San Libero – 116

Beh, sarebbe un momento abbastanza divertente per le cose che succedono in giro (non uno solo, ma addirittura tre movimenti che cominciano a spuntare tutti in una volta: e chissà che non si riesca, politici permettendo, a metterli insieme) e roba da mettere in catena ce ne sarebbe tanta. Purtroppo proprio in questo momento sia io che il mio computer abbiamo qualche problemi all’hardware, e quindi qualche difficoltà a lavorare come sempre.
Todavia, non vi lasceremo a becco asciutto. Un pezzo di passato, e un pezzo di futuro.
* * *
Futuro (prossimo): è in preparazione una seconda Catena, analoga a questa che leggete però più collettiva. L’altro giorno, all’osteria der Zozzo, ci siamo difatti riuniti una piccola riunione di giornalisti, webbisti, casinisti e sfaccendati vari, e arrivati al caffè abbiamo deciso che è giunto il momento di allargare un po’ il tiro e organizzare un’alternativa consistente – giornalisticamente parlando – a quelle sei o sette televisioni con cui Berlusconi s’illude di wanmarchizzare l’Italia. Quando il gioco si fa duro, come diceva il compagno Mao (tsè), i duri cominciano a sghignazzare. Fra un paio di mesi, pertanto, metteremo fuori ‘sta novità e se la faccenda v’arrapa sbrigatevi a salire a bordo perchè fra poco si parte.
* * *
Quanto al passato: nella valigia delle robe vecchie, quella sotto il letto, ho trovato un volantino d’un dieci anni fa, firmato da una cinquantina di associazioni di allora (centri sociali e parrocchie, un bel po’ in anticipo sui tempi) che è interessante da rileggere proprio ora, con le cose che succedono adesso. Anche allora c’erano in giro diversi movimenti, difficili da mettere insieme ma sostanzialmente – anche se erano in pochi a vederlo – convergenti.
Date un’occhiata alle firme, in particolare, e vedrete che qualche idea per il presente forse potrebbe anche esserci. Allora, Mani Pulite non era ancora un ricordo ma una cosa che stava cominciando a spuntare in quel momento.
* * *
<Sabato 11, a Roma, ci siamo incontrati cinquanta gruppi giovanili di base provenienti da tutta Italia. Associazioni cattoliche, centri sociali autogestiti, gruppi di volontariato, nuclei d’immigrati: c’era di tutto. Storie molto diverse fra loro, con quasi nulla in comune salvo il fatto di essere tutti impegnati in prima persona e senza mediazioni “politiche” per cambiare ognuno il proprio angolo di società. Ciascuno dei ragazzi che sono intervenuti (e sono intervenuti tutti) aveva una sua esperienza da raccontare: quelli di Aversa l’assistenza agli immigrati, quelli di Capaci la conquista di una spiaggia libera in un paesino in cui tutte le spiagge sono a pagamento, quelli del Corto Circuito il lavoro che fanno nel loro quartiere, quelli di Catania il doposcuola organizzato coi ragazzini del quartiere “di mafia”, e così via. Tutti s’incontravano per la prima volta ma c’era un’atmosfera di grande fiducia reciproca, di molto lavoro serio da fare insieme. Nessuno aveva in mente, naturalmente, di fare il centesimo gruppo/partito/partitino. Ma tutti si rendevano conto che un collegamento fra tutte queste situazioni male non ne farebbe.
Così sono venute a galla alcune idee. Intanto, di stabilire questo collegamento sotto forma di agende, di giri di telefonate ecc., senza nessuna ufficialità. Vedere se questo collegamento può avere bisogno di una spece di foglio da fare e far girare nelle varie situazioni. Poi, di stabilire delle iniziative da fare insieme in autunno. Quali iniziative? Bisognerà definirle tutti insieme. Intanto, però, alcuni punti su cui riflettere, quelli che eravamo all’incontro, siamo riusciti a stabilirli:
– Quelli che venivano dalla Sicilia hanno parlato di mafia e antimafia. Non è, hanno spiegato, una faccenda di polizia. È una faccenda che riguarda tutta la gente e che può essere affrontata solo se il movimento antimafia diventa nazionale e riesce a togliere dalla scena i politici e i cavalieri mafiosi. Questo significa meno Maurizio Costanzo show e più organizzazione di base contro i potenti mafiosi.
– La faccenda di Di Pietro e delle tangenti. Chi deve “fare pulizia”, oltre ai giudici? I personaggi perbene (Rotary, La Malfa, leghisti vari) oppure i semplici cittadini che pagano per tutti e non vengono mai consultati? Ci piace “viva Di Pietro”, ma non dev’essere una cosa da spettacolo: dev’essere un movimento serio, di gente di base, che si colleghi fraternamente con coloro che contemporaneamente lottano contro la mafia a sud.
– Il mestiere più diffuso in Italia è ancora l’operaio. L’operaio, e in genere quello che vive di stipendio, a dicembre si vedrà portar via mezza tredicesima, per pagare le tasse dell'”emergenza” (lasciamo perdere l’aumento delle tasse all’università). Questo è immorale. La lotta contro il potere mafioso e contro le tangenti non deve significare “paga Pantalone”. Diritti e doveri, tutti uguali. Non ci dimentichiamo degli operai.
Tutto qui. Non abbiamo moltissime idee, come vedete, non siamo i maestri di nessuno. Però vogliamo discuterle, unirle con le idee degli altri, mettere in moto un processo. Con umiltà e pazienza, ma anche con moltissima fiducia e determinazione.
Chiediamo a tutti, ma soprattutto a tutti i gruppi, di qualsiasi tipo, che fanno una qualunque attivià di base, di contribuire a questo processo. Di portare ognuno la propria esperienza, le proprie idee, con altrettanta fiducia, con altrettanta serietà.
NON vogliamo fare un partito! Ma vogliamo smetterla di essere delle isole ognuna per sè. Non c’è niente, profondamente, che ci divide. Dobbiamo solo imparare a rispettarci reciprocamente, a parlare con persone diverse da noi, a lavorare insieme.
Le firme: Centro sociale Corto Circuito, Roma; Il pane e e mele, mensile dei giovani di Napoli; Seminario Società, Università di Palermo; Gridalo Forte, Roma; Abc Musicanti di Brema; Centro sociale Cecchina; Lega per il diritto al lavoro degli handicappati, Roma; gruppo rock Drago e i Coyots, Roma; Centro sociale Brancaleone, Roma; Zero95, mensile dei giovani Antimafiosi, Catania; Centro sociale Auro, Catania; Associazione anticamorra I Care, Napoli; Dipingi la Pace, Palermo; Aurentinoccupato, Roma ; Ti Con Zero, collettivo degli studenti di fisica, Palermo; La Spiaggia, collettivo di Sciacca; C’era una volta una terra libera, studenti di scienze politiche, Padova; Teatro Movimento ’90, Roma; Associazione Il Fortino, San Felice Circeo; Associazione Movida, Napoli; Centro sociale Auro e Marco, Spinaceto ROoma; Collettivo comunista universitario, Roma; Federazione democratica, Milazzo; Circolo Robert Owen, San Giorgio Ionico; Movi movimento volontariato, Napoli; Pensionati occupati Politecnico e Statale, Milano; Collettivo politico San Leonardo, Milano; Gruppo Giovanile ’88, Capaci; Collettivo Il Graffio, Torino; Associazione Senza Confine, Roma; Lega Obiettori Di Coscienza, Napoli; Laboratorio Antimafia, Milano; Centro sociale Officina 99, Napoli; Associazione La Mongolfiera, Catanzaro; Centro socioculturale Garbatella, Roma; Circolo Mare Aperto Roma; Centro assistenza extracomunitari La Roccia, Aversa; Associazione italiana paraplegici, Roma; Conosud, cooperazione nord-sud, Taranto; Movi movimento volontariato, Salerno; Uawa, Union Asiatic Workers Association, Roma; Comitato per la difesa di Villa Pamphili, Roma; Nero E Non Solo, Caserta; Associazione studenti Charlie Brown, Taurianova; Giovani Oltre Limite, Gela; Cordinamento antimafia, Palermo>

________________________________________

A proposito (beh, c’entra, c’entra…). La Federazione degli Editori ha confermato alla presidenza Luca Cordero di Montezemolo e ha nominato i vicepresidenti , i presidenti di settore e il nuovo comitato di presidenza. Sono rappresentati tutti i gruppi editoriali e imbonitori d’Italia, dai più governativi (Mondadori) ai più liberali (Caracciolo). Non è invece rappresentato, per la prima volta negli ultimi dieci anni, il gruppo Ciancio,al quale non viene assegnata nè una vicepresidenza, nè una commissione: niente.
Mario Ciancio, editore siciliano, è un po’ l’antesignano del monopolio dei media che in questi mesi si sta sviluppando in Italia. Da una quindicina di anni è l’unico editore (carta stampata e tv) della Sicilia, e poi della Sicilia e Calabria, e poi praticamente dell’intero Mezzogiorno a sud di Napoli. Come editore siciliano, almeno in tre occasioni differenti (e documentabili) ha reso dei favori ad esponenti mafiosi.
Il ruolo di Ciancio, fino a poche settimane fa, è stato centrale negli equilibri fra i padroni dei media italiani. Prima delle elezioni, era lui il presidente della Federazione degli editori. A ridosso delle elezioni, ha ceduto pacificamente lo scettro a un uomo-Fiat (Montezemolo) del tutto estraneo a qualsiasi esperienza editoriale ma fortemente caratterizzato come rappresentante di Agnelli. Sia come presidente che nel passaggio a Montezemolo Ciancio è stato appoggiato, nell’ambito della Federazione editori, dalla destra, dalla sinistra e dal centro, rtutti insieme. Non l’esponente di un’ala, dunque, ma un (autorevole) mediatore. Connotato peralrtro da una serie di fattori abbastanza pesanti (i rapporti coi cavalieri catanesi) e da un potere decisamente anomalo per un editore locale,
Ed ecco che improvvisamente, in un momento preciso, il Mediatore scompare. In cambio di cosa? E perchè? Costretto o contrattato? Uscito (malvolentieri) dalla scena, o chiamato a mediare ad altri livelli?
Ricorderete che l’episodio Montezemolo (annunciato ministro nel governo Berlusconi) fu il momento di svolta, a ridosso delle elezioni, nell’atteggiamento dei poteri forti rispetto al nuovo regime. Un momento prima Agnelli era nemico di Berlusconi, un momento dopo ne era alleato. Mediatore, Ciancio.
Adesso il mediatore è sparito, o comunque ha preso improvvisamente un altro ruolo. Un altro momento di svolta? E quale? Immagino che lo sapremo abbastanza presto, anche se non dai giornali.

________________________________________

Ancora a proposito. Minacciato dal governo Il Barbiere della Sera (www.ilbarbieredellasera.com), il sito di controinformazione sul mondo giornalistico e televisivo messo in piedi con grande successo da un gruppo di giornalisti indipendenti. Le minacce sono comparse sul sito del senatore di Forza Italia Lino Jannuzzi (www.ilvelino.it): i carabinieri – avverte Jannuzzi – starebbero impiegano “mezzi e risorse” per scoprire l’identità dei collaboratori der Barbiere della Sera. Jannuzzi è noto, da una trentina di anni, come un “giornalista” molto informato sui punti di vista dei poteri forti. Fra i suoi capolavori le campagne di stampa contro i giudici “giacobini” (all’epoca, Borsellino e Falcone) e in difesa del “calunniato” esponente dc Salvo Lima.

________________________________________

Giuseppe Fava, molti anni fa, wrote:
< Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza la criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo.
Se un giornale non è capace di questo, si fa carico anche di vite umane. Persone uccise in sparatorie che si sarebbero potute evitare se la pubblica verità avesse ricacciato indietro i criminali: ragazzi stroncati da overdose di droga che non sarebbe mai arrivata nelle loro mani se la pubblica verità avesse denunciato l’infame mercato, ammalati che non sarebbero periti se la pubblica verità avesse reso più tempestivo il loro ricovero. Un giornalista incapace – per vigliaccheria o calcolo – della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori umani che avrebbe potuto evitare, e le sofferenze. le sopraffazioni. le corruzioni, le violenze che non è stato capace di combattere. Il suo stesso fallimento!
Ecco lo spirito politico del Giornale del Sud è questo! La verità! Dove c’è verità, si può realizzare giustizia e difendere la libertà! Se l’Europa degli anni trenta-quaranta non avesse avuto paura di affrontare Hitler fin dalla prima sfida di violenza, non ci sarebbe stata la strage della seconda guerra mondiale, decine di milioni di uomini non sarebbero caduti per riconquistare una libertà che altri, prima di loro, avevano ceduto per vigliaccheria.
È una regola morale che si applica alla vita dei popoli e a quella degli individui. A coloro che stavano intanati, senza il coraggio di impedire la sopraffazione e la violenza, qualcuno disse: “Il giorno in cui toccherà a voi non riuscirete più a fuggire, nè la vostra voce sarà così alta che qualcuno possa venire a salvarvi!”. >