San Libero – 135

Quanto tempo abbiamo? Due anni fa la risposta di Hawking – che, da fisico, non tiene conto dei fattori culturali – era: “circa ottocento anni”: prima del riscaldamento irreversibile e della decadenza dei fattori che permettono la vita umana.
Adesso, il Wwf dice: “circa il 2050”. Certo, “fa propaganda”: marca un po’ gli aspetti più allarmistici, generalizza (non irrazionalmente) il trend attuale, dà per scontato (come tutti) il motore a scoppio… Ma: cinquant’anni..
Io guardo con occhi diversi il mio nipotino, che farà cinque anni a ottobre e ora sguazza felice nell’acqua di un’isola, da qualche parte nel mondo. “E poi che ha fatto Polifemo?”. “Guarda Riccardo, questi fiori blu! Ma perchè prima erano rossi?”. “Dai, giochiamo!”. È bellissimo vedere crescere un bambino, la più bella di tutte le cose. Chi debbo prendere a botte per difenderlo dagli assassini, adesso?

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Borsellino. Parlarne poco, pensarci sempre. Essi, che lo lasciarono solo allora, ne parlano con gran propaganda adesso. Noi, che lottammo al suo fianco allora, continuiamo semplicemente ad essere gli stessi adesso.
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Borsellino. A Catania ad esempio è stato commemorato come segue. Un’associazione (“Il Risveglio” di Acireale, alle porte della città) organizza un convegno: fra i relatori Beppe Lumia, Pietro Martello e Giambattista Scidà. Un paio di giorni prima del convegno, a Scidà arriva una telefonata degli organizzatori. “Sa, Presidente, sarebbe meglio che lei non partecipasse al convegno come relatore. C’è il vicepresidente dell’Anm, Martello, che potrebbe non aver piacere a parlare del caso Catania. Probabilmente non prenderebbe neanche l’aereo se sapesse che dovrà sedersi al tavolo con lei. Comunque le diamo il permesso di fare un intervento dal pubblico”.
Il giorno del convegno, un gruppo di ragazzi si presenta con un volantino per denunciare la situazione. Gli organizzatori chiamano la polizia, che sequestra il volantino. A Catania, evidentemente, il monopolio dell’informazione non basta più: vietato fare giornali alternativi, vietato anche semplicemente parlare – a voce – di cose non gradite.
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Borsellino. Ne parla Fini, stando attento a non toccare ciò che Borsellino disse di Berlusconi. (Ai funerali di Borsellino, Fini ricevè sputi e monetine da parte degli antimafiosi che contestavano i politici accorsi come corvi: dovette andarsene, come tutti gli altri gerarchi, scortato dalla polizia).
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Borsellino. Palermo dieci anni fa, dopo la strage. Le facce dure, i “continuiamo”. I poliziotti che vengono a chiedere ordini alla sede del Coordinamento Antimafia. Il viso di Orlando, pallido e risoluto, intravveduto un attimo fra la scorta che lo porta via. La gente per la strada che si ferma: “I vespri!”. I funerali in cattedrale, col popolo antimafioso che urla “assassini!” ai ministri; i ragazzi di Palermo. Palermo rivoluzionaria, Palermo dell’antimafia, Palermo delle quattro rivolte dell’ottocento. Non dimenticare tutto questo, non dimenticarlo mai.

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“Valpreda libero!”. Sì almeno in questo ci siamo riusciti. È morto libero. Noi, che siamo vivi, ora abbiamo più di cinquant’anni: eravamo dei ragazzi come te, ma eravamo – statisticamente – più magri e amavamo molte cose di cui a te hanno nascosto anche solo l’esistenza.
Immaginate un Sessantotto senza piazza Fontana. Senza terrorismo, senza bombe. Una massa di ragazzi allegri e sorridenti (com’eravamo allora, prima che cominciassero con le bombe) che s’infilano a poco a poco dappertutto, che prendono a poco a poco il potere così, naturalmente, per il semplice fatto di essere in tanti e d’essere i migliori. Non ci sarebbero state le stragi, non ci sarebbero stati i brigatisti, non ci sarebbe stato Craxi e tutto ciò che è venuto dopo. E – soprattutto – noi sorrideremmo
Invece, ci hanno obbligato a diventare come loro, a crescere come volevano loro, a perpetuare la loro razza. Guardateci in tv, adesso.

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Quel vecchio delinquente di Marx, con tutto il suo marxismo, non avrebbe mai osato immaginare un paese in cui il capo del governo coincide col capo degli imprenditori e il leader dell’opposizione col capo dei lavoratori dipendenti. Eppure sta andando a finire esattamente così, classe contro classe come nel più lacrimoso ottocento; e questo, si capisce, crea confusione, visto che tutti eravamo convinti di essere nel postmoderno e nel postcommunismo e nel postutto. Più confusi di tutti sono i dirigenti della sinistra i quali improvvisamente si trovano a dovere affrontare il terribile spettro della lotta di classe.
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“Capisco Cofferati, che come sindacato deve rappresentare i lavoratori. Noi però, come partito, dobbiamo rappresentare anche i datori di lavoro; perciò Cofferati non può pretendere che gli andiamo dietro senza cercare di pararci il culo”. Ecco: in estrema sintesi, è il contenuto della famosa intervista con cui Fassino ha preso le distanze da Cofferati, con gran gioia dei giornali di Berlusconi e grande perplessità dei compagni “di base”. In realtà è un ragionamento onesto, e lo sarebbe anche di più se venisse fatto in termini chiari e aperti e non con lunghi giri di parole. Da questo punto di vista, meglio Rutelli il quale, senza pretendere di essere di sinistra, dice tranquillamente: “Cofferati fa cazzate”. “Ma come? – dicono i compagni – Proprio ora che stiamo ricominciando a risalire, questi si debbono mettere a litigare?”.
Ma la colpa di questa lite, per una volta, non è nè di Fassino nè di Rutelli, e nemmeno di Cofferati; è proprio la situazione che è “strana”.
Un tempo, metà degli italiani apparteneva, diciamo così, al ceto medio: impiegati, bidelli, piccoli commercianti, professori. Dipendevano dallo Stato e votavano per la Dc, che era quella che distribuiva i soldi dello Stato. L’altra metà facevano “lavoro dipendente”, che consisteva nello spostare carichi o nell’azionare leve, erano alle dipendenze di un padrone privato ed erano istituzionalmente “nemici” di questo padrone: loro volevano più soldi in busta paga, e lui voleva dargliene di meno. Poi tutto questo si colorava in “politica”, ma insomma il meccanismo di base era quello. Allora il compito della sinistra era di appoggiare sì la metà “dipendente” ma soprattutto di tenersi buona la metà “statale”: che, politica a parte, era interessata a lasciare le cose com’erano e quindi a votare Dc.
Sono passati gli anni: il figlio dell’impiegato o del piccolo commerciante di allora non è un altro piccolo commerciante o un impiegato. È un giovanotto o una ragazza sui trent’anni, con tanto di telefonino e di automobile a rate, ma senza un lavoro fisso. Non solo: mentre suo padre lavorava o per se stesso o per lo Stato, lui adesso lavora – in un modo o nell’altro – per un padrone privato.
I “lavoratori dipendenti”, insomma, non sono affatto diminuiti: sono aumentati. E tutta la propaganda di questo mondo non può cambiare questo fatto. Solo che una volta si riconoscevano facilmente perchè facevano mestieri “communisti” come l’operaio, mentre adesso fanno mestieri strani e fighetti che apparentemente li fanno sembrare dei piccoli Vip in crescita e non degli sporchi “proletari”. Una velina, ad esempio (ce n’erano seimila all’ultima selezione) non muove una chiave a stella ma semplicemente il proprio culo: ma l’effetto economico è lo stesso perchè oggi le fabbriche principali producono varietà e divertimento e non bulloni. Così lei, alla fine, funziona esattamente come la mondina dei film sulle mondine: non può prendere soldi se non li leva al padrone.
Ecco, secondo me Cofferati, con le spalle al muro, ha capito tutto questo, e ci si sta giocando le sue carte. I vecchi politici no, sono ancora convinti che gli unici “proletari” siano quei quattro vecchi operai con la scritta “operaio” stampata in fronte, e che tutti gli altri siano parastatali e bottegai da non spaventare. (Poi ci sono i politici nuovi, tanto nuovi da girare con le scarpe da un milione, quando non sono in yacht. Ma questi, naturalmente, sono un altro discorso).

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Fra quelli che hanno firmato il patto con Berlusconi c’è la Lega delle Cooperative, fondata più di cent’anni fa come strumento di liberazione economica dei lavoratori e alla fine portata, da amministratori ubriachi di potere, a scendere giù in Sicilia a stringere accordi d’affari con gli imprenditori mafiosi. Vorrei che Cofferati sgridasse un po’ meno Cisl e Uil, che prima o poi – essendo lavoratori – torneranno insieme agli altri lavoratori; e un po’ più i “compagni” affaristi della Lega.

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Oi dialogoi.
Maurizio: “E la mafia?”
Silvio: “Demagogia”.

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Achtung. “ULTIMO AVVISO. I renitenti alla leva, gli agitatori sindacali, gli iscritti a Magistratura Democratica, i sovversivi e gli ebrei hanno ancora VENTIQUATTRORE di tempo per consegnarsi pacificamente a questo Comando. Trascorse le ventiquattrore, verranno inflessibilmente applicate le LEGGI DI GUERRA.
Firmato: il Comandante Oberkommando Italien, Kesserling; il Capo di Gabinetto di Salò, Almirante”.

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Bersagli. Campagna contro le associazioni per il boicottaggio di Mediaset, fra cui il gruppo Bo.Bi. (Boicotta il Biscione). Il responsabile del Bi.Bo. subì una violenta aggressione (gli penetrarono in casa e lo seviziarono a sangue) già nel ’94: adesso è indicato da Feltri come promotore della “protesta violenta”, e dunque – immagino – come obiettivo legittimo della controviolenza.
Bookmark: “Manuale di autodifesa dal signor B.”:
http:// www.bobi2001.it/libro.htm

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Carriere 1. Non si è ancora dimesso il nuovo ministro degli interni, Giorgio Pisanu: in compenso si era già dimesso – da sottosegretario al Tesoro di un governo dell’era Craxi – tanti anni fa, il 23 gennaio 83. Motivo delle dimissioni? La polemica di esponenti dell’opposizione di allora (fra cui il missino Tremaglia e il radicale Teodori, entrambi combattivi membri della commissione P2) che lo accusavano di loschi legami col faccendiere piduista Flavio Carboni, coinvolto in quasi tutti gli scandali e gli intrallazzi di quegli anni e in particolare nella scalata piduista al Corriere della Sera.
Vent’anni dopo sia Teodori che Tremaglia, calate le braghe, sostengono un governo guidato da un esponente della P2; il Corriere della Sera è tornato a “zitto e mosca” nei confronti della P2 (di cui era diventato proprietà ai tempi di Carboni e Pisanu); e Pisanu – regolarmente iscritto alla P2 – è tornato al governo, con un grado superiore a quello di prima. C’est la vie.

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Carriere 2. Dopo Scajola (Forza Italia) e Bianco (Bianco), anche Pisanu (P2) ha confermato il dottor Roberto Sorge a capo di gabinetto del Viminale.

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Italia. Mazzini che morì povero, sotto falso nome, ricercato fino all’ultimo respiro, condannato a morte – per per attività sovversiva – dalla polizia dei Savoia.

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Dune. Nel paesino di Gratteri, in Sicilia, non arriva più acqua nelle case perchè, da quando la regione ha privatizzato le risorse, l’acqua della sorgente che rendeva famoso il paese viene imbottigliata e venduta da una ditta di acqua minerale.

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New Economy. “Non deporremo mai le armi prima che la Camera dei Comuni voti una legge per distruggere tutto il Macchinario nocivo alla Comunità, e abroghi quella per l’impiccagione dei Fracassatori di Telai” (Ned Ludd, Generale dell’Esercito dei Riparatori di Ingiustizie).

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Economia. Promemoria. “Letra de tesoreria para la cancelacion de obligaciones (patacon). Valor nominal: dos pesos. Firmado: El Contador General Victor Pereira; el Tesorero General Amilcar Zuriategui”.

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Lettera ai giornali. “Quando mi hanno assunta mi hanno fatto firmare una carta in cui rinunciavo a impugnare il licenziamento per ragioni disciplinari. È valido questo impegno?” (Lettera firmata).

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America. Un container carico di mele prodotte nello Stato di Washington è stato imbarcato con destinazione Cuba e viene atteso all’Avana in queste ore. È la prima fornitura commerciale Usa a Cuba dall’embargo imposto nel 1960.

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Tonga. Effetto Sgarbi nel Pacifico: seguendo l’esempio italiano, anche il re della piccola isola polinesiana ha deciso di licenziare il tronco il buffone di corte. La carica, piuttosto lucrativa, era stata assegnata da Sua Maestà a un avventuriero californiano, certo Bogdonoff, che sie era inizialmente proposto come “financial manager” del regno. In nessuno dei due incarichi, a quanto sembra, il buffone-manager, è riuscito a produrre nulla d’interessante: da cui il licenziamento.

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Sicilia. Sull’esempio de capi tribù delle Eolie, che hanno imposto un balzello di due euro per chiunque voglia sbarcare nelle loro isole, l’assessore al turismo della regione siciliana ha proposto – visto che anche la Sicilia è un’isola – di far pagare qualcosa ai “continentali” che vogliono visitarla. A Lampedusa, invece, poichè molti turisti sono lombardi, s’è decisa la secessione dalla Sicilia e dall’Italia per aderire alla Padania, provincia di Berghem.

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Cronaca. “Ottanta morti e circa milleduecento feriti è il drammatico bilancio dell’ultima ondata di attacchi terroristici, fra sabato e domenica. In Emilia, due ragazzi di diciassette anni…”.
Tranquilli, è solo il bollettino degli incidenti automobilistici del fine settimana. Tutto normale, niente d’inquietante.

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Cronaca. Napoli. È stato finalmente sfrattato dal piccolo appartamento che occupava al Vomero, con la moglie Amalia di 72 anni, il pensionato Antonio Ciotola di anni 76. L’uomo, colpito da provvedimento di sfratto già da alcuni mesi, aveva cercato di temporeggiare con la scusa di una grave malattia (Alzheimer) che lo teneva a suo dire inchiodato a letto. Ma le autorità non si sono fatte commuovere e, accompagnate da una congrua scorta di polizia, sono penetrate nella casa del vecchio, l’hanno sollevato dal letto e l’hanno portato di peso fuori di casa. Attimi di tensione per la presenza, in strada, di alcune decine di persone (fra cui segnalati esponenti dei famigerati “no global”) che hanno opposto resistenza passiva cercando di impedire l’accesso nel palazzo delle forze di polizia. Queste ultime hanno avuto però ragione della resistenza dei facinorosi, diversi dei quali sono stati fermati e identificati per successivi accertamenti.

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Cronaca. Catania. Ancora in piazza i dipendenti dell’industriale mafioso Sebastiano Scuto: chiedono l’immediata scarcerazione del loro datore di lavoro e accusano i giudici che l’hanno messo in galera.

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Cronaca. Milano. Continuano le indagini sulll’attentato al centro meccanografico delle Poste, dove tre plichi hanno preso fuoco senza fortunatamente causare danni a persone. Una rivendicazione, che parla di danni ambientali inflitti alla Sardegna mentre “a noi sardi lasciano solo l’immondizia e il deserto” farebbe pensare a una pista ecoterrorista localizzata in Sardegna. Secondo indiscrezioni, gli investigatori sarebbero anzi già sulle tracce di un misterioso “Grande Vecchio” dell’organizzazione, un anziano professionista di Sassari con precedenti politici, già in passato coinvolto in una serie di oscuri episodi della strategia della tensione e attualmente impegnato in una campagna internazionale di sostegno all’ala “politica” dell’Eta, recentemente messa fuori legge dal giudice Garzon.

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Cronaca. Sicilia. Respinto a un premio letterario il poeta siciliano Salvatore Quasimodo, che aveva presentato sotto pseudonimo una sua poesia, già pubblicata nella famosa raccolta “Dare e Avere”. Proprio a Gela – la città del premio – pochi mesi prima si era svolto un convegno internazionale su Quasimodo, con la partecipazione di critici di tutto il mondo ma non – evidentemente – degli “intellettuali” locali che hanno preferito assegnare il premio a degli autorevoli sconociuti.

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Pino martinez wrote:
< Giovedì 11 luglio vi è stata l’ennesima udienza del processo per le porte di casa bruciate ai componenti del Comitato Intercondominiale dalla mafia di Brancaccio. I “rompi….scatole”come noi non 7 abbassano nemmeno in periodo di ferie il livello di attenzione nei confronti della mafia. Chi come noi non accetta di “convivere con la mafia”si augura di non essere tedioso nei confronti di coloro che ricevono la presente per essere informati che mentre la vita va avanti ci sono questi momenti che cadono in un caldo pomeriggio di luglio in terra di Sicilia dove per affermare la nostra dignità bisogna condurre un impegno quotidiano fatto di tanti sacrifici e a volte anche di umiliazioni. Cordiali saluti. Pino Martinez per l’Associazione Intercondominiale Quartiere Brancaccio >

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Gaith wrote:
< “Quando l’esercito è entrato per la prima volta in Ramallah, un altoparlante ha ordinato a tutti i maschi dai quindici ai quarantacinque anni di venir fuori dalle baracche, nudi, e di stendersi coi documenti in mano per terra. Questo, crea i terroristi sedicenni. Statisticamente, è impossibile che fra mille esseri umani sottoposti a questa umiliazione non ce ne sia almeno uno che decida di morire. Questo è ciò che oggi – a differenza che un anno fa – forma i terroristi, o la maggior parte di essi. Non il fanatismo, non l’ideologia: l’umiliazione”.
Sppero che non le dispiacerà se uso le sue stesse parole per spiegare ai miei moltissimi amici italiani come è la situazione nel mediooriente. Purtroppo in molti non capiscono quello che sta accadendo, ma non per cattiveria ma per ignoranza… Purtroppo la stampa e la tv è quella che è… Peccato che interventi come il suo si trovano solo per rete (almeno io l’ho trovato solo qui). Un saluto.
un ragazzo siriano, o meglio siro-romano >

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Artape wrote:
< A un anno di dalla morte di Carlo chi volesse regalare un pensiero ai suoi splendidi genitori scriva a: un.pensiero@virgilio.it. Gli sarà consegnato il 20 o 21, quindi per favore spedite entro il 18. (No html). >

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Anacreonte<anakr@eleutheros.el> wrote:

< E anche tu, Cleanoride, sei morto
servendo la Città, tu che osavi
sfidare le tempeste dell’inverno.
Nell’età senza donne cadde il fiore.
L’adolescenza tua, presa dal mare. >