San Libero – 115

Caverne. All’inizio il modo più semplice di criticare un governo era di appostarsi fuori dalla caverna dove abitava il capotribù e, appena usciva, prenderlo a clavate in testa. Non era un metodo molto dialettico, e richiedeva un consumo molto elevato di teste e clave. Un certo capotribù, per evitare questi inconvenienti, ebbe una trovata: convinse lo stregone a dichiarare tabù la testa dei dirigenti: i capitribù e gli stregoni, fu stabilito, sono eletti dagli dei e quindi chi li piglia a clavate fa peccato.
Per un po’ di tempo funzionò: poi arrivò una carestia, e insieme alla carestia la notizia che un intero caribù congelato era sparito dalla riserva della tribù, e che la notte dopo il capotribù e i suoi amici erano stati visti banchettare allegramente. E allora ricominciarono le clavate. Peggio di prima perchè stavolta le clavate toccavano pure allo stregone. Però, i caribù digeriti non tornavano indietro.
Alla fine – ma dovette passare un bel po’ di tempo – fu raggiunto un accordo. Al capotribù fu riconosciuto il diritto di non essere preso a clavate in testa quando le cose andavano male. Agli abitanti del villaggio quello di aspettarlo fuori dalla caverna per fargli le loro osservazioni (senza clava). La faccenda prese piede, furono introdotti dei perfezionamenti tipo che la gente anzichè arrivare fino alla caverna del capotribù le sue osservazioni poteva farle anche in piazza. Ogni tanto qualche capotribù più cavernicolo degli altri cercava di rimettere tutto in discussione. Ma insomma, complessivamente il meccanismo andò avanti.
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Quando un governo all’improvviso afferma che ha dato l’ordine di sparare sulla folla, anzi forse no, o forse sì, non si ricorda bene, ma insomma se volesse lo potrebbe dare, allora non c’è più molto “dibattito politico” da fare, perchè è già stato fatto all’epoca delle caverne e adesso si tratta solo di decidere se vale ancora oppure bisogna riarrampicarsi sugli alberi e ricominciare tutto daccapo. Certo, anche questo è possibile: ma non con i dibattiti, bensì a clavate.
Gli operai del sindacato e un bel po’ di ragazzi precari cominciano a riscoprire che in piazza si possono anche fare delle manifestazioni; i professionisti e i ceti medi, spaventati di un paese senza più giudici, cominciano a venire in piazza anche loro; se il vizio si diffonde, potrebbe anche cominciare a mettersi male per i capitribù. Perciò meglio avvertire prima, parlando a nuora perchè suocera intenda: potremmo aver dato l’ordine di sparare sui ragazzi ieri, e potremmo darlo sugli adulti domani.
Dopodichè, stiamo aspettando ancora che il governo (che in questo caso comprende anche il ministro dell’interno del governo prima) spieghi che cos’è successo davvero a Genova quest’estate, e in particolare perchè ha portato a Genova squadre di black-bloc con la protezione della polizia – questo è successo, ed è inutile girarci attorno – per scatenarle a freddo contro la gente perbene. A parte questo, il ministro che ha ordinato “sparate sulla folla” (o che ha giocato con queste parole: dal punto di vista dell’intimidazione, è lo stesso) ha commesso un reato. Procurato allarme, attentato alle istituzioni dello stato, abuso di potere… Codice penale.
Quando la Magistratura avrà nuovamente la possibilità di applicare pienamente le leggi (la Magistratura di Genova, con ogni evidenza, non ha tale possibilità in questo momento) l’ex ministro dovrà personalmente rispondere di questi reati: fra un anno o fra dieci, come in Argentina. Non servono le richieste di dimissioni e la politica, qui. Serve solo un nodo nel fazzoletto.

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No non è la Bbc. Peccato: per un pelo, la presidenza della Rai stava per essere assegnata a Lotta Continua (Potere Operaio è fuori gioco perchè ha già il Corriere). Altro che conflitto d’interessi! Qua, fra Rossella e Mieli e via rinnegando, il vecchio “vogliamo tutto” è diventato una realtà. A saperlo prima…

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E non è neanche il Pci. Mentre ferve il casino per le nomine Rai, Bertinotti ha la felice idea di andare a incontrarsi con Letta per dirgli a tu per tu “perchè non mettete un bel rappresentante della Rivoluzione nella vostra nuova Rai? Per esempio Curzi?”. Questo, nel momento in cui i poveri coglionazzi di tutta la restante sinistra sono colle spalle al muro (e, per una volta, col coltello in mano) e i fascisti litigano fra di loro per strapparsi i pezzi di carne.
Appena c’è un minuto di tempo, fra una cosa e l’altra, bisogna rifondare rifondazione. Bertinotti è tanto un brav’uomo, ma se ci fosse stato lui al posto di Togliatti il Pci avrebbe preso il sei per cento dei voti, e il comune di San Giovanni in Persiceto. E, certo, ne avrebbe spiegato molto bene i motivi al Maurizio Costanzo Show.

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Le prime gemme sugli alberi e un pochino di società civile che torna in piazza. Sono combattuto fra l’entusiasmo di vedere un’altra primavera e i lividi di averne viste già tante.

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Dubbio. Mi sbaglio o la vecchia scritta “La legge punisce gli spacciatori” sulle nuova monete non c’è più?

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Sado-maso. Un sado e sessanta milioni di masi.

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Sicilia 1. Crescono i casi di mucca pazza in Sicilia. Da anni la mafia gestisce tranquillamente macelli clandestini: già negli anni Ottanta, a Palermo, una strage (piazza Scaffa) avvenne proprio in questo settore. Inchiesta del Corriere. Il presidente della regione Cuffaro si querela: la Sicilia diffamata, i siciliani calunniati, ecc. “Ma no, quale mafia – scrivono i giornali siciliani – Che c’entra la mafia? È che in Sicilia appena succede qualcosa subito tutto diventa mafia…”. L’articolo, pubblicato in prima pagina e con evidenza, è di un giornalista (Zermo) che fece campagne per sminuire il ruolo della mafia già ai tempi degli assassinii di Dalla Chiesa e di Giuseppe Fava.

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Sicilia 2. Diminuisce la popolazione di Palermo: rispetto al ’91 (ultimo rilevamento) 24mila in meno. “È ricominciata l’emigrazione – commentano all’ufficio statistico – È tornata la crisi e i giovani ricominciano a cercare lavoro altrove”.

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Sicilia 3. Nebbia a Catania.

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Russia. Kursk. Cosa nascondono, a se stessi, i russi?

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Aguzzate la vista. I supermegamanager rinnovatori dell’economia elencati in basso hanno alcuni piccoli particolari in comune. Quali?
I manager: Colaninno, Gardini, Tronchetti Provera, Fossa.
(La soluzione sul prossimo numero).

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I programmi della serata. 20.00: Telegiornale (conduce Bruno Vespa). 20.30: Film: Roma città aperta (giovani tedeschi in vacanza a Roma perseguitati da un subdolo prete amico dei terroristi). 22.00 Dibattito: il terrorismo sindacale in Italia da Buozzi a Cofferati (conduce Bruno Vespa). 23.00: Telegiornale (conduce Bruno Vespa). 23.30: Noi giovani, con Carl Junger e Leni Riefensthal (conduce Bruno Vespa).

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Qualche po’ di tempo fa, diciamo verso il 1870, c’era una sinistra ufficiale che credeva in buona fede (beh, insomma) di essere lei la rappresentante del progresso e degli interessi popolari. Era fieramente nemica della monarchia assoluta e dei reazionari, i quali però – grazie a Mr Robespierre e altri come lui – non contavano più granchè, persino in Italia. Era per la democrazia liberale, per la quale tuttavia intendeva il diritto di voto (censitario) per il 10-15 per cento della popolazione. Era nemicissima dei Borboni, e lo ricordava abbastanza spesso, ma dei Borboni nel 1870 non c’era più molta traccia. Ed era, molto spesso, al governo. Governava bene, rispetto ai Borboni.
Ora, tu immagina che in questo felice paese, con la sua brava sinistra e la sua destra, a un certo punto succede che nel buco del culo del mondo – diciamo, chessò, a Vercelli – una ventina di tizi, che lavorano in una filanda di cotone, decidono che i soldi non gli bastano più per campare; e un bel giorno si mettono faticosamente d’accordo e decidono, per quel giorno, di non lavorare. Di loro venti, tre o quattro sono “di sinistra” (cioè vanno ai comizi dell’onorevole Cavallotti, e sanno che non andare al lavoro tutti insieme si chiama “sciopero”).
Tre o quattro – magari cinque o sei – sono fedeli monarchici, raccontano con nostalgia di quando hanno fatto il soldato, e sono incazzati con i signori perchè non raccontano al re in che condizioni vivono i suoi fedeli sudditi: se sua maestà sapesse! ma non lo sa. Tutti gli altri, infine, sono persone “normali”: non leggono le gazzette, vanno ogni tanto in chiesa e più spesso all’osteria (al sindacato, mai: anche perchè di sindacato non ce n’è) e però capiscono benissimo che con trenta lire al mese non si campa, e che se invece di essere trenta fossero trentacinque le cose andrebbero molto meglio.
Tutti questi venti esseri umani, un giorno dopo l’altro e senza starci troppo a pensare sopra, nel corso dello sciopero vanno crescendo. Qualcuno di loro si rivela vigliacco, qualcun altro coraggioso. Uno si dà malato, e si tira indietro. Un altro, quando il padrone viene in fabbrica a sbraitargli il loro dovere (chissà se questo padrone è “di destra” o “di sinistra”: ma ha importanza?), lo guarda dritto negli occhi senza paura. Uno è un padre di famiglia, ha quattro ragazzi da mantenere; eppure, quando il padrone lo guarda, non abbassa la testa neanche lui. E tutte queste cose succedono (le cose visibili, e quelle dentro ciascuna di queste *persone*) per trenta centesimi di aumento. Forse. O forse no.
La cosa “scientificamente” interessante di tutto questo è che nessuno di questi operai ha la minima idea di essere di sinistra, tranne i tre o quattro che vanno ai comizi “democratici”. Non solo: se vai a parlare con un politico e gli chiedi “Scusi onorevole, ma secondo lei questi operai sono di sinistra?” lui ti guarda con aria stupita e “Ma figliola – ti fa – che c’entra la destra e la sinistra con queste storie di quattro lire? Se non sanno nemmeno chi era Adam Smith!”. Solo molti anni dopo i professori scrivono la storia, e studiando studiando si accorgono che la Sinistra vera e doc se ne stava nascosta proprio laggiù a Vercelli, fra quei venti qualunquisti che facevano tanto casino per quattro lire.

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Protestanti. Adesso c’è pure un’associazione che si chiama “Articolo 21” (sarebbe quello della Costituzione: libertà di stampa e roba del genere) e pretende per l’appunto di difendere la libertà d’informazione in Italia. Fa il paio con quegli altri matti che hanno fondato l’associazione “La legge è uguale per tutti”. Che tempi: di questo passo fra poco sarà necessario fare l’associazione “Non ammazzate i bambini” (non è detto che non sia necessaria già ora). Questi dell'”Articolo “21” comunque si riuniscono mercoledì 27 mattina a Roma, alla Fnsi, in corso Vittorio 349.
Bookmark: art21liberidi@yahoo.it

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Angelo wrote:
<Si parla sembre di Berlusconi Fini ecc ma, ci sono anche le cosiddette figure di secondo piano, che però tanto di secondo piano non sono ad esempio una per tutti l’ineffabile avvocato Pecorella. Chi scrive avendo purtroppo un po’ d’anni si ricorda la Milano di fine anni 60 e visto che ai tempi della scuola fu denunciato chi lo difese fu il giovane avvocato Gaetano Pecorella del mitico studio Janni-Pecorella, avvocato di fiducia del Movimento Studentesco della Statale di Milano. Credo che molti si ricordino di quell’avvocato (democratico, si diceva allora). Poi l’abbiamo visto avvicinarsi a Forza Italia con la motivazione comune a tanti ex sessantottini che loro erano sempre gli stessi ma era la sinistra che era cambiata. Infine il nostro ha difeso lo Zorzi fascista imputato e condannato per la strage di Piazza Fontana.
Da ultimo credo che sia alla commissione giustizia della camera e che faccia da avvocato di Berlusconi. È stato uno dei più zelanti nel distruggere il reato di falso in bilancio e le le rogatorie. Bene, io sarò vetero ingenuo obsoleto e chissà che altro ma, quando vedo tale personaggio mi incazzo come una bestia e mi vergogno di essermi fatto difendere da lui>

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Pino Martinez, dal quartiere Brancaccio a Palermo, wrote:
< Oggetto: Quarta udienza processo porte bruciate a Brancaccio.
Cari amici, prima di tutto sentiamo il dovere di ringraziarvi per averci sostenute sin dalle prime udienze del processo. Un ringraziamento alle scuole ITIS A. Volta e al Liceo Scientifico Basile, alle associazioni e ai semplici cittadini di Palermo che sono venuti a sostenerci durante il processo, ma un altro sentito ringraziamento desideriamo rivolgerlo anche a chi ci ha fatto arrivare la solidarietà tramite e-mail. Tutto questo per noi è stato molto importante perchè non ci siamo sentiti isolati.
Vi chiediamo un altro po’ di pazienza per la prossima udienza perchè vi sarà la testimonianza delle parti lese, Mario Romano e Giuseppe Guida (Pino Martinez ha testimoniato il 31 gennaio scorso). È importante nel momento in cui si è chiamati a salire sul pretorio per testimoniare contro la mafia di Brancaccio sentirsi protetti dalla società civile e dalle istituzioni. Dopo questa udienza vi lasceremo in pace per un po’ di tempo. Torneremo a chiedervi di starci vicino per il giorno della sentenza.
Siamo fiduciosi che la nostra costituzione di parte civile, con il vostro aiuto, si risolverà in maniera positiva e ciò significherà avere contribuito insieme ad uno dei pochi momenti che questi tempi ci offrono di affermazione della giustizia.
Noi ci auguriamo che questa nostra richiesta di solidarietà, partita qualche mese fa tramite il “tam tam” di internet e che ha trovato un bel riscontro, possa essere utile per tutti noi semplici cittadini, per lavorare per quell’unità senza steccati che deve indurre le istituzioni a contrastare la mafia e la cultura mafiosa, così come abbiamo fatto noi a Brancaccio insieme a padre Puglisi.
Per maggiori informazioni sulla vicenda di padre Puglisi e il Comitato Intercondominiale di Brancaccio: www.angelfire.com/journal/puglisi .
Un affettuoso saluto, Pino Martinez per l’Associazione Intercondominiale Quartiere Brancaccio >

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Maria P. (Metro) wrote:
< Desidero esprimere encomio e gratitudine ai vigili del fuoco. Chiamati da modeste e nobili persone per salvare una gattina all’ex deposito Stefer di via Appia Nuova, sono intervenuti con sollecitudine e grande cortesia. Ma posso testimoniare che, chiamati sovente in altre occasioni, sono subito corsi senza accettare nemmeno un caffè. Che preziosa rarità. Grazie a tutti i Vigili del fuoco. >

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Coro:

< Padron nostro
che sei al governo
sia massmedizzato il Tuo nome
sia fatta (e fiat) la Tua volontà.
Dacci oggi il nostro pane interinale
rimetti a noi i nostri crimini
come noi li rimettiamo ai nostri superiori
e non c’indurre in tentazione di pensare
ma liberaci da ogni legge
e così sia >