San Libero – 103

Informazione. Una notizia buona e una notizia cattiva. Quella buona è che c’è in edicola un giornale chiamato Avvenimenti. Quella cattiva è che con Avvenimenti vero non sembra che c’entri molto, e che comunque dei giornalisti di prima in questo giornale nuovo non ce n’è quasi più. Sembra che una cooperativa, di cui non fanno parte i lavoratori di Avvenimenti (che ancora aspettano i soldi di anni di lavoro), abbia comperato la testata per rieditarla a modo suo.Da buoni compagni, diamo la parola per prima cosa ai lavoratori, in questo caso di Avvenimenti.
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Rossa wrote:
<Caro Ricc, riparte Avvenimenti dopo l’acquisto della testata da parte di qualcuno. Io e molti altri ex collaboratori-lavoratori-sottopagati (se pagati!) aspettiamo ancora liquidazione, arretrati e… giustizia! Tengo molto a un tuo parere o consiglio. Scusa se non ti chiedo di non mettere il mio nome ma vittima a suo tempo di mobbing non ho più molta voglia di espormi… ma continuo ad incazzarmi! Con affetto e stima. Ciao, Rossa>
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Anna & C wrote:
<Caro Riccardo,
ti scrivo a nome di Adele, Massimiliano, Anna, Franco, Daniela, Barbara, Massimo e di tutti gli altri che per anni si sono fatti il mazzo per due soldi (e tu lo sai che ci siamo fatti veramente un culo così) anche trascinando scatoloni da due quintali in giro per le feste dell’unità di mezza penisola, a tutte le ore del giorno (e anche della notte e della domenica), in quel cazzo di posto che era Avvenimenti.
Perchè Avvenimenti era un posto di lavoro del cazzo, dove c’erano capi e capetti, dove per diecimila lire in più al mese dovevi pisciare sangue e litigare con le alte sfere che volevano farti sentire in colpa perchè “mordevi la mano che ti gettava il tozzo di pane”, dove per ottenere un contratto regolare passavano gli anni prima di riuscire a conquistare il sacrosanto minimo contrattuale da ben unmilioneduecento settantaquattromila mensili, dove nessuno di noi – non giornalisti e nemmeno aspiranti tali – aveva voce in capitolo perchè non intellettuali abbastanza. Però…
Però in quel cazzo di posto che era Avvenimenti noi eravamo orgogliosi di starci. E lo sai perchè?
Perchè i lettori ci volevano bene, perchè quello che su Avvenimenti si scriveva ci piaceva, perchè meglio soffrire tra compagni che stare bene in un covo di fascisti, perchè quando Edgardo se ne è andato abbiamo pianto, perchè non eravamo costretti a metterci la cravatta, perchè ci davamo del tu, perchè il cane del tastierista scodinzolava felice quando ci vedeva, perchè una volta abbiamo messo da parte centomila lire e abbiamo comprato un’azione, perchè siamo andati alle manifestazioni con uno striscione rosso con su scritto I LAVORATORI DI AVVENIMENTI.
Avvenimenti torna in edicola, ora. Senza di noi. Morto un re, se ne fa un altro…
Fai girare, se ne hai voglia.>
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“Un gruppo di giornalisti di Avvenimenti, quello vero” wrote:
<Gloriosa testata svendesi causa cessazione attività. Se avessimo voglia di scherzare, potremmo iniziare così la nostra storia. Eppure, c’è chi la questione l’ha presa molto seriamente e ha ricomprato la testata “Avvenimenti – settimanale dell’Altritalia” per un piatto di lenticchie, in sede di fallimento dell’azienda editrice. Dimenticandosi soltanto di consultare il novantanove per cento di quanti il giornale l’hanno fatto per dodici lunghi anni: cioè i lavoratori – scusate la parola vetero – che, “falliti” insieme col giornale, stanno ancora aspettando stipendi del duemila (per non parlare della liquidazione, per chi nel frattempo s’è dimesso), soldi che probabilmente non vedranno mai, e che pur di far sopravvivere il settimanale hanno fatto i doppi salti mortali.
Tra i dirigenti di Avvenimenti, invece, si è scritta un’altra storia, di epici scontri al vertice. Da una parte quelli che fino alla fine hanno sciaguratamente causato il fallimento di Avvenimenti con scelte suicide-omicide fatte passare sulla testa dei lavoratori; dall’altra, quelli che hanno sbattuto la porta prima del tracollo, indignati per l’andazzo, salvo poi ripresentarsi sulla scena a cadavere ancora caldo ma con i problemi legali (fastidiose maestranze in attesa di vil denaro) risolti dal fallimento in atto. Così riemerge dalla tomba l’Avvenimenti-zombie che gli ignari lettori, magari un tempo affezionati alla testata e ai valori che esprimeva (di pulizia morale, tra l’altro), hanno trovato in edicola il 30 novembre. Ci sarebbe da dire, agli improvvisati stregoni voodoo: vergognatevi, anzichè disseppellire i morti per racimolare qualche soldino di contributo statale, pensate a fare qualcosa di nuovo e di sano con le vostre forze – se ce le avete.
E allora? Allora ci rivolgiamo a voi, cari (ex o potenziali) lettori. Giudicate voi questo Avvenimenti posticcio, con barba e baffi finti e con la maschera di ossigeno sul volto già pallido e decrepito alla nascita. Diffidate dalle clonazioni. Un settimanale Dolly non merita il vostro rispetto>
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Ecco, le reazioni sono state queste. Quanto al giornale in sè, a giudicare dal numero zero, sembrerebbe un prodotto come tanti altri, nè bello nè brutto; come aspetto ricorda vagamente Trenta Giorni, che era una rivistina di Comunione e Liberazione su cui alle volte comparivano articoli (di teologia) del senatore Andreotti.
Questo però è “di sinistra”, e si vede dal fatto che in copertina ci sono (indovinate…) Bush e Bin Laden sopra un sensazionale scoop: la guerra in realtà non è dovuta alla religione ma al petrolio; questo petrolio è molto ma molto importante per il governo americano; e la famiglia Bush, che commercia in petrolio, forse non è del tutto disinteressata. Una tesi interessantissima, pubblicata finora solo da qualche cinquantina di giornali e non più di qualche centinaio di volte, a cui nessuno avrebbe mai pensato se non fosse stato per gli abili redattori di questo nuovo, come lo chiamano, Avvenimenti.
(Suggeriamo altri scoop inediti, tutti straordinariamente di sinistra: esiste una bevanda, chiamata – ah ah non ve lo dico: comunque il come comincia per C e finisce per Ola – dalla composizione segreta, prodotta da una multinazionale ammericana; un’altra multinazionale – se vi dico il nome che scoop è? Comunque, comincia per Mc – invece disbosca amazzonie per vendere colesterolo, ed è ammericana pure lei).
Si prosegue affrontando, in stretto politichese, una serie di faccende uscite sui giornali del mese prima: dal congresso Ds (“Il lungo e defatigante percorso ha infine raggiunto la sua meta solenne”) ai cattolici nei cortei per la pace (“Oggi diavolo e acqua santa hanno trovato un modo convinto di andare a braccetto…”). Fra i commentatori c’è l’ex presidente Bnl (area Craxi) Nerio Nesi, di cui Avvenimenti – quello vero – si dovette occupare anni addietro per la storia, non edificante, di alcune strane filiali americane. Oggi dice di essere di sinistra, e dunque un paio di pagine anche a lui. Per il resto due o tre pezzi leggibili, su argomenti non nuovissimi ma perlomeno civili; un virtuoso pezzo sui diritti dei lavoratori, che vanno rispettati e difesi (purchè non siano, è sottinteso, di Avvenimenti); una colonnina vivace su La Ganga; e per il resto un grigiore cossuttiano.
Nell’area cossuttiana, se riescono a sopravvivere (giornale e area), dovrebbe navigare il nuovo giornale, senza far bene o male a nessuno. Di quell’area è del resto un’autorità il nuovo direttore, che è un bravo galantuomo simpatico e curiale. Con questo numero zero è riuscito a battere un record, piazzando una cazzata da un megaton già a pagina uno riga uno, con le semplici prima e seconda parola del suo onesto editoriale: il quale comincia tranquillamente: “Avvenimenti nasce…”.
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“Avvenimenti nasce”? Ora, Eminenza? Prima non era mai nato? Improvvisamente torna alle narici il freddo di un’altra invernata romana, ma freddo vero (allora c’erano ancora i communisti) e una lambretta con due tizi a bordo che fila scatarrando verso le parti della stazione: sulla lambretta ci sono un tipo coi baffi (davanti: il direttore) e uno con la pipa (dietro: la redazione). Ecco, quella è Avvenimenti che sta nascendo, signor mio. Nel 1988, non ora.
Va bene. Adesso vi dò la formazione e voi ve la imparate a memoria tipo “Sarti Burgnich Facchetti”. Eccola: Turi, Silver, Ferrucci; Cortina, Fracassi, Orioles; Salvagni, Fracassi II, Petrucci, Badiali Lungo, Badiali Corto, Tiziana.
Questa è la formazione del glorioso Avvenimenti 88-89: dopo sono arrivati altri magari più bravi, ma la squadra-base era quella, svelta di palla, operaia e aggressiva, e da allora non s’è più visto niente di simile finchè non è arrivato il Chievo.
Senza soldi, con un computer solo e tre stanze dietro alla stazione, abbiamo fatto buon giornalismo, liberi, senza pretendere di far lezioni a nessuno e senza sentirci chissà che cosa. Abbiamo venduto bene il giornale, abbiamo imposto il nostro prodotto sul mercato e ci siamo anche divertiti. Non siamo diventati famosi – una redazione di mediani; fanteria – e non ci siamo mai considerati grandi giornalisti (qualunque coglione può essere un Grande Giornalista: ma vendere il giornale?). Però siamo stati utili a qualcosa. Anche, purtroppo, a tutta la brava gente degli ex palazzi di sinistra che ora, grazie al lavoro fatto da noi, possono campicchiare alla men peggio per un po’ avvolgendo i loro “lunghi e defatiganti percorsi” nella nostra bella testata rossa fiammante (a proposito: ora l’hanno fatta marrone).
Politica? Certo che ne facevamo: i ragazzi della Pantera hanno dormito col sacco a pelo dentro la nostra redazione, e durante la Prima Guerra dei Bush (montammo un’edizione straordinaria di 64 pagine esattamente in 10 ore e mezzo) suorine e compagni di San Lorenzo venivano a chiedere copie del giornale da distribuire. Ma non abbiamo mai ammazzato nessuno – non di noia, almeno, e non di prosopopea.
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Bene, privatizzano tutto e immagino che quindi prima o poi dovevano privatizzare pure Avvenimenti. Funziona? Boh. Mick Jagger, che è Mick Jagger, l’altra volta ha deciso che i Rollings è solo lui, s’è fatto il disco da solo e ha venduto esattamente novecento copie. D’altra parte, a noi di sinistra ragionare alla Berlusconi (chi ha i soldi comanda, e i lavoratori zitti e muti) non ci ha mai portato fortuna. Eppoi Nesi, notoriamente, porta sfiga.
Io una mano, a fare questo numero zero, gliel’ho pure data, perchè la parola Avvenimenti basta a farmi muovere qualcosa e a me non piace far critiche senza costruire. Ma poi me ne sono pentito, perchè davvero non era cosa. Non c’era neppure il pezzo di Claudio Fracassi, io con Fracassi ci ho litigato circa un milione di volte e spero di litigarcene altrettanto in avvenire ma un conto è litigare un conto è levar di mezzo. E anche questa è una faccenda che molti compagni devono ancora imparare.
Va bene, chiudiamola qua. Solo, un promemoria per chi, avendo i soldi e il potere che noi non abbiamo, adesso è là a fare il nostro giornale senza di noi. Due promemoria anzi, uno per i giovani e uno per gli anziani.
Per i giovani: “Ragazzi, adesso, se ve la sentite, cercate di cominciare a fare i giornalisti. Non gli addetti stampa “di sinistra”: i giornalisti. I giornalisti sono quelli che fanno il loro giornale e lo difendono anche – giocandosi lealmente la carriera quando occorre – contro i loro padroni. Giornalista e signorsì sono due cose che non vanno d’accordo. Dovete scegliere perchè sennò il lettore – che è un figlio di puttana – prima o poi se ne accorge, e vi pianta in mezzo alla strada con tutti i contributi statali, tutti gli amici politici e tutti i bei discorsi fighetti, ma senza una copia di venduto”.
Per i più anziani (ma col cappello in mano, e con gran rispetto): “Grazie di tutto quello che avete fatto di buono finora, grazie senza ironia, per davvero. Adesso però è l’otto settembre: perchè la crisi della sinistra è questa, una crisi di comportamenti e di morale, non di programmi. Ebbene, abbiamo deciso che dall’otto settembre, d’ora in poi, cercheremo di uscircene da soli, senza i vecchi generali. Vi rispettiamo sempre, ma non ci aspettiamo più nulla da voi. E ora dobbiamo muoverci, chè c’è un sacco di strada da fare”.
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Scusate se vi ho annoiato con tutte queste faccende di Avvenimenti. Ma come capite benissimo, non è (solo) di Avvenimenti che si parla. Il caso Avvenimenti è solo il versante caricaturale della tragedia di una classe dirigente di sinistra che, dopo aver consegnato il paese a Berlusconi, ancora gioca ai vip e agli astuti machiavelli. E questa è una tragedia che riguarda tutti, e in primo luogo te che stai leggendo.

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Sicilia. Ma forse è Proserpina, il vero simbolo nostro. Per sei mesi giovaneggia e fiorisce, libera nella luce, con coraggio e amore. Per sei mesi dorme greve laggiù, fra il buio delle paludi, nella casa di Ade.

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“Zero zero sette licenza di uccidere”. In Italia no: in Italia gli agenti segreti purtroppo non possono ammazzare, al massimo possono fare furti, truffe e falsi in bilancio (beh, questo veramente ormai lo possono fare tutti) purchè con l’autorizzazione del Capo del Governo; di tutti gli altri, non occorre che ne sappia niente nessuno. Questo semplifica molto le cose, in situazioni tipo Genova o Piazza Fontana.
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“Il latore della presente ha fatto ciò che ha fatto per mio ordine e nell’interesse dello Stato”: vi ricordate il bigliettino del Cardinale che Athos strappa alla perfida Milady e grazie a cui D’Artagnan alla fine viene nominato capitano dei moschettieri? Beh, il meccanismo è quello.

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Teheran. Fuma in pubblico durante il ramadan: trenta frustate. Ahhh! Una bella sbuffata di pipa. Va bene va bene. La spengo subito, scusa.

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Cronaca. Roma. Private degli attributi maschili, da misteriosi moralizzatori, alcune delle statue che circondano lo Stadio dei Marmi al foro italico, e che simboleggiano l’agonismo classico e le gioventù italiane.

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Cronaca. “Investe un’anziana ma non scappa”. È successo a Crema: l’investitore s’è fermato a soccorrere la vecchietta e la cosa è oramai tanto rara che ci hanno fatto il titolo sul giornale.

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Cronaca. Jesi. Quattro adolescenti marinano la scuola e se ne vanno all’osteria. Qui li trovano alla fine le guardie, bicchiere in mano. I ragazzi per l’orecchio alle famiglie, una multa all’oste. Uno dei quattro stava appena proponendo di arruolarsi da mozzi sull’Hispaniola.

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Cronaca. Cosenza. Quelli del censimento le hanno lasciato il modulo fuori, dal portiere. Passa il fidanzato e dà un’occhiata: “Ehi, ma tu hai QUARANT’ANNI!”. E l’ha lasciata.

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Come impercettibilmente sorridono,
gentile Libertà, coloro
che dell’uomo raccolgono la debolezza e l’amore
e tenendoli stretti vanno in guerra!