San Libero – 200

13 ottobre 2003 n. 200

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Shining wrote:
< California Uber Alles. Un austriaco che qualche anno fa rilasciava dichiarazioni di stima per Adolf Hitler diventa governatore con l’aiuto della nipote di Kennedy: la cupa predizione di Jello Biafra si avvera. Jello Biafra sarebbe uno dei padri fondatori dell’hardcore (qui inteso come genere musicale) di rito losangeliano. Nel 1980 uscì il primo disco della sua band (Fresh Fruit for Rotting Vegetables). La band si chiamava – sarcasmo della sorte – Dead Kennedys. Nel 1981 Benni riprende la battuta e chiama California Uber Alles l’emittente radiofonica “ascoltata” nelle prime pagine di Terra. “Soon I will be president/ I will be Fuhrer one day/ I will command all of you/ Your kids will meditate in school/ California Uber Alles/ Uber Alles California…” >
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Va bene. Vuol dire che in Italia candideremo Taricone: sicuramente è più intelligente di Schwarzenegger, e perlomeno non è nazista. Taricone for president, Milingo papa e in Sicilia – capolista del centrosinistra: basta mezze misure – direttamente Andreotti. E Pippo Baudo? E la Ferilli? E Gigi Proietti? E Totti? Uno alla volta, non spingete: candidiamo tutti.

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Dr Smith and mr Menga. Alla fine è arrivato anche in Italia l’ultimo dibattito americano su che fare dell’internet. La risposta in arrivo è: farlo pagare. L’ideologo è Lawrence Lessing, il cui “Futuro delle idee” sta acquisendo una popolarità pari a quella del vecchio “Scontro di civiltà” di Huntington (do you remember? Ti bombardo perché sei mussulmano, e perciò violento). Le multinazionali della musica (ma anche film, tv, “informazione”: non c’è più confine fra una merce e l’altra) ormai sono nell’angolo da un pezzo, non essendo tecnicamente riuscite a impedire lo scambio di file in rete. L’eliminazione di Napster e il terrorismo contro gli utenti (adolescenti processati e condannati per delitto di “peer-to-peer”) non sono serviti a niente. Così le varie major perdono milioni di dollari al giorno. Chi è il colpevole? Semplicissimo: Adam Smith. La Legge del Mercato è infatti molto chiara: il prodotto più economico caccia il più costoso. Se lo stesso CD costa venti euri al negozio e cinque dal marocchino all’angolo, indovinate da che parte sta la Legge? C’è poco da girarci attorno: il traffico della musica segue le stesse regole del traffico di balle di cotone o di schiavi, su cui s’è storicamente costrita tutta la nostra economia.
Il Maragià di Nosore, a un certo punto, per contrastare la concorrenza delle merci “illegali” decise di imporre a tutti i suoi sudditi una tassa (la “bazar tass”) secondo lui risolutiva: chiunque si avvicinasse al bazar, anche se non comprava niente, doveva pagare una tassa fissa di cinque rupie. Con questi soldi il maragià pensava di pagare i soldati per cacciare i mercanti stranieri, nonché di calmare gli eunuchi dell’harem, da qualche tempo alquanto in arretrato con gli stipendi. Purtroppo per lui, la gente ricordava benissimo che dal tempo dei tempi l’accesso al bazar era libero e senza intoppi; il bazar, infatti, non è che l’insieme degli acquirenti e mercanti convenuti in un luogo. Molti bramini predicarono che per colpa dell’avidità del ragià sarebbe andata a ramengo l’economia, e inoltre il dio del mercato si sarebbe offeso. Alla fine scoppiò la rivoluzione e il maragià finì a fare l’incantatore di serpenti nelle fiere. Guai a sfidare la Legge di Adam, specialmente oggigiorno che è l’unica religione rimasta.
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Le multinazionali hanno già fatto danni immensi all’internet. La principale difficoltà tecnica dei collegamenti ormai consiste nella trappola degli spot, dei dialers, delle cazzate java che ti si spalmano addosso appena cerchi di spedire una mail o di collegarti a chiunque. Le majors hanno la stessa funzione costruttiva e produttiva, nel web, di un cinghiale in un orto (ho le mie buone ragioni, in questo momento, di usare questa metafora: poi vi spiego). L’internet non è stato fatto dalle majors, ma da due generazioni di ricercatori liberi e indipendenti, e da noi milioni di utenti, senza i quali l’internet non esisterebbe. Perché dunque dovrei pagare dei soldi a uno che non c’entra niente? Quanto durerebbe l’internet in una situazione di pizzo come questa? Perché hanno paura dell’internet, perché vogliono a tutti i costi restringerlo, chiuderlo ai poveracci e metterci un filo spinato attorno? Altro che Legge di Smith: qua si va dritti verso la Legge del Menga.

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Europa 1. Dibattito, molto elegante, sulla “costituzione europea”. Solenni citazioni della “presidenza italiana”, che succede a quella greca e quella irlandese e non conta assolutamente nulla, incontri, commissioni, cerimonie di Stato con barzellette (quando c’è il presidente). Nel frattempo Francia e Germania sono partiti col primo nucleo dell’esercito europeo, a partire da chi ci sta subito e cominciando da ora. Il quartier generale congiunto – un organismo operativo – è già in formazione, ed è esplicitamente autonomo dalla Nato. Conservatori franceesi e socialisti tedeschi (i primi hanno aumentato in questi mesi il budget della difesa) hanno ormai varcato il Rubicone, e non possono tornare indietro. Intendono costruire l’Euro-armata esattamente come è stata costruita l’Euro-moneta. Un nocciolo duro iniziale attorno a cui poi si aggregano,con tempi diversi, tutti gli altri. “Gli altri”, in questo caso, significa principalmente la Gran Bretagna: che stranamente (ma forse non tanto) appare estremamente interessata al progetto. Una cosa è restar fuori dall’euro, una cosa chiamarsi fuori dall’Europa militare; i governi vanno e vengono, ma l’Inghilterra rimane, e non è esattamente una nazione di pacifisti. Negli incontri Blair-Schirac-Schroeder (senza l’Italia, che era a raccontar barzellette in qualche ranch texano) si è parlato certamente di “valori storici” e di costituzioni, argomenti eccitantissimi per i politici e giornalisti italiani. Ma poi, a un certo punto, hanno chiuso le porte e hanno cominciato a parlare di cose serie.

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Europa 2. Accordo russo-tedesco per appoggio reciproco contro gli Stati Uniti. “Se gli americani hanno il diritto d’invadere chi vogliono loro – hanno precisato i russi – allora questo diritto ce lo prendiamo pure noi”.

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Essere un cittadino in esilio è molto più difficile che essere un re in esilio.

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Elettori. “Bisogna capirlo, ha il suo elettorato da tener buono…”. Così dicono del Bossi i suoi amici. Urca, ma l’è un eleturat o un cottolengo?

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Ds. A Enna, manifestazione per sostenere la candidatura alle europee di Vladimiro Crisafulli, recentemente beccato a parlare di appalti con un boss mafioso della zona. Presenti il segretario regionale e il capogruppo Ars del Ds. A Piombino, abolito dal consiglio comunale (maggioranza Ds, voto bipartisan) l’obbligo per i consiglieri di dichiarere l’eventuale appartenenza alla massoneria o altre associazioni segrete. Siamo venuti incontro a una richiesta dello Sdi, dichiara il segretario Ds al “Tirreno”. Sui giornali, carteggio Violante-Andò, per “recuperare” i socialisti passati al Polo. Allegria.

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Tolleranza zero. Altra retata di ragazzini, stavolta in provincia, a Sarno. “Blitz al liceo Galilei”, durante la ricreazione. “Gli uomini del locale commissariato di pubblica sicurezza, diretti dal vicequestore aggiunto Sabatino Fortunato, hanno messo in atto una vera e propria azione volta alla repressione dello spaccio e del consumo di sostanze stupefacenti; l’operazione è partita contemporaneamente nei bagni dislocati nei tre piani dell’istituto…”. Sequestrate un paio di canne, acchiappati due ragazzini distratti “che si sono visti i poliziotti alle spalle senza neanche accorgersene”. (Che fine fanno? Intanto, schedati come “consumatori abituali”. Poi, se Fini ce la fa, messi all’asta fra le varie comunità di recupero a pagamento, di cui la principale – San Patrignano – fa già praticamente parte del governo. Sempre meglio della galera. E anche dei Campi per Asociali che prima di Fiuggi erano uno dei fondamenti culturali della destra italo-tedesca).

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Tolleranza cento. C’è qualcosa di poco chiaro – secondo l’Ufficio immigrazione Cgil di Reggio Emilia – all’Ambasciata d’Italia in Pakistan. Praticamente impossibile per i pakistani emigrati in Italia ottenere carte di soggiorno, visti di ricongiungimento ecc. Ci vogliono settimane solo per ottenere un appuntamento telefonico con l’Ambasciata, e volte per snellire l’iter verrebbero chiesti dei “corrispettivi”. “Il nostro ufficio – denunciano gli emiliani – può confermarlo per esperienza diretta. Risulta invece che trattando direttamente con gli agenti al costo di 80mila rupie (1200 euro) l’appuntamento diventa immediato”. Le indagini sull’autenticità dei documenti vengono devolute ad avvocati del luogo, che chiedono agli emigranti altro denaro (si parla di 20mila rupie) per finirle in tempo utile. A parte questo, i funzionari chiedono 35mila rupie (550 euro) per la tradizione dei certificati, che invece è un atto d’ufficio.

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Tolleranza mille. Esattamente un anno fa di questi tempi, il 13 ottobre 2002, un branco di ultrà della Lazio aggredì selvaggiamente un operaio marocchino all’Ostiense, solo perché era straniero. L’operaio finì in coma, e ne uscì solo dopo alcune settimane. Furono individuati e arrestati gli aggressori: Stefano Celi, Maurizio Vazzana, Mario Cascianelli e Rossano Fuschillo. In quale galera si trovano adesso? In nessuna. Condanne lievi, e arresti domiciliari. Hanno pagato quattro soldi alla vittima perché rinunciasse a costituirsi parte civile. E il giudice ha escluso l’aggravante della discriminazione razziale. Rottweiller in libertà.

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Sicilia. “Lo spot della Renault offende la Sicilia e dev’essere ritirato”. Che cosa c’è nello spot? Due mafiosi con vittima dentro cemento, naturalmente trasportata in Renault. Chi si dichiara offeso come siciliano dallo spot? Il vice presidente dell’Assemblea regionale, Crisafulli. Chi è il vendicatore della Sicilia a cui Crisafulli si rivolge? Il presidente della regiore, Lo Porto. Come stanno le cose? Vediamo un pò.
Uno: lo spot. La Renault fa bene a mettere dei mafiosi nella sua pubblicità: sia a Palermo che a Catania, negli anni Ottanta le principali concessionarie Renault erano infatti affidate a noti mafiosi (come Santapaola) o figli di noti mafiosi (come Greco). Come siciliano antimafioso, io ancora mi rifiuterei di comprare una Renault.
Due: l’offeso. L’onorevole Crisafulli (Ds) da luglio è sotto inchiesta per associazione mafiosa (amico di un boss di Enna, con cui parlava tranquillamente di appalti). Come siciliano di sinistra, io mi vergognerei di avere a che fare con uno come Crisafulli.
Tre: il vendicatore. L’onorevole Lo Forte (An). che ai tempi faceva parte di gruppi violenti d’estrema destra, non ha mai fatto nulla contro la mafia e dieci anni fa alle elezioni lo congratulavano per aver battuto il giudice Caponetto. Come siciliano, non mi sembra che Lo Forte sia esattamente la persona a cui mi rivolgerei per rivendicare una qualunque cosa.
Nelle corse di Formula Uno, la Renault è sponsorizzata proprio dalla Regione Siciliana. I nostri soldi vanno a finanziare (ma che cazzo c’entra una regione con le corse automobilistiche? Chissà che intrallazzo c’è dietro) un’azienda che vent’anni fa affidava le sue filiali a boss mafiosi. Questo è uno scandalo, non la faccenda degli spot. L’anno scorso, per propagandare i “grandi eventi d’estate, da Agrigento a Palermo”, la regione si affidava alla società di Alessandro Martello, quello beccato a spacciare coca dentro il ministero. Questo è un altro scandalo. Un altro scandalo ancora è il fatto che i siciliani ingoiano questo e altro, completamente dimentichi di avere avuto un Falcone. Ma lo scandalo vero, la cosa scientificamente inspiegabile, l’evento mirabolante che ammutolirà i posteri e li farà meditare, è questo: che la Sicilia sta ancora a galla, che non è ancora sprofondata in quel suo bel mare, fra gl’immigrati annegati e i cadaveri incementati.

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Gay 1. Uzbekistan. Condannato a quattro anni “per omosessualità” (art.120 del codice penale uzbeko) Ruslan Sharipov, un giornalista d’opposizione autore di inchieste sulla corruzione del governo. Sharipov, che è arrivato in tribunale con gli occhi gonfi e gli occhiali rotti, è stato minacciato e probabilmente torturato durante la detenzione. Il suo avvocato quest’estate era stato rapito e malmenato da uomini mascherati.
Info: fabiocchi@equologia.it

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Gay 2. Stati Uniti. Giustiziato in un carcere del North Carolina Eddie Hartaman, condannato a morte per un crimine (omicidio non premeditato) di natura non capitale. Vittima di ripetute violenze carnali in ambito familiare, l’uomo aveva infine colpito uno dei tanti accompagnatori della madre, poi morto per i colpi ricevuti. Il dibattito processuale era stato incentrato dal procuratore sulla denuncia delle “irregolarità” della vita di Hartaman: “Non è forse vero che suo figlio è un omosessuale?” è stata la battuta decisiva, gridata in aula alla madre dell’imputato.
Info: bcerri2000@yahoo.com

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Calorie. E’ diminuita di circa la metà – secondo il 2003 Report di Social Watch – l’assunzione di calorie in Iraq, Serbia e Ungheria nel corso dell’ultimo anno.

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Carriere. La Lucia Annunziata all’Unità e Furio Colombo al parlamento europeo: è l’ultimo gossip della nobile categoria, probabilmente già superato al momento in cui lo leggerete. Mi auguro che, fra liquidazione Rai e assunzione al giornale di Gramsci (Gramsci e Lucia Annunziata: sentite come suona bene?), la signora riesca finalmente a trovare quei quattro spiccioli per i poveri collaboratori del suo vecchio supergiornale in rete.

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Giuseppe wrote:
< Giusto per dire la mia anche sul tema euro/euri: euro è parola straniera importata in italiano. Come “radio”. Quante radie ci sono a casa tua? >

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zarlingo@freemail.it
< Se la lingua la fa la gente, la gente ha già deciso da tempo: “navigo in Internet”, non “navigo nell’internet” come scrivi tu >
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Umh… uhm. Temo che tu abbia ragione. Cambio discorso facendoti i complimenti per la tua Terza Intervista al signor B., quella che abbiamo pubblicato due settimane fa. Quando ce ne mandi un’altra?

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maria wrote:
< Il verbo corretto per fare una scansione: scansire, scandire, scansionare, scannerizzare? >
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“La ragazza, scannamela a trecento. Però se vedi che si muove scannala anche a seicento finché non è ben definita. E ricordati di cmykkarla prima di uscire”. (Non è l’unica cosa orribile che si sente in tipografia. Quando ancora non c’erano i computer, e il compositore impaginava a mano: “Eliminiamo la vedova, che dà fastidio. E anche quell’orfano là, eliminiamo anche lui”). E se il computer si rifiuta di eseguire l’operazione? Niente paura: killeriamo tutti – sotto Unix – e ricominciamo daccapo.

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Cthulhu wrote:
< Sul servizio news di Google, “il quotidiano elettronico realizzato automaticamente, senza redattori”, è uscita la seguente notizia: “Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma delle pensioni. Ad annunciarlo è stato il ministro del Welfare, Roberto Maroni. Pensioni, approvata la riforma – Era gremita di fedeli. Un morto e almeno trenta feriti. Al momento nessuna rivendicazione”. Google News a quanto pare è stato dotato di senso dell’umorismo, o a causa di un bug ha sviluppato sinistre doti profetiche >

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giacomo_alessandroni@tin.it wrote:
< Per mandare in orbita il suo primo missile la Nasa ha utilizzato un computer equivalente della potenza di calcolo di due Commodore 64. Oggi per far girare Windows 2000 serve un Pentium 4 a 2,5GHz. Qualcosa deve essere andato storto >

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dinamitebla wrote:
< “Gentiluomini. Ahime’. E’ stato il leghista Caldaroli l’unico signore…”. Non è di cavalleria che c’è bisogno, ma di intelligenza >
Totò non sarebbe stato d’accordo. Una volta sfidò addirittura a duello Oscar Luigi Scalfaro, che aveva schiaffeggiato una signora. Ai tempi di Totò. Ora Schwarzenegger dimostra che cavalleria e intelligenza possono benissimo andare d’accordo – per assenza – nella stessa persona.

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Giuseppe Berretta, segretario Ds Catania wrote:
< Non è vero che nel dibattito alla Festa de l’Unità su “conflitto di interessi e informazione” non sia stata affrontata la “questione Ciancio”. Paolo Berretta e Adriana Laudani hanno sottolineato l’anomalia del monopolio de La Sicilia e del suo editore, argomento ripreso da Andrea Lodato. Per quanto concerne gli invitati al dibattito, che è stato di ottimo livello, è vero che mancavate tu, Benanti e Claudio Fava, ma non è vero che non vi fosse alcun giornalista; c’era Andrea Lodato il quale ha discusso con Giovanna Melandri (deputato), Paolo Berretta (docente), Orlando Branca (editore) e Franco Faro (di Aprile) >
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Il dibattito sarà stato pure “di ottimo livello”, ma fatto sta l’unico giornalista presente (Lodato, ex addetto stampa di Bianco) è un dipendente di Ciancio. Capisco che non abbiate invitato me e Benanti, che a Catania – fra voi e Ciancio – non abbiamo diritto di parola, ma continuo a non capire perché non avete invitato Claudio Fava.

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Giovanni wrote:
< Cari Fassino, D’Alema e Cofferati, sapete che ho fatto la sera che Bertinotti (o D’Alema ?) fece cadere il governo Prodi? Mi son rivisto la cassetta di Terra e Libertà di Ken Loach, sulla guerra civile spagnola, con gli antifascisti delle brigate internazionali che litigano in continuazione ed arrivano a spararsi addosso e ad ammazzarsi e siccome dopo i 50 anni, diceva mia nonna, si hanno le lacrime in tasca… ho pianto di rabbia. >

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giulio wrote:
< però che fortuna per i politici dell’opposizione, chiunque dopo il governo del miliardario ridens farà un figurone… >

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Enrico Peyretti wrote (a proposito dei rimborsi per il blackout):
< Desidero dire che, nel caso della mia abitazione e della mia famiglia, a Torino, pur nella interruzione durata quasi 4 ore, non abbiamo avuto danni di nessun tipo, se non quel disagio facilmente superabile di chi è abituato a lavorare volentieri (leggere, nel mio caso) nelle primissime ore del mattino. Perciò non chiedo alcun rimborso. Lo chieda chi ha avuto un reale danno economico. Ritengo che, per una migliore civiltà dei rapporti sociali ed economici, non si debba far valere un diritto ogni volta che esiste sulla carta, anche se non compensa un danno subìto. La rivendicazione ostinata ed ossessiva dei diritti privati è sintomo di un individualismo disposto a calpestare l’interesse comune, come si vede macroscopicamente nell’ora attuale, di un presidente del consiglio tutto dedito a gestire il “ministero degli affari propri”. Non sia così tra noi, che vogliamo essere cittadini rispettosi del bene comune – dovere di tutti -, decisi a non usare di un diritto come profitto >

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Carlo <c.gubitosa@peacelink.it> wrote:
< Sul sito di PeaceLink abbiamo predisposto un motore di pubblicazione automatica per inserire tutto l’archivio storico della tua newsletter. Ci vorrebbe solamente qualcuno che trovasse il tempo di inserire gli arretrati. L’operazione è facilissima, si fa con un copia e incolla e pochi click del mouse, ma richiede un po’ di tempo. Per cui ti chiedo di lanciare sulla tua newsletter un appello per la ricerca di volontari che ci aiutino a conservare la memoria storica del tuo bollettino, che attualmente è presente su molti siti web, ma in nessun caso con un archivio completo a partire dal numero uno della “Catena” >
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Grazie. Se c’è qualche “volontario”, si metta pure in contatto con Carlo per dargli una mano: spero che come appello basti. Immagino che poi PeaceLink non avrà difficoltà a dare il marchingegno anche agli altri siti. La collezione completa su Cd dovrebbe essere pronta fra un mese (gratis, naturalmente).

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luca@psw2000.it wrote:
< ma vai in culo te e le tue menate >

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oblomov@freemail.it wrote:
< Mi piacciono le poesie di Antonella Consoli, è grave? >
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No, non è grave. Il grave è che nessun editore si precipita a chiedere di pubblicarle. Credo che sia fra i dieci migliori autori di poesie italiane di questi anni. C’è stato un momento in cui lei era una dei pochissimi militanti antimafia rimasti attivi nella sua città. Che è una città dalla memoria corta, e uccide in tanti modi diversi oltre che con le pistole. Lei, là, è rimasta sola con le sue poesie.

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David wrote:
< Sono David, 21 anni, dalla città di Parma. Ho avuto modo di frequentare varie associazioni studentesche (da Alternativa marxista alla Sinistra giovanile, da CL ad Azione Giovani) e il risultato è poco esaltante: gente che sta dentro per se stessi (tornaconti affettivi, autoesaltazione, ideologie) e non per gli altri. La soluzione forse sarebbe la creazione di una sorta di partito tecnico: gente che sa fare il suo lavoro per far funzionare bene e assolvere le varie necessità dell’Italia. A maggioranza femminile (un mondo dove le femmine fanno politica usando la loro sensibilità sarebbe migliore – mica comportandosi da maschio come hanno fatto le varie Rice e Thatcher). La disaffezione generale dalla politica può portare un beneficio a lungo andare: il non credere più ai politici, quindi di volta in volta scegliere il male minore (e a lungo andare, poter fare la migliore scelta). Vorrei far politica, ma non nelle vie convenzionali di partito. Per questo preferisco avvicinarmi a associazioni come “Perché no?” che fanno qualcosa di utile (insegnare italiano agli immigrati, dai senegalesi ai moldavi, dai filippini agli americani wasp).
Col tempo spero che questo modo di fare politica prevalga. Per il resto i vertici dell’Italia sono vergognosi. E la “classe” di chi ha fatto il ’68 è quanto di più rivoltante si possa vedere: in Università ci sono professori che si vantano di aver “fatto” quell’anno e allo stesso tempo sono meschini arrivisti: rivoltante. E non penso sia differente in altri posti. Poco male, io la fiducia nel futuro mica la perdo >

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lp <luigi@sessantotto.org> wrote:
< Nel nostro microcosmo ci chiamavamo compagni con spontaneità ma in un giro circoscritto e geloso. Ora è un’area senza confini. Non deve vincere domani ma operare ogni giorno e invadere il campo. Il suo scopo è reinventare la vita in un’era che ce ne sta privando in forme mai viste >

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L’ame du vin

“Una sera, cantò nella bottiglia
l’anima del buon vino…”. No, della Coca-cola:
i ragazzi, la mamma e tutta la famiglia
in tutto il vasto mondo bevono questa sola.

L’anima del poeta all’albatro somiglia
– ma un albatro da manga, un cartone che vola
fra orizzonti di plastica e città di fanghiglia
recitando via software le avventure d’allora.

Ou-sont les vins d’antan? Nel mio fegato, ancora:
nell’osteria di ieri, nella vecchia bottiglia
(cocci rotti per via), nella dimora
dove l’insegna rotta della frasca s’impiglia

sui fili del satellite, nel coro
stonato dei tre vecchi: “E che ce frega…”.

“E che ce frega
e che c’importa
se l’oste ar vino ce mette l’acqua
e noi che ffamo
e noi che dimo
Nun te pagamo nun te pagamo…”

Di nuovo!

“E che ce frega
e che c’importa…”

Di nuovo!

“E noi che faaamo
e noi cche diiimooo…”

(ad libitum)

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“A che serve vivere, se non c’è il coraggio di lottare?” (Giuseppe Fava)