I “mangiabambini” fanno cultura, il Comune la nega

di Ivana Sciacca

La Sala dei Cento Fiori in via Campofranco 89 l’hanno ricevuta in eredità dai compagni che prima di loro hanno fatto militanza rossa. Abbiamo intervistato Concetto Solano e Arturo Mannino, anagraficamente distanti ma entrambi con una tenacia che impiegano nel collettivo Red Militant che ha intrapreso una serie di iniziative sociali nel quartiere della Stazione di Catania.

Quali sono le attività che avete in cantiere?

Stiamo progettando uno sportello che offra assistenza legale alle persone che sono a rischio sfratto. Il cineforum è stato già avviato ed anche diverse presentazioni di libri. Anche se la catalogazione non è completa, la nostra biblioteca popolare è già attiva. Mentre il doposcuola è nei nostri progetti, ma siamo in cerca di volontari o meglio di persone qualificate per fare un lavoro che abbia un senso.

Quali criteri avete adottato per gestire la vostra biblioteca popolare?

Un sistema che pensiamo sia l’unico fruibile da un punto di vista pratico: chi vuole qualche testo lo prenota online (redmilitant.eu) e lo troverà poi in sede nel giorno di apertura. Ovviamente alcune riviste e testi rari potranno solo essere consultati, tuttavia offriamo il servizio fotocopie per poter dare modo di averli sempre a disposizione.

Nel vostro catalogo online vi sono in prevalenza “libri rossi”. Si potranno trovare solo quelli?

A catalogazione ultimata, qui si potranno trovare da Pirandello a Svevo a tanti altri. Non è una cultura monodirezionale la nostra!

Qual è il vostro ruolo nella rete di biblioteche popolari e nel progetto Libreria Diffusa?

Coloro che ci stiamo occupando di biblioteche popolari a Catania ci siamo riuniti alcune volte per stabilire la confluenza in una stessa rete. L’intento è riuscire a usare un sistema comune di catalogazione, lo stesso software, le stesse voci, etc.
Il progetto della Libreria Diffusa invece è esclusivamente di Mangiacarte: la loro idea è quella di collocare i libri presso chi li legge. Per noi invece è un valore avere i libri nelle nostre sedi.

Le vostre sono attività svolte anche da altre associazioni “neutrali”. Il fatto che voi siate apertamente schierati influirà in qualche modo?

Avere delle basi storiche avvicina le persone invece che allontanarle. Specie tra i giovani che siamo cresciuti per vent’anni in un mondo politico vago che non dà risposte su nulla. Capita ancora di essere etichettati come “mangiabambini” ma alla fine la paura del simbolo o del nome viene surclassata dalla necessità della gente di avere delle risposte chiare.

Com’è cercare di portare avanti i principi del comunismo, nonostante la storia abbia consegnato degli esempi di società comunista che a livello pratico hanno dato risultati discutibili rispetto a quelli teorici?

Gli esempi storici di società comunista sono comunque stati dei tentativi di un esperimento di società diversa, che hanno avuto aspetti positivi ma anche dei momenti di sconfitta. Bisogna imparare da quelli per fare meglio la prossima volta. C’è comunque la consapevolezza che quella è la strada giusta, perché le strade diverse puntano a mantenere un sistema disumano.

Esiste il rischio che il potere possa corrompere chi lo eserciti?

Nel comune modo di intendere, il potere equivale ad essere eletto al Parlamento, al Governo, a fare i trattati con la NATO. Questo è lo stesso meccanismo in voga durante il Fascismo, solo che oggi ha una veste democratica. La nostra concezione è sbarazzarci di questa logica: porsi in un’ottica dove non ci sia chi comanda e siano i lavoratori a gestire la produzione, la distribuzione dei prodotti, l’informazione. Chi andrebbe al potere avrebbe un modo di vedere radicalmente nuovo e incompatibile con la società attuale.

Nell’ex URSS le morti provocate dalle carestie o nei gulag non fanno tentennare su quel tipo di sistema?

Chi ha fatto quelle cose le ha fatte per affermare il proprio potere personale o con la finalità di emancipazione di una collettività che era stata sfruttata, umiliata, massacrata da una classe che era al potere.

In questo tipo di sistema economico c’è spazio per le sfumature?

O sei dalla parte dei lavoratori che si emancipano, o dalla parte degli sfruttatori. Perché la stessa repulsione che si prova per i pedofili non si deve provare anche per un proprietario di miniere che sfrutta le persone che ci lavorano e li fa morire là dentro? Il modello socioeconomico fornitoci da Marx, al di là delle esperienze storiche, è l’unico in grado di permetterci di programmare un percorso di vita dignitoso.

Mentre il Collettivo dei Red Militant cerca di intavolare un dibattito politico che parta dal basso, dando vita a un insieme di iniziative culturali come la biblioteca popolare, il Comune di Catania ha deciso la chiusura della biblioteca storica “V. Bellini” in via San Giuliano…