Porte in faccia all’Antimafia

di Giovanni Caruso, foto e video Francesco Nicosia

Il comune di Catania dice no a Claudio Fava, vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia

“Avevamo chiesto al comune di Catania di metterci a disposizione un locale per tenere la mia conferenza stampa sull’interrogazione parlamentare rivolta al ministro Alfano. Dopo qualche giorno ci hanno risposto che nessun locale era disponibile, che bisognava richiederlo almeno trenta giorni prima. Avrei voluto fare la mia conferenza stampa in una sede istituzionale ma l’amministrazione Bianco me l’ha impedito”

Così Claudio Fava ha iniziato la sua conferenza stampa, ieri mattina presso la sede di Addiopizzo Catania. Ha poi esposto l’interrogazione parlamentare rivolta al ministro. In sintesi, Fava richiama il prefetto di Catania che, contrariamente a quanto previsto dalla legge, non ha disposto una commissione per valutare se c’erano le condizioni per sciogliere il consiglio di quartiere di Librino per infiltrazione mafiosa.

La vicenda venne fuori il 14 gennaio, quando la commissione antimafia regionale fece i nomi di alcuni consiglieri comunali sospettati di essere vicini ad alcuni clan catanesi e quello del presidente della municipalità di Librino, vicino al clan Santapaola.

“Il prefetto non si è attivato in tempi brevi; ad oggi non conosciamo quali siano i provvedimenti che il prefetto vuole intraprendere”. La questione, sottolinea Fava, non è necessariamente giudiziaria, ma di questione morale e di etica politica. Durante l’audizione in Commissione antimafia, infatti, Bianco si è contraddetto più volte. E ha senz’altro mentito quando ha detto di non sapere dell’inchiesta giudiziaria in corso nei confronti di Mario Ciancio, imprenditore ed editore del quotidiano La Sicilia. Ha mentito ancora quando ha sostenuto di non sapere che nel Consiglio comunale ci fossero esponenti, del centrodestra e del centrosinistra, vicini a Cosa Nostra catanese.<a href="http://www.isiciliani omeprazole magnesium.it/_/wp-content/uploads/2016/03/Claudio_Fava_conferenza_stampa_02.jpg” rel=”lightbox[15734]”>

“Ma come possono agire – è stato chiesto a Fava – la società civile e i movimenti sociali per denunciare le infiltrazioni mafiose nella politica, nell’imprenditoria e nel tessuto sociale della città?”. Lui ha risposto che tocca a noi come giornalisti e cittadini, alla parte sana della società civile e a tutto il movimento antimafia coinvolgere cittadini e cittadine e fare così di tutto per garantire verità e giustizia sociale, al fine di ristabilire il vero confronto democratico tra cittadinanza e istituzioni.

Alla domanda “Il sindaco Bianco si deve dimettere?” Fava risponde che la risposta tocca alla politica e ai partiti (che, nonostante la legge Severini, non fanno la dovuta prevenzione di politici impresentabili); tocca a un sano consiglio comunale decidere sulla base di un comportamento morale ed etico che ogni amministratore dovrebbe avere. Com’è avvenuto a Castelvetrano, dove ventotto consiglieri si sono dimessi – sciogliendo di fatto il Consiglio comunale – dopo l’assoluzione del consigliere Giambalvo, indagato per un’intercettazione dove diceva che era disposto a uccidere chiunque andasse contro il boss Matteo Messina Denaro.

Il giornalista incalza: “Se fosse stato sindaco Fava, si sarebbe dimesso?”.

“Il sindaco Fava – è stata la secca risposta – per sua storia e cultura non avrebbe fatto questi errori”.

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Prima della conferenza c’è stato un “siparietto” della presidente di Addio Pizzo Catania, Chiara Barone, che ha accusato “certa stampa qui presente” che “si è permessa di parlare male di Addiopizzo e di Libera Catania. Noi siamo per la legalità e l’antimafia, e non facciamo politica!”. “Se non abbiamo aderito alla manifestazione antimafia del 30 gennaio – ha proseguito – è stato perché aveva connotazioni fortemente politiche, come dimostrato dalla presenza di Matteo Iannitti!”.

Signora Presidente di Addiopizzo, ma Lei sa cosa vuol dire politica? Se per politica intende quella del sindaco Bianco con la sua giunta ha ragione a fuggirne. Ma noi per politica intendiamo qualcosa di civile e serio, che si fa bene quando comincia dal basso e non dai salotti buoni. E non legittimando un documento, firmato a difesa di Bianco dal dott. Pistorio e da altri notabili catanesi, dove ci si appella ad Addiopizzo e a Libera (catanesi) per garantire l’antimafiosità del signor Bianco e la malvagità di coloro che lo accusano, istigati da chissà chi.

Fare politica vuol dire impegnarsi seriamente e civilmente, prendere posizione senza paura. Non farsi ristrutturare la sede con i soldi pubblici regalati da un ex presidente della provincia di Catania, oggi indagato.