Peppe, un librinese come me


Come Peppe Cunsolo ha trovato la morte sulle strade abbandonate di Librino

foto e testo di Luciano Bruno

Avrei voluto partecipare ai tuoi funerali, rivederti per l’ultima volta anche se da morto, dirti che noi, anche se in momenti diversi, abbiamo vissuto lo stesso quartiere.

Era un bambino, con i capelli castani, gli occhi dello stesso colore molto profondi e intensi di uno che aveva tutta una vita da raccontare, anche se molto giovane. Viveva insieme alla famiglia nella periferia sud- ovest di Catania, “Librino”. Il quartiere del disagio sociale, culturale ed economico; è un quartiere dove mancano i servizi più elementari. I tantissimi giovani non hanno spazi, dove potersi svagare, non ci sono centri sociali, biblioteche, centri culturali, sportivi, manca il lavoro, tutto lì è stato abbandonato dalla politica sia di destra che di sinistra, che si ricorda di Librino solo in campagna elettorale. I ragazzi, non avendo punti di riferimento, sono adescati dalla mafia, li vedi scorrazzare sui motorini a portare pacchetti da una parte all’altra dei Viali del quartiere. La madre è giovane, ha i capelli castani, gli occhi verdi, è una delle tante donne di Librino che cercano di portare avanti la famiglia. A questo punto intervengono i servizi sociali, anche se a volte, come in questo caso, hanno fatto solo danno perché Peppe lo hanno mandato in una comunità a Solarino.

La memoria torna indietro, a tantissimi anni fa, nello stesso quartiere, mi ricorda Angelo, un ragazzo con la stessa storia familiare e il padre lontano. Il peso della famiglia ricadeva su sua madre, una donna molto forte, con i capelli castani, gli occhi dello stesso colore, che faceva i lavori più umili, lavava le scale in Viale Librino 52, faceva la domestica nelle case dei borghesi di Catania, la lavapiatti in un ristorante della playa. Poi la madre di Angelo si ammala e lui grazie ai servizi sociali diventa un pacco postale da spedire di collegio in collegio, un pacco postale a Catania e provincia.

Si chiamava Peppe Cunsolo, aveva tredici anni, e frequentava la quarta elementare, nella comunità di Solarino dove viveva una delle maestre ci dice: ” Era un giovane sperto, con voglia di vivere, anche se lontano chiedeva sempre del suo quartiere; a tredici anni ancora frequentava la quarta elementare, non stava mai fermo, saliva sui banchi, lanciava aeroplani di carta, faceva di tutto per attirare l’attenzione e i bambini di otto anni lo vedevano come il loro maestro.”

Intanto il giorno dell’inaugurazione della “porta della bellezza” c’è chi diceva: “A Librino non c’è dispersione scolastica, Librino è bella, non ci sono problemi sociali.” Allora questa gente dovrebbe spiegare: se non c’è dispersione scolastica, come mai un tredicenne frequentava la quarta elementare, cosa ci fanno alcuni ragazzi dai dodici anni in su in viale Moncada la mattina?

Dal 2006 a Librino esiste l’associazione sportiva A.S.D. Briganti Librino, che con il rugby cerca di togliere i ragazzi dalla strada; Peppe era uno di loro, era stato agganciato nel 2007, e giorno dopo giorno col lavoro di tutto il gruppo si era integrato, a tal punto che insieme alla squadra aveva partecipato ad un torneo Under 11 a Treviso.

Poi nel 2009 il comune di Catania ha consegnato al calcio Catania il campo San Teodoro, dove i briganti si allenavano, per farci una scuola calcio mai partita. Dopo questa vicenda Peppe e tanti altri ragazzini hanno lasciato la squadra perché non avevano i mezzi materiali per seguire gli allenamenti in giro per la città.

Il 28 gennaio scorso Peppe è stato trovato da un’ambulanza in Viale Castagnola, la strada più trafficata del quartiere, sull’asfalto in gravi condizioni. Dopo tre settimane di coma è morto. Da cittadino, non mi preoccupa l’indifferenza della politica catanese, verso Librino è sempre stato così, mi inquieta di più l’indifferenza della stampa nazionale, che faceva intere pagine sugli incontri privati di Berlusconi, e fa silenzio su un bambino morto in un incidente strano. Mi lascia senza parole il comportamento della CGIL Librino che a maggio del 2011 ha fatto un comunicato stampa per lo sgombero del palazzo di cemento elogiando Il comune per aver ripristinato la legalità nel quartiere, cosa assolutamente non vera e ora fa silenzio su un fatto del genere. Ma la CGIL Librino, la chiesa, la sinistra, la destra, insomma quella che si fa chiamare società civile, da che parte stanno?