Librino: ritrovare la memoria ricostruire un futuro

 

Giovani di Librino alla scoperta delle origini culturali di Catania

Iorga

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Catania ha più di un’anima. Le mille e una storie che la compongono la rendono la città che conosciamo, che difendiamo, che critichiamo, che amiamo. Che odiamo.

Una città dai mille risvolti e sfaccettata, come nel più ardito taglio diamantino. Una delle anime più profonde è il quartiere San Cristoforo, una periferia nel pieno del centro storico, un centro storico ridotto a periferia. Eppure questa periferia racconta mille storie diverse, intrecciate tra loro in una salsa tutta catanese, una promenade di colori e architetture che nasce in quel lontano IX secolo, quando la città conquistata dai Saraceni si dota di una Giudecca destinata a crescere sempre più, finendo per inglobare quasi la stessa Platea Magna, cuore cittadino della Catania medioevale e generando il primo nucleo di quella che diventerà il più grande paradosso urbano della città.

Le mille e una storia di San Cristoforo si intrecciano con un’altro centro, un’altra periferia. Anzi, La periferia. Un progetto di legalità democratica, “Per le vie della città”, ha in questi giorni portato alla scoperta delle anime del quartiere un gruppo di ragazzi provenienti dall’Istituto Comprensivo “Cardinale Dusmet” di Librino, partendo dalla Porta Garibaldi, ha identificato quei – pochi – residui ebraici tra cui la sinagoga, i resti di un possibile miqwé e i Menorah disegnati sulla torre di nordovest del Castello Ursino, scoprendo le altre numerose storie che il quartiere ha da offrire: dalla miracolosa icona di Santa Maria dell’Aiuto e l’incredibile Casa di Loreto, al Foro in cui avvenne il martirio di Sant’Euplio e ancora mille altre. Un gruppo di ragazzi provenienti da un quartiere senza storia che indaga la storia di un quartiere senza memoria.

Non pago, il gruppo si reca alla scoperta di un’altra periferia nel cuore della città: Civita, una cittadella in cui i secoli hanno forgiato l’anima del quartiere, tra palazzi medioevali e barocchi, moschee, chiese, pescatori, teatranti, dove cresceva Micio Tempio in mezzo a una infinità di teatri. Una cittadella in cui ancora oggi si ama vivere. In piena periferia.

Una esperienza che condurrà i ragazzi a interrogarsi sul valore dei beni storici e all’adozione da parte loro di un frammento di memoria custodito al Castello Ursino per restituirlo alla città che lo ha prodotto e poi dimenticato.

Il centro Librino restituirà giorno venti di questo mese un frammento di memoria alla periferica Catania, capendo che una città senza memoria è una città senza futuro.