Fermato lo sfratto: si rinnova l’affitto

Scelga se rinnovare il contratto di locazione, ma per un periodo di sei anni più sei, o lasciare l’edificio, e subito, perché da troppo tempo si rinnova questo tira e molla tra amministrazione, abitanti e orsoline. Per non parlare del debito che il Comune ha accumulato per fitti non pagati.
L’avvocato della proprietà, a dicembre del 2009, aveva chiesto al Comune una risposta che, fino a qualche giorno fa, non è arrivata autorizzando l’interpretazione più nera per cui l’Andrea Doria, sotto sfratto esecutivo, era ormai fuori. A ridosso dell’arrivo dell’ufficiale giudiziario, come ogni volta che si è arrivati a questo punto, le famiglie e l’associazione Gapa, che ha sempre lavorato insieme alla scuola, ai bambini e alle mamme del quartiere, sono scese di nuovo sul piede di guerra spingendo l’amministrazione a cercare una soluzione che rispetti le richieste e i bisogni della popolazione. Ieri mattina, all’avvocato della proprietà è arrivato un fax della direzione Patrimonio nel quale si conferma la disponibilità dell’amministrazione a rinnovare un contratto analogo alla precedente scrittura. L’avv. Giuseppe Giuffrida ha preso atto della disponibilità e, sentito l’ufficiale giudiziario, ha rinviato lo sfratto di dieci giorni in attesa di chiarire che cosa l’amministrazione intenda esattamente. La precedente scrittura, infatti, è relativa a due anni di affitto, mentre le orsoline pongono come condizione per evitare lo sfratto un contratto di affitto di sei anni più sei. Ma l’assessore alle Politiche scolastiche Rita Cinquegrana conferma la disponibilità del Comune per quest’ultima soluzione («quella relativa a due anni è una proroga del contratto, non il contratto») che per tanti anni è sembrata impossibile. «Abbiamo fatto i tripli salti mortali, ma abbiamo tenuto conto che la scuola Doria è un’istituzione importante nel quartiere e un baluardo di legalità in una zona difficile». A chi domanda perché non si è fatto prima, visto che era possibile, l’assessore risponde con una battuta: «Quando c’è da riordinare tocca sempre alle donne».