La scuola matrigna

L'ingresso della Livio TempestaSono mamme giovani, perdono la testa, si ribellano e decidono di far uscire tutti fuori dal plesso. E’ il 21 Novembre. L’edizione di Giugno de I Cordai aveva fatto un completo fotoracconto sulla scuola materna di via Moncada: feci di topi sulle pareti; gabinetti incrostati; scarafaggi zampettanti nei corridoi; trappole e veleno bello e pronto per ratti (e facile da ingoiare per ciascun bambino); detersivi specifici assenti – restavano solo i fusti vuoti – sostituiti da saponi generici e a prezzo stracciato; altalena sommersa da un giardino incolto, con tanto di siringhe e spazzatura; cortile infestato da zecche che in estate uscivano allo scoperto per godersi il caldo e a due passi dagli alunni, i quali, nemmeno a dirlo, non s’azzardavano a mettere il naso fuori.
E c’è pure un cane: “Ca semu chini di zicchi! Iu ci spinnii 24 euro pò prodottu po’ cani, e i ‘ppizzai”, urlò a Giugno un uomo. Era l’ex custode. Alle sue spalle, proprio a metà del cortile, proprietà della scuola, e dunque del comune, e dunque di tutti, c’era e c’è tuttora un prefabbricato. Sia il cane con tanto di zecche, che la casa, sono proprio dell’ex custode che pur non lavorando più per il plesso continua a vivere lì. “S’allaccia alla luce, all’acqua e al telefono” dice qualcuno. Ma, a quanto dichiarò proprio l’ex custode, lui garantisce l’ordine. Nella cucina industriale, costruita per la mensa scolastica, mancava però tutto. Rimaneva solo un lavandino e uno stanzino con una pila di copertoni usati. Chi aveva rubato? A chi serve un ex custode che occupa abusivamente il suolo pubblico e lancia minacce nell’aria?
I bagni, sporchi da settimane, dimostravano insieme al resto che la pulizia ordinaria non esisteva, nonostante comparisse agli atti un’addetta stipendiata dal Comune proprio per garantire l’igiene e la pulizia. A quanto risulta viene ma non fa nulla.
Dopo la ribellione delle madri della scuola materna, giorno 21 Novembre, interviene la Tv. Le donne si sfogano: “Possono prendere virus, malattie gravissime…” si sbraccia una, “I nostri figli…è fuori dal normale!” fa un’ altra, roteando le mani e quasi girando su se stessa. Melina Di Fazio arriva in via Moncada per dare manforte. È la rappresentante di quelle madri della Doria che, come il nostro giornale ha raccontato, a Giugno di quest’anno hanno ottenuto e conquistato la scuola di San Cristoforo con le loro sole forze.
E le mamme ancora: “Ci sono trappole a terra”, “Dove viviamo? Alla discarica di Lentini?”, “Facciamo sciopero, i nostri bambini non sono animali!”, dice una madre, trattenendo un ragazzino inquieto, che aveva voglia di scappare via. Poi il ragazzino si blocca e guarda dritto davanti a sé attraverso un grosso paio di occhiali di plastica e dalle lenti spesse. Il giorno dopo, Giovedì 22 Novembre, giunge il consigliere comunale per An, Puccio La Rosa. Ha visto il servizio in Tv e vuole risolvere tutto. Dice a Melina Di Fazio: “Non c’è bisogno che chiami la Tv, basta chiamare gli organi competenti”. La preside, organo super-competente, dichiara attraverso un suo portavoce, la vicepreside, di aver mandato parecchi fax al Comune senza avere avuto mai alcuna risposta. Poi, ancora La Rosa, dice alla Di Fazio “Io so benissimo che tu ti vuoi candidare per metterti in mostra, io non ho bisogno di chiamare emittenti per farmi sentire”, e lei “Iu savvu a pezza pi quannu veni u puttusu. Questa scuola è vent’anni che è così”. Se siano vent’anni davvero noi de i Cordai non lo sappiamo, di certo è cosi da Giugno 2007, come dimostrano le nostre foto. Alla fine intervengono gli operatori comunali e fanno la pulizia straordinaria: disinfestazione, derattizzazione, taglio delle erbacce, piano di lavoro per migliorare la struttura. Straordinario! Ma la pulizia ordinaria? E l’ex custode?  
In una circolare inviata a tutte le scuole catanesi (18-09-2007), il Vice Sindaco Arena, assessore alla Pubblica Istruzione Edilizia e Gestione Edifici Scolastici, dichiarava: “Carissimi… L’amministrazione comunale continua alacremente a lavorare nel tentativo di offrire agli operatori scolastici, agli studenti ed alle famiglie catanesi, luoghi rinnovati, edificanti e sicuri dove potere serenamente lavorare, crescere e studiare con profitto e…”. Ecco. Dov’era quel giorno l’assessore? La circolare è di Settembre. Ciò dimostra che l’assessore non conosce le scuole catanesi, o se non tutte solo alcune. La Sicilia, il 23 novembre, scrive che il consigliere comunale di An, su richiesta di numerosi genitori, ha effettuato un sopralluogo nei locali della scuola materna Livio Tempesta, e che solo dopo ha concordato la pulizia con l’assessore Arena. Perché è Puccio La Rosa ad arrivare la mattina del Giovedì ventidue, se a controllare l’edificio dovrebbe esserci l’assessore Arena, o un tecnico funzionario del comune delegato dall’assessorato competente? Cosa c’entra un normale consigliere comunale con la Gestione Edifici Scolastici? Per risolvere un qualunque problema il cittadino si deve rivolgere agli organi competenti (come dice lo stesso La Rosa, vedi sopra), o ai consiglieri amici? L’articolo de La Sicilia è comunque in bella mostra nel sito pucciolarosa.it. E il pezzo conclude pure con una sua dichiarazione “Ringrazio l’assessore Arena ed i dirigenti del Comune per la tempestività dimostrata …”. Quale tempestività? Arena, il vicesindaco e organo competente della giungla-Livio Tempesta, alla fine della circolare scolastica aveva scritto: “Prendete le distanze, rimproverate, condannate aspramente i comportamenti di quelle nuove generazioni violente…che continuano ad arrecare gravissimi danni morali, d’immagine, e soprattutto materiali alla nostra comunità…”
Allora rivedo tre immagini: l’ex custode abusivo che impreca e minaccia, la negligenza dell’addetto alla pulizia stipendiato da noi tutti, e il bambino della scuola materna con i grossi occhiali di plastica dai vetri spessi, imbambolato nel vuoto. È davvero lui il bulletto autore di questo macello?

Giuseppe Scatà