario del partito (che è quello bruttissimo, con una faccia fatta apposta per la parte di fascista cattivo), dopo il rituale at-tenti e il saluto alla bandiera, d’altronde l’aveva già comunicato: “Camerati! Da dopodomani, per ordine del duce, si diventa tutti democratici! Viva la Resistenza!”. Brusio fra le file, con qualche fascista più anziano che domanda: “Come? Cosa ha detto?” e un ragazzo che strilla: “Io non ci sto! Voglio restare fascista! Viva il duce!”. Al che il segretario scende dal palco, marcia a passo romano verso il ribelle e – uno-duè – gli stampa due schiaffi in faccia: “Obbedire! E silenzio!”.
Insomma, nel prossimo foglio d’ordini bisogna che Fini precisi chi deve fare il duce al posto suo, senza tante chiacchiere perché se non resta neanche un fascista nessuno può fare l’antifascista e nemmeno lui. E non facciamo scherzi, compagno Fini: già sta mettendo in giro che i veri antisemiti e razzisti siamo noi giacobbini, non vorrei che di questo passo finisce che a fare i fascisti ci mette me, Gino Strada e padre Zanotelli.

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Allarme bomba a Milano la settimana scorsa: chiusa la stazione centrale, evacuati cinquantamila abitanti, svuotato tutto il quartiere per molte ore. La bomba però era una bomba “buona”, una di quelle buttate giù sessant’anni fa dagli americani. A quei tempi, noi italiani non eravamo molto diversi dagli iracheni: ideologia fanatica, dittatura feroce, rifiuto dell’Occidente. Con tutto ciò, per quanto a quei tempi non ci fossero ancora le bombe intelligenti, questa non era del tutto stupida e – dopo matura riflessione – era arrivata alle seguenti conclusioni: “Qua, se scoppio, mica becco Mussolini: rischio d’ammazzare soltanto un sacco di povera gente che con Mussolini non ci ha nulla a che fare e che, tutto sommato, vorrebbe solo farsi i fatti suoi”. E s’era rifiutata d’eplodere, sprecando cinquecento chili di tritolo ma risparmiando la vita a un certo numero di milanesi con tutti i sogni, paure, speranze e passioni che si portavano dentro. Solo quando è stata sicura che tutte le potenziali vittime avevano avuto la loro vita normale si è rivelata agli artificieri e s’è lasciata disattivare docilmente: triste, ma con la coscienza tranquilla.

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I nomi della pace. Iron Hammer, Furious Fire, Cordon and Search, Shock and Awe: Martello di Ferro, Fuoco Furioso, Circonda e Cerca, Colpisci e Fa’ Tremare.

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Nobiliores. E’ diventato un “presunto traffico di droga”, su molti telegiornali, il giro di cocaina smascherato dalla polizia a Roma con la partecipazione (al giro, non allo smascheramento) di numerosi politici eccellenti. “Va bene, era a me che la portavano: e allora?” ha dichiarato l’onorevole Colombo, alquanto incazzato con gli sbirri. Su questi ultimi, e non sul senatore cocalero, è stata aperta un’inchiesta per ordine della presidenza del Senato. L’umore che regna fra i politici è sintetizzato dalle dichiarazioni dell’onorevole Adornato: “Queste storie durano il tempo necessario per gettare discredito sulle istituzioni. Ma anche un inquirente dovrebbe considerarsi parte integrante della classe dirigente del paese, non antagonista ad essa. Non s’inquisisce un cardinale di Napoli per usura ma gli si suggerisce di dire al fratello di smetterla”. Della serie: la legge era uguale per tutti.

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Pentiti. Bonolis non voterà più Forza Italia. Cambia il vento.

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Sbiaditi. Non bella la satira di Luttazzi su Andreotti e Moro. Goliardia e kitsch, dolore per la signora Moro e perplessità per tutti gli altri. Peccato.

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Toponomastica. Gli abitanti di Corleone, stanchi di essere presi per mafiosi, vogliono cambiare nome al paese. “Chiamiamoci cuordileoniani, così finalmente sembreremo persone perbene”. L’idea è magnifica: ma va estesa. L’intera Sicilia potrebbe cambiare nome con decreto regionale e diventare, chessò, l’isola di Alicia. Un’isola civilissima, dove tutti lavorano, i politici sono onesti, la mafia è sconosciuta e se per caso qualche mafioso cerca di intrufolarsi da fuori tutta la cittadinanza coralmente si mobilita per proteggere il suo paese. Un’isola magari non bellissima, con qualche giorno di pioggia in più e qualche ricetta di dolci in meno, magari un po’ noiosa alle volte, ma un’isola normale. Noi pensavamo che bisognasse impegnare vite intere, per arrivarci (a Corleone, i ragazzi di Città Nuova ci hanno messo dieci anni, per convincere il mondo che in paese c’erano pure degli antimafiosi) e invece no: basta una firma, basta una parola.
(E l’Italia? Non ha bisogno di nomi nuovi: Nostra Patria, il Paese dei Campanelli, il Belpaese? Boh. Parliamone un’altra volta).

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Resistenza. La Rai sospende Raiot, il programma di Sabrina Guzzanti, perché non arrivi nelle case degli italiani? C’è arrivato lo stesso. Dal momento della sospensione centinaia di cittadini non hanno perso tempo a passare quanto avevano registrato con il loro vhs in formato elettronico e metterlo a disposizione via adsl. In questi giorni sull’internet spesso ci si imbatte in client peer-to-peer (Gnutella, WinMX e simili) dedicati alla condivisione di un unico file, cioé lo spettacolo satirico completo del monologo sotto censura. Acompletare l’effetto boomerang, i siti meglio forniti condividono un altro filmato: lo spettacolo teatrale messo su da Guzzanti e colleghi in risposta al depennamento dalla programmazione su Rai 3. (shining)

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Etica. Le banche etiche sono quelle che s’impegnano a non finanziare traffici d’armi e robe del genere coi soldi loro affidati dai risparmiatori. Un’idea pazzesca, come vedete. Eppure ha successo: negli ultimi due anni, i depositi “etici” sono cresciuti in proporzione più di quelli normali. Gli italiani non sono così bestie come li dipingono i giornali. Visto che l’idea era buona, e che fra l’altro fruttava dei bei soldi, ci si sono buttati tutti i principali banchieri “ufficiali”: hanno fatto un bel progetto di “finanza etica”, gli hanno dato un bel nome (“Sorella Natura”) e hanno cominciato a presentarlo in giro cercando di ripulirsi l’immagine e anche di raccogliere soldi fra i gonzi. Di questo progetto non fanno parte le banche etiche vere e proprie, che non sono state nemmeno invitate: gli unici a partecipare sono i grossi istituti del tipo Banca Intesa, ben noti nel mercato del finanziamento delle armi. Il tutto, con la benedizione del presidente della Banca d’Italia Fazio.

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Zagabria. Torna al governo il partito nazionalista croato di Franjo Trudjman, autore con Milosevic di orrende pulizie etniche nella guerra serbo-croata (in realtà maschile-femminile) degli anni Novanta.

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Mosca. Vietato baciarsi nei locali pubblici, sotto pena di forti multe e nei casi più gravi di detenzione. Un funzionario del Dipartimento dell’Istruzione ha dichiarato che non si possono ulteriormente tollerare questi comportamenti “lascivi e diseducativi per i nostri figli”.

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Pianeta 1. La fame nel mondo non diminuisce ma aumenta ogni anno di più. Sono 842 milioni, secondo la Fao, le persone che ogni giorno non riescono a mangiare a sufficienza. La maggior parte di loro vive nei paesi poveri, ma una parte di essi appartiene alle fasce di povertà dei paesi ricchi, anch’esse in costante aumento. Parallelamente, si registra un calo dei finanziamenti alla lotta contro la fame.

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Pianeta 2. Entro tre anni i computer della pubblica amministrazione in Brasile abbandoneranno Windows per passare a Linux, il sistema operativo gratuito sviluppato in rete da un network di programmatori. Linux è stato adottato dalla pubblica amministrazione anche in Cina, dove si prevedono tre milioni di installazioni nei prossimi due anni. L’industria dei computer, e del software in particolare, è quella su cui più si regge l’economia e la struttura del mondo moderno. E’ anche quella in cui l’alternativa democratica appare più realistica e più vicina.

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Cronaca. Milano. Smascherata una banda che da mesi derubava gli studenti di Ingegneria e Architettura. Si appostavano sul percorso fra il metrò Piola e l’ingresso del Policlinico e, agendo in coppia, portavano via cellulari e walkman dagli zainetti degli studenti. Dopo ogni “colpo” si rifugiavano in uno stabile abbandonato, in periferia, dove festeggiavano con birra e Coca-cola i successi della giornata. I vigili sono riusciti a identificarli proprio grazie alla foto di uno di questi festeggiamenti, trovata in tasca a uno dei componenti della banda. La banda era composta da undici ragazzini, tutti minorenni. Vengono tutti dalla Moldavia o dalla Romania; nessuno di loro ha dei genitori viventi. A Bucarest, i ragazzi orfani di solito finiscono nelle bande di “underground” che vivono di prostituzione e piccoli spacci nelle gallerie delle fogne; questi evidentemente hanno preferito invece tentare l’avventura in Occidente. Gli è andata male, come abbiamo visto. Uno di loro, dopo l’arresto, è stato portato in comunità ma ne è fuggito il giorno dopo. Per gli altri non è stato possibile trovar posto in alcuna comunità della Lombardia.

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L’on. Bondi denuncia l’ennesima atrocità communista:
< Donne tedesche! Il bolscevismo vuole la socializzazione delle donne:
1. Il diritto di proprietà sulle donne fra i 17 e 32 anni viene abolito.
2. Tutte le donne sono proprietà del popolo.
3. I proprietari precedenti conservano fuori turno il diritto sulle loro mogli.
4. Ogni uomo che vuole usare un esemplare della proprietà popolare deve chiedere l’autorizzazione all’apposito comitato.
5. Chiunque ha il dovere di denunciare le donne che si rifiutano.
6. Ogni cittadino deve pagare 10 rubli al mese per l’usufrutto della proprietà popolare >

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Giovanni wrote:
< Alla radio chiedevano: dove eravate quando spararono a John Kennedy? Io avevo 15 anni, ero a casa, a studiare, da noi era di pomeriggio, lo seppi dalla radio. Ricordo un grosso dolore. Mi chiusi nella mia stanza per un po’. Capirai: inizi anni sessanta in un ambiente borbonico come era Milazzo, il massimo del mito progressista che ti potevi permettere era un presidente americano giovane, col ciuffo ribelle che, dicevano, voleva bene ai neri. Il giorno dopo ritagliai dalla ” Gazzetta del Sud” una sua foto, che attaccai sul mio armadio e ce la tenni per anni, almeno cinque, sino al ’68. In quell’anno ammazzarono anche Bob (altro dolore) e Martin Luther King (dolore e tanta rabbia). Poi, con la “presa di coscienza antimperialista”, naturalmente la tolsi. Ma non me ne sono mai vergognato e tutt’ora, pur avendo capito da un pezzo che non era esattamente un eroe rivoluzionario, non riesco a non ricordarlo con simpatia. Ebbe legami di qualche tipo con i mafiosi, iniziò la guerra in Vietnam, organizzò Baia dei Porci e fece le solite porcherie. Però se l’hanno ammazzato ed hanno sempre coperto gli assassini ed i mandanti vuol dire che, forse, era anche un po’ pericoloso per il sistema. In un momento in cui, con Berlusconi, siamo arrivati a rimpiangere Rumor, perché, con Bush, non dovremmo rimpiangere Kennedy? >

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Alessandro Marescotti (PeaceLink) wrote:
< Sul sito di Forza Italia www.forza-italia.it c’è un sondaggio per conoscere l’opinione dei lettori circa il ritiro del contingente italiano dall’Iraq. Viene chiesto di scegliere nel seguente modo: “IRAQ: ritirarsi ora sarebbe: 1) da vergognarsi 2) da matti 3) da irresponsabili”. Non vi sono altre scelte. Non sto scherzando. E’ proprio così. Credo che questo sondaggio riveli impietosamente l’idea di democrazia di chi oggi ha (o crede di avere) nelle mani la sorte dei militari italiani >

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Massimiliano wrote:
< Ma perché tutti voi di sinistra continuate a fingere di non vedere i massacri portati avanti con kamikaze e autobomba dai palestinesi di Arafat? O forse sono io l’unico a non capirci nulla? Sbaglio, o questi kamikaze colpiscono SOLO ED ESCLUSIVAMENTE obiettivi CIVILI (bar, ristoranti, mercati, discoteche…). Io questa la chiamo infamia, vigliaccheria, assassinio di massa di inermi civili. O forse per voi gli Israeliani non sono delle persone? Chissà, forse per voi sono solo delle pedine in una scacchiera, da annientare in ogni modo. E se poi queste pedine non ne possono più di vedere i propri figli, le proprie mogli, i propri mariti morire per mano del signor Arafat e si ribellano, allora sono degli assassini, degli uccisori di innocenti. Sono il primo a dire che tutto ciò sia ingiusto, sia sbagliato. Ma in un mondo come il nostro, in cui la violenza è la soluzione ideale per risolvere i problemi, Israele ha tutto il diritto di difendere il proprio popolo. Ma Israele colpisce principalmente obiettivi militari. Certo, a farne le spese ci sono pure dei civili, ma almeno non sono dei vigliacchi che colpiscono nei mercati o negli autobus. A questo punto ha poca importanza chi abbia cominciato tutto: ora conta solo fermare queste stragi. Ma non fingiamo che i “poveri martiri” siano solo da una parte >

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Sicilia. E’ morto l’avvocato Francesco Messineo. Vent’anni fa, giovane dirigente Iacp a Catania, denunciò gli affari politico-mafiosi intorno all’ente. La Procura insabbiava e lui si rivolse al Csm. Anche grazie alle sue denunce si aprì il primo Caso Catania. Raccontava divertito di quel giudice che gli telefonava nel cuore della notte per chiedergli di non salutarlo quando lo incrociava a Palazzo. “Avvocato, proprio perché sto dalla sua, se proprio dobbiamo parlarci non ci facciamo vedere”. La Procura si rinnovò a metà anni ottanta: finita l’era dei giudici ancien regime, si affermava la magistratura progressista. Passarono gli anni, ma la musica all’Iacp non cambiava. Messineo intanto ne era diventato direttore: in questa veste denunciò il suo superiore, Valerio Infantino; anche stavolta c’erano di mezzo appalti truccati e mafia. Infantino lo licenziò e la Procura archiviò le sue denunce, incriminando anzi lui per calunnia. Pochi mesi dopo, Infantino venne arrestato per mafia dalla procura di Palermo. Messineo denunciò il comportamento dei giudici catanesi, ma nessuno volle difenderlo. Ben cinque avvocati gli negarono la difesa dopo averla accettata. Alla fine andò a bussare alla porta del pm Marino. Era appena scoppiato lo scandalo dell’ospedale Garibaldi, all’inizio del secondo Caso Catania. “Forse lui può aiutarmi”. Qualcuno rimproverò il pm: “Tu ricevi Messineo nella stanza”. Un uomo da evitare. Per i medici Messineo è stato ucciso da un tumore. Ma forse lo ha ucciso anche la malagiustizia. (g.g.)

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giacomo <solitario@infinito.it> wrote:

Canzonette popolari che si cantavano al mio tempo al mio paese:

< Facciate alla finestra, Luciola,
Decco che passa lo ragazzo tua>

< I contadì fatica e mai non lenta
E ‘l miglior pasto sua è la polenta.>

< Io benedico chi t’ha fatto l’occhi
Che te l’ha fatti tanto ‘nnamorati.>

< Una volta mi voglio arrisicare
Nella camera tua voglio venire. >

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)