Napoli: la cenere brucia

Filomena Indaco – La Domenica Settimanale

citta-della-scienzaLa cenere brucia, le fiamme sono spente ma quei fantasmi di mattoni sono lì a ricordare, semmai fosse possibile dimenticare, il rogo, caldo e tragico, acceso lunedì 4 Marzo: è andata in fiamme Città della Scienza, simbolo di Napoli e della sua voglia, spesso troppo debole, di rinascere e vivere. Un incendio durato più di 13 ore che ha raso al suolo lo Science Centre, il planetario e sei capannoni, distruggendo un’area estesa per circa 12.000 metri quadrati di esposizioni scientifiche, lavori didattici ed exhibit interattivi. Sono sopravvissuti i muri perimetrali, il teatro e Corporea, un cantiere, fermo da un po’, che è l’ultima parte di museo e che doveva rappresentare il corpo umano.

Fiore all’occhiello della periferia occidentale di Napoli, la Città della Scienza si trova di fronte al mare di Bagnoli, nell’area dell’ex Italsider, e proprio per questo, ancor più forte, risuona l’eco della rinascita e della voglia di riscatto che questo complesso scientifico portava con sé.

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Le fiamme, scoppiate dopo le 21:00, si sono propagate velocemente, provocando un effetto domino tra i vari capannoni, che in pochi minuti si sono trasformati in un colosso di fiamme. L’incendio non ha provocato feriti, perché avvenuto in orario di chiusura e perché il lunedì, nei mesi invernali, il Museo è chiuso al pubblico. L’ipotesi di dolo è stata immediatamente quella più avvalorata, soprattutto perché l’impianto elettrico è stato trovato intatto e perché, quella sera, ai vigili del fuoco, sono arrivati solo due contatti telefonici registrati dal loro centralino. La prima telefonata è arrivata alle 21:16, la seconda dopo pochi minuti, quando l’incendio aveva già colpito larga parte della struttura. I vigili del fuoco sono stati impegnati l’intera notte del lunedì per spegnere il rogo.

citta-della-scienza2Quel che resta ora di Città della Scienza è un cumulo di cenere ed un odore terribile, ma la voglia di rinascere e di ricostruire lasciano la scia più forte. La ferita aperta da quest’incendio conferma quanto sia difficile erigere e costruire in questa regione. Sembra tutto destinato a finire in un buco nero di distruzione, il nero della camorra, il colore della paura che nell’ignoranza trova la sua linfa vitale; ignoranza tanto anelata dalla criminalità organizzata che tra le fila di giovani poco istruiti trova i migliori e più fedeli adepti. Le macerie di Città della Scienza puzzano di rabbia e disperazione, ma sono lì a ricordare che Napoli non possa e non debba arrendersi alla mano della camorra o di chiunque abbia compiuto questo scempio. Si ricostruirà, e lo si farà proprio lì, in Via Coroglio, in quello stesso pezzo di terra, che, per anni, ha simboleggiato la rivincita di Napoli, altrimenti, si farebbe il gioco dei criminali che l’hanno distrutta. Non è tempo di pianti e di disperazione, ma è ora di spazzare via la cenere perché, ai bambini che hanno trascorso qualche ora in quel luogo “magico” e che chiederanno di tornarci, si possa rispondere: “Presto, molto presto tornerai lì.”