San Libero – 107

Buon 2002 ai cristiani. Buon 1422 ai musulmani. Buon 5762 agli ebrei. Buon 2545 ai buddisti. Buon 5104 agl’indù. E stateve bboni e carmi, armeno st’anno!

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L’uomo dell’anno. Ilda Boccassini.

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Pataccones. Fiduciosa nelle indicazioni del governo, la signora Rosaria Lomonaco, di Palermo, ha cambiato tutti i denari che possedeva (non molti: ma è il principio che conta) con la nuova moneta che entra in vigore da adesso e che sicuramente risolverà i problemi dell’economia: del resto, in questi giorni, giornali, tivvù e politici non ripetono altro e non c’è motivo per non credergli
Palermo, in questo caso, è il quartiere di Buenos Aires fondato dagli immigrati siciliani, la signora Lomonaco è figlia di italiani emigrati in Argentina molti anni fa e la nuova moneta, l'”argentino”, è il punto di arrivo di una serie di esperimenti finanziari tentati dalle autorità locali per risolvere la crisi economica del paese senza ricorrere alla barbarica misura di tassare i ricchi (l’Argentina produce petrolio e possiede il tre per cento dei megamiliardari del pianeta: eppure gli argentini sono poveri. Misteri dell’economia).
Il cambio di moneta era stato peraltro anticipato già nei mesi scorsi dalle autorità della provincia di Buenos Aires. Non sapendo come pagare pensionati e impiegati, e non osando tuttavia tassare chi ha i soldi, i notabili porteni hanno avuto un’idea geniale e hanno coniato una nuova moneta, il Pataccon. Ogni ventisette, dunque, i fantozzi argentini se ne uscivano dall’ufficio amministrazione con una busta piena di pataccones (i megamanager venivano pagati regolarmente in dollari) coi quali erano autorizzati a pagare, o a cercar di pagare, i conti della spesa, ovviamente nei negozi – quattro in tutta Baires – che non esponevano il cartello “Nada patacones”.
Con l’eccezione di Fantozzi e di alcuni milioni di suoi colleghi, la maggior parte degli argentini apprezzarono moltissimo la manovra economica delle autorità. Tanto che, a un certo punto, invalse l’abitudine di definire semplicemente “Pataqua” il governo e “Pataquero” (o: “El Gran Pataquero”) il presidente; che un giorno si presentò in televisione per invitare gli argentini a stringersi attorno ai sacri valori di “Dios Patria y Pataqua”.
“Pataccaros” (l’influenza linguistica italiana è forte in quel paese) vennero invece popolarmente definiti i principali, e ricchissimi, finanzieri del paese, quelli di cui la tivvù (argentina) si occupava con servile entusiasmo a ogni telegiornale. I principali erano Patacca Provera, re della nueva economia, Patacchinno principe della medesima, l’elegante avvocato (titolo onorifico rilasciatogli a suo tempo per competenza dai compagni di cella) Pataquelli, il mediatico Patusconi e altri ancora.
Il verbo “pataccar” assunse una gamma di significati che copriva quasi tutta la gamma delle esperienze umane: “el Presidente pataquiò hoy a la television”, “esta nuche soy estado a pataquar con una muchaca muy hermosa”, “cien miliones pataquados en la calle da un escipador”, “Boca pataquò Santos por tres a zero”, “gran pataquiamento entre exponentes de la derecha y do cientrosinistra”.
Tutto funzionò benissimo per qualche mese (nel frattempo il governo pataquero lavorava alacremente a privatizzare tutto il privatizzabile pataccando l’economia, la scuola, le ferrovie, la giustizia e tutto il resto) finchè un politico di ritorno dal Brasile riferì di aver trovato un pacco di pesos (la moneta ufficiale, convertibile in pataccones) tagliato in quadrati di misura acconcia e liberamente usufruibile al pubblico nella toilette di un bar di Sao Paulo.
Allora il governo si riunì (anche perchè nel frattempo Fantozzi e compagni avevano cominciato ad assediare il palazzo del governo per impiccarne un tantino gl’inquilini) e decise di unificare le monete ufficializzando il pataccon in tutto il paese. Il rappresentante leghista però obiettò che non era giusto imporre agli abitanti delle Ande un nome di moneta fino a quel momento usato solo nella terrona Baires; quello di Alliancia Nacional – la cui base elettorale era per lo più in Patagonia – avanzò rimostranze analoghe, e così alla fine si decise di chiamare la nuova moneta il Nacional – nuova obiezione dei leghisti – vabbene: l’Argentino.
Il principio su cui l’Argentino (e il suo predecessore Pataccon) si basa è che è una moneta per poveracci – paghe, salari e conti della spesa – rigorosamente distinta da quella dei signori che invece è il dollaro, come in tutto il resto del mondo civile. L’economia, insomma, separata dall’econotua: in effetti, se io sono Agnelli e tu Fantozzi, non si capisce proprio che ci azzecchiamo fra di noi e che bisogno abbiamo di una moneta in comune. Un’idea che farà strada, meglio di tutta la scuola di Chicago.
Ah: questa è una storia argentina.

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Jacopo Menchetti <ferdmenc@tin.it> wrote:
<Alcune domande signor O. Era contrario lei alla guerra quando sul finire degli anni 70 la Russia decise di usare la forza contro i profughi afghani? Cosa ne pensa dei quasi 100 milioni di morti che il comunismo ha fatto in tutto il mondo? Perchè nessun libro di storia parla mai di cosa è stato il triangolo della morte sul finire della Seconda Guerra Mondiale? Cosa ne pensa della Cina odierna e della sistematica violazione dei basilari diritti umani? Cosa ne pensa del regime di Castro e dei metodi poco ortodossi che ha sempre usato contro i rivali politici? Cosa ne pensa di Ocalan e del fatto che era un terrorista? E della Baraldini? Cosa ne pensa dei quasi 1200 documenti che dimostrano attività paramiltare del Pci tra il 1945 e il 1965 in Italia? Cosa ne pensa della attività di spionaggio di Cossutta a favore della Russia comunista? Perchè l’affaire Telekom Serbia è stato insabbiato? Perchè signor O. nessuno parla mai di questo?Sono convi nto che non avrò risposta.>
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Rispondo ordinatamente:
1) Afganistan. All’epoca, ero contrario. Nella sinistra italiana, l’unico favorevole era Giorgio Amendola, il più moderato esponente del vecchio Pci. Col senno di poi, aveva ragione lui e torto io.
2) Cina e diritti umani. Ne penso come Lei. Con l’Arabia Saudita, l’Iran e gli Stati Uniti la Cina è uno dei quattro paesi capofila della pena di morte.
3) Castro. Nel resto dell’America Latina ferocissime dittature hanno torturato e ucciso migliaia di persone. Erano sostenute, come Lei sa, dai governi Usa. A Cuba, invece, istruzione e sanità sono state portate a livelli umani, è stata difesa l’indipendenza nazionale e non ci sono state stragi di oppositori. Mi piacerebbe se Cuba fosse una democrazia parlamentare. Credo che Castro vincerebbe agevolmente le elezioni e del resto, prima che la Cia lo “scomunicasse”, era un radical filoamericano. Ora giustifica la propria dittatura con la necessità di doversi difendere dall’assedio americano.
4) Ocalan. Garibaldi fu accusato spessissimo di essere un terrorista. Oggi onoriamo chi l’ha aiutato.
5) Baraldini. Io sono italiano e ritengo che i miei concittadini vadano giudicati sulla legge italiana.
6) Pci paramilitare. Il Pci ha puntato sulla democrazia, non sulle armi. Ha cercato di tutelarsi contro l’eventualità che i suoi avversari dessero luogo a operazioni – tutt’altro che improbabili, in quegli anni – di repressione e massacro dell’opposizione. Queste si ebbero ad esempio in Indonesia e costarono alcune centinaia di migliaia di morti. Questo era l’incubo dei capi comunisti di allora.
7) Cossutta contrastò, in nome dell’Unione Sovietica, Berlinguer, e fece molto danno. Ma non fu mai una spia, bensì un patriota che aveva rischiato la pelle da partigiano contro i tedeschi.
8) Telecom. Insabbiato perchè coinvolge potenti. Lo scandalo fu tirato fuori da Repubblica, che non è certo di destra. Ma sui soldi, destra e sinistra sono trasversali.

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Rando wrote:
<Il Wall Street Journal riporta in un editoriale un’idea sulle cause del terrorismo che viene definita “intriguing”. Cosa sarà? I bambini che muoiono di fame/malattie e i babbi che si incazzano? La povertà che non sa spiegarsi la ricchezza sconfinata in altre parti del mondo? Ovviamente no: la causa prima del terrorismo è…. lo stato sociale. Se lo stato non pretendesse di dare soldi a chi è diverso dal modello dell’uomo di successo, tutti sarebbero costretti ad uniformarsi e non ci sarebbe il terrorismo perchè non ci sarebbero più differenze. Chi sostiene lo stato sociale in realtà alimenta contrasti e in ultima analisi il terrorismo>

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Giuseppe “Oblomov” wrote:
<Che Berlusconi & co. facciano abbastanza danno da smuovere la gente. È questa l’unica speranza: che dopo una crisi, ma una *vera* crisi, si possa fare un altro passetto avanti. È sempre stato così nella storia: la “sinistra”, quella vera, ha potuto fare progressi solo dopo una eccessiva risposta della destra al precedente, piccolo progresso della sinistra. E speriamo che così sia anche questa volta.>

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Giacomo <solitario@infinito.it> wrote:
<Almanacchi, almanacchi nuovi…>

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AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:

22 dicembre 1988

< Angusta la casa
non trova spazio nemmeno
in una poesia di natale
Viene una ragazza
ogni tanto
con le briciole del suo amore
e si sforza di inzupparle
non sa se ha ancora un cuore
Vedi dove finisce la poesia
e dove finisce la speranza
sgretoli l’ultimo sorriso
contro un muro freddo
Il the non l’hai mai saputo fare
e la tua pipa è parecchio fumosa
In quella casa piccola
piccola come il mondo
ogni tanto viene una ragazza
stanotte ha cercato
tra mille parole
la più bella per dirti
ti amo
Neanche il sole è stato al suo patto
è arrivata con nubi la nuova giornata
Ma che c’entra, che importa
la ragazza cerca ancora
tra mille parole
la più bella per dirti
ti amo >