San Libero – 148

Italia. Approvata alla Camera la legge Capone.

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Poli. Dopo le dimissioni del coordinatore di Forza Italia (aveva ricevuto una telefonata da Dell’Utri) Berlusconi si è chiuso per due giorni nella sua villa di Arcore a riflettere. “Escluso Confalonieri – ha pensato – non c’è nessuno in questo stramaledetto partito di cui io mi possa fidare. Chi chiede, chi minaccia, chi ricatta… qua è il momento di prendere una decisione”. Il giorno dopo, le agenzie hanno battuto il comunicato: “Svolta al vertice di Forza Italia. Berlusconi a sorpresa si ritira e nomina il suo successore. Un uomo duro e autorevole, ha dichiarato Berlusconi. Uno che condivide tutti i suoi ideali e che perciò non lo potrà mai tradire”. E, poche ore dopo: “Esclusivo. Intervista al nuovo presidente di Forza Italia. Ha i baffi, si chiama Massimo ed è un ex presidente di partito…”.
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Più o meno nelle stesse ore, nella sede nazionale dell’Ulivo volavano le sedie. “Viva lo sciopero!”. “No, viva gli industriali!”. “Guerra e bombe!”. “No, pace e benedizioni!”. “Botte ai no-global!”. “No, morte alla Coca-Cola!”. Tre volte la riunione s’è sciolta e tre volte sono tornati indietro. Rutelli, Diliberto, Fassino, Pecoraro e tutti gli altri sapevano infatti benissimo di non essere nessuno, ognuno per sè, e di contare qualcosa solo come rappresentanti della cara vecchia sfigata sinistra italiana. Ciascuno però credeva in buona fede di essere più rappresentante degli altri. Ovvio che le sedie volassero. Verso le nove di sera qualcuno, non si seppe mai chi, fra un insulto e l’altro esalò un “Basta! Qua dobbiamo prendere una decisione!”. “Bravo! E chi lo fa il leader!”. “Io ho un’idea”. Il seguito s’è svolto a bassa voce e perciò non siamo più in grado di riferire le esatte parole. Il senso comunque era che il leader dell’Ulivo doveva essere uno in grado di mettere insieme operai e girotondini, industrialotti e no-global. Uno che riuscisse a farsi amare da tutti alla stessa maniera. “Oppure anche a farsi odiare da tutti: è lo stesso. In fondo è stato lui che ci ha tenuti insieme finora”.
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Da quel momento in poi la politica in Italia cominciò a farsi chiara. Da un lato c’era il Polo delle Libertà, guidato da Massimo D’Alema, che stroncava spietatamente ogni tentativo di fronda da parte di Fini, Bossi e dei mafiosi siciliani. Dall’altro c’era un Ulivo finalmente compatto e monolitico sotto la guida di Berlusconi. In mezzo c’erano sessanta milioni di italiani. Ma loro, come al solito, non contavano un cazzo.

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Sexy. La solita inchiesta fra le casalinghe sugli uomini più sexy d’Italia. Agnelli è ancora in classifica, poichè l’inchiesta è stata fatta prima del crollo Fiat. Berlusconi naturalmente è al primo posto. Ben piazzato La Russa, bello quanto un coleottero ma al potere. Assente Sgarbi, figo-da-casalinga per antonomasia ma caduto in disgrazia, e dunque non più figo. Manca Fazio, e questo significa semplicemente che le signore dell’Associazione Casalinghe non seguono con sufficiente attenzione le vicende del potere.

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Blob. Blobbato Blob da Saccà. Il governatore della Rai si è esibito, con straordinaria naturalezza, in un bellissimo sketch in cui recitava la parte del politico trombone tante volte blobbato dal Blob vero. Alla fine, prima di andarsene, s’è voltato: “Ragazzi, questa è l’ultima. Da oggi nun se blobba più”:

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Facciamo i conti. A settembre la Rai ha perso il 2,78 per cento dei telespettatori, mentre Mediaset ha guadagnato il 2,02 per cento. Ogni punto percentuale, in termini di mercato, vale circa trentacinque milioni di euro, settanta miliardi di lire. In un mese, gli amministratori della Rai hanno fatto dunque guadagnare quasi centocinquanta miliardi a Berlusconi, e hanno fatto perdere circa duecento miliardi alla Rai. In un anno fa una bella cifra: io personalmente avrò regalato a Berlusconi una quarantina di milalire, mentre tutti i proprietari della Rai messi insieme (cioè tutti i cittadini italiani) gli avremo regalato quasi duemila miliardi. Chi ce li torna, questi soldi? Io, le mie quarantamila le voglio indietro personalmente da Baldassarre.

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Cristiani. “Ci vorranno vent’anni per disfare il male fatto da questo papa”, disse un cardinale conservatore (credo Ottaviani) a proposito di Papa Giovanni. In effetti, ce ne sono voluti molti di più: nella Chiesa dei padri pii e delle folle acclamanti, esiste ancora una solida base di cristiani umili, umani, attenti al loro prossimo e ai dolori del mondo. Questo modo di essere cristiani, che ormai è “normale” dovunque, un tempo non lo era affatto: per quasi tutto l’Ottocento e buona parte del Novecento essere cristiani significava essenzialmente dire signorsì a tutto, delegando ai signori e ai preti la faticosa incombenza di ragionare.
Le due categorie (preti e signori) peraltro coincidevano frequentemente: una serie di encicliche proibirono sotto pena d’inferno la democrazia, il diritto di voto, la libertà e i socialisti. Naturalmente non è facile far passare queste cose quando si ha alle spalle un vangelo che, alle sue origini, predicava esattamente l’opposto; ma per generazioni e generazioni i papi passarono sopra la folla dei fedeli su portantine ieratiche, ingioiellati e immobili come divinità egiziane. (Le immagini di Pio dodicesimo, ossuto e cupo, col suo fanatismo feudale; o del cardinale di Palermo, grasso, benedicente e gioviale: “La mafia è un’invenzione dei comunisti” diceva, mentre a decine nelle campagne gli sgherri fucilavano i contadini).
Poi venne un uomo.
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Quaranta anni fa, l’undici ottobre del 1962, si apriva a Roma il Concilio Vaticano II, voluto da papa Giovanni. Il vecchio contadino bergamasco annunciò al mondo che la Chiesa cambiava: non più frusta dei poveri e rassegnazione al dolore, ma aiuto reciproco e anche, quando l’ingiustizia è troppo grande, ribellione. Nella folla dei vescovi, sorrisi diplomatici e saputi: ma anche qualche viso felice, qualche cuore determinato a portare avanti la Chiesa nuova. Molti di quei vescovi – nominati dal papa nuovo – erano già campesinos e africani. Alcuni di loro, negli anni che seguirono, dettero serenamente la vita per la causa dei poveri e del loro Dio.
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Non si parla più molto, e per buoni motivi, di quel papa. Oggi si preferisce cercare i miracoli nelle statue, piuttosto che nella vita di ogni uomo. Il vangelo è obsoleto, oggi che il dio è il mercato. Al quarantennale del Concilio, che fu uno dei due o tre massimi avvenimenti del Novecento, si dedica qualche pagina rituale. Però i ragazzi dell’azione cattolica, i boy-scout, i preti di paese, oggi sono una cosa completamente diversa da quel che erano quarant’anni fa: sono cristiani. E in ogni parte del mondo, fra quelli che affrontano l’ingiustizia, ormai trovi dei cristiani. Don Milani, Camilo Torres, i parrocchiani di Brancaccio, don Meli, don Di Liegro, don Camara – persone diversissime e lontane, che tuttavia vanno avanti e crescono non nelle cattedrali e nei palazzi ma con gli esseri umani.
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Libero. Non c’è solo San Libero, in rete. Se avete la fortuna di essere utenti di Iol, Libero o Wind, nella vostra casella postale arriva puntuale come la peronospera una e-zine obbligatoria, che si chiama Libero pure lei ma (a differenza di altre) è fatta da un battaglione di giornalisti aziendali e ben pagati. Nell’ultimo numero c’era una sensazionale inchiesta su:
“VELINE: PREFERISCI LA BIONDA O LA BRUNA?”.
Seguono importanti servizi su “I segreti di Giorgia ed Elena: si fidanzeranno anche loro con un calciatore?”, su “Belli e vincenti: un corpo sexy aiuta a far carriera”.

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Antimafia. Il Tribunale di Viterbo ha assolto Peppe Sini (già consigliere provinciale di Viterbo e presidente della commissione d’inchiesta sulla penetrazione dei poteri, attualmente responsabile del “Centro di ricerca per la pace”) dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa intentatagli per il suo “Sistema di potere andreottiano e penetrazione dei poteri criminali a Viterbo”. (info: nbawac@tin.it)

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La mattina. Mi alzo e porto a spasso me stesso.

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Manganello. Saranno restituiti alla fabbrica i nuovi manganelli americani (comprati dall’ex ministro degli interni Bianco) usati contro i cortei no-global a Napoli due anni fa e a Genova l’anno scorso. La decisione viene interpretata come un’apertura al dialogo nei confronti della società civile. “Stateve boni, regazzi, che d’ora in poi ve meniamo coi manganelli normali”.

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Gerusalemme. “Israele ammette l’errore: i morti di Gaza erano solo civili”. “62 uccisi da agosto di cui 18 bambini”. “Missile su Gaza: sei morti fra la popolazione civile”. “Notte di sangue a Gaza: nove i morti”. “Altre quattro vittime nei Territori, fra cui una bambina di 14 mesi”. “Il governo dichiara: guerra preventiva”. Sono i titoli dei ritagli che avevo messo da parte per scrivere qualcosa sulla Palestina. Ma ormai è impossibile scrivere qualcosa.

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Gerusalemme. Attesa ormai di settimana in settimana la visita del vicepremier italiano Fini a Gerusalemme. Un ex fascista che va a visitare degli ex ebrei.

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Cronaca. Treviso. E’ ancora latitante la mucca fuggita alcuni giorni fa dal mamion che la portava al mattatoio. Nella fuga, ha intralciato la strada a diversi veicoli, provocando due incidenti stradali. Poi si è dileguata, facendo perdere definitivamente le proprie tracce.

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Cronaca. Roma. Record delle vendite di Viagra in città: 668mila pillole vendute nel 2001, contro le sole 572mila dell’anno prima.

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Cronaca. Modena. Scarcerato in attesa di processo il giovane bergamasco arrestato l’altra settimana mentre tentava di rubare il portafoglio, all’uscita di una ditta in via Balbo, a un operaio ghanese. Il magistrato ha derubricato il reato da tentata rapina a tentato esproprio padano.

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Cronaca. Roma. La Consulta Monarchica Italiana (spero di non sbagliare il nome) ha deciso, poichè S.M. Vittorio Emanuele è troppo imbecille e S.A.R. Filiberto troppo fighetto, di considerare decaduti i diritti di successione al trono dei due e di nominare re al loro posto il duca Amedeo d’Aosta, un produttore vinicolo toscano. Il nuovo re, per prima cosa, ha chiesto l’iscrizione a Forza Italia. Poi ha rilasciato una serie di dichiarazioni per elogiare, nell’ordine, Cofferati, l’Ulivo, Berlusconi, il re di Bulgaria e il popolo italiano.

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Cronaca. Milano. Derubricato anche (da falso in bilancio a Operazione Gestionale) uno dei reati contestati all’on. Dell’Utri, assolto con tante scuse dal tribunale di Milano.

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riccardo.guido@libero.it wrote:
< Solo poche righe per informarti che presso la Commissione Difesa della Camera è in discussione una proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta speciale sulla morte di Emanuele Scieri. Il relatore è Giuseppe Lumia. A volte la politica può arrivare dove la magistratura non riesce, speriamo che questo sia un caso positivo. >

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dario.voltolini@libero.it wrote:
< Carla Benedetti, autrice del “Tradimento dei critici”, e l’editore Bollati Boringhieri sono stati denunciati per diffamazione dal prof. Walter Pedullà (per un milione di euro) in riferimento al capitolo finale del libro (“Il potere che ognuno conosce e nessuno racconta”), in cui l’autrice ripercorre gli avvenimenti che hanno portato alle dimissioni di Mario Martone dalla direzione del Teatro di Roma, ricostruiti attraverso articoli apparsi da tempo su giornali e riviste e altri documenti di dominio pubblico. Firmato: Adriana Cavarero, Helena Janeczek, Valerio Evangelisti, Giuseppe Genna, Bruna Miorelli di Radio Popolare, Julio Monteiro Martinez, Antonio Moresco, Giulio Mozzi, Aldo Nove, Luciano Palandri, Tiziano Scarpa, Elena Stancanelli, Dario Voltolini >

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Riccardo.Adami@ens.fr wrote:
< Caro Riccardo, mi piacerebbe che in un prossimo San Libero ci fossero due righe per ricordare Pierangelo Bertoli. Perchè lo merita, e perché non merita di essere ricordato come “il cantante sulla sedia rotelle”. Era uno di noi molto più di altri dottissimi “piè veloci” della canzone, e lo era perché ha cantato l’ecologia nel ’74, quando in Italia quella parola era semisconosciuta, il diritto all’aborto e il riflusso nell’80, le prostitute e i travestiti, “i boss tutti liberi” nel ’92 (addirittura a Sanremo, dove osò declinare il sacrilego bisillabo “cu-lo”), l’arroganza e l’ipocrisia del potere, specie di quello ecclesiastico, l’illusione e l’utopia, il “credere in se stessi” e soprattutto “nell’odiata verità”. E tante storie piccole, alcune di provincia, altre metropolitane. Senza mai indulgere al sentimentalismo o ad altre scorciatoie retoriche, ma chiamando le cose con il loro nome. A quelli della mia generazione ha insegnato la lucidità, la chiarezza, la non disponibilità a fare sconti, specie a se stessi.>

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

Domani i nostri passi

< Domani i nostri passi
risuoneranno separati
diversi marciapiedi, diverse città del mondo
lo stesso ricordo per tutt’e due,
poeti
senza più cielo.
Quando mi abbracciavi in silenzio. >

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Tutte le donne che dissero ti amo

< Tutte le donne che dissero ti amo
ad una ad una, silenziosamente,
lasciano che i ricordi
vadano a rinfrescare l’amore.
Qualcuna, delle tante, lo dirà ancora. >

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Tu che dipingi nell’aria libertà

< Tu che dipingi nell’aria libertà
vola anche per me
te ne prego
gabbiano >