Essere umani

Ivana Sciacca

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Aylan è lì, con il faccino rivolto contro la sabbia e le onde che lo cullano al posto dei genitori. Non gioca a fare il morto come capita a molti dei nostri bambini quando li portiamo al mare. No, non gioca a fare il morto perché è morto davvero e non potrà giocare mai più. Aylan è lì, abbandonato sulla riva come un bambolotto inerme: è uno degli ennesimi giocattoli nelle mani di governatori folli che perpetrano la guerra e si coprono gli occhi costruendo muri.

“Non c’è più rispetto per la morte! Quel corpicino venduto così al mondo! Lasciarlo almeno riposare in pace invece che sotto un obiettivo!”. Oh sì, queste immagini raccapriccianti che ci turbano, che ci indignano, che ci mettono la morte nel piatto proprio a ora di pranzo! Questa foto di questo piccolo bambino, la sua maglia rossa, i suoi pantaloncini azzurri, la sua pelle morbida… Non è che il problema sia il fatto che è morto, è vederlo che ci fa andare in tilt. Vederlo così, senza vita, fa invocare a qualche ipocrita il rispetto per la morte: ma come è possibile pensare che ci possa essere rispetto per la morte se non c’è quello per la vita?

Aylan sei tu che stai leggendo che lo ammazzi ogni qualvolta dici che questi immigrati ci tolgono il lavoro! Aylan sei tu, proprio tu, che lo uccidi e lo continui ad uccidere ogni giorno quando dici che “Da quando ci sono questi stranieri c’è da aver paura pure ad uscire di casa!”. Aylan continuiamo ad ammazzarlo tutti, tutti i giorni, quando davanti alle nostre TV dei nostri comodi salotti storciamo il naso dicendo “Ma unni l’ama mettiri a tutti chisti? Non si ni po’ cchiu’!”.

Sullo sfondo l’Europa. L’Europa sorda e cieca che adesso si inquieta perché ha capito che la disperazione dei siriani è così disperata che non navigherà più soltanto per mare. L’Europa che si prodiga a preparare cemento armato e filo spinato per rendere invalicabili le frontiere ed evitare così che la disperazione dei rifugiati di guerra (guerra creata dall’Occidente per lucrare sulle armi!) possa contaminarci…

L’Europa che davanti al corpicino di Aylan fa un passo indietro, e brilla di ipocrisia rivelando che “Accoglieremo i profughi, perché l’accoglienza fa parte della nostra cultura, delle nostre radici”. Salvo poi aggiungere tutte le limitazioni più assurde: l’Inghilterra ne accoglierà solo 15 mila, la Francia non ne vuole sapere, per non parlare dei paesi dell’est come l’Ungheria che hanno già dimenticato la guerra vissuta sulla propria pelle meno molto meno di un secolo fa e sventolano oscenamente la bandiera della xenofobia. Ma per fortuna ci sono Austria e Germania, forti economicamente ma anche nella retorica: – “Accoglieremo senza limiti ma sino ad un certo punto!”. Tutto e il contrario di tutto. Perché, a parte l’accoglienza, anche il buonismo fa parte della cultura europea!

E l’Italia ne sa qualcosa con gioielli come Salvini che su queste disgrazie ci sguazza, e Renzi che è così affranto dalle stesse disgrazie che lo ritrovi al Gran Premio di Monza con qualche giornalista “arguto” che gli chiede non cosa abbia intenzione di fare per queste persone, ma per Monza: cos’ha intenzione di fare per Monza!!!

E poi c’è la TV che non perde occasione per spettacolarizzare le tragedie. In questi giorni ci ha massacrati con la notizia dei due anziani coniugi uccisi a Palagonia. In ogni canale il volto stravolto della loro giovane figlia mentre urlava “Basta con questa gente di colore! Basta, non se ne può più!”. Incazzata nera con chi ci governa perché parlano ma non ci proteggono da questi “mostri”.

La tua morte, piccolo Aylan, non ci laverà la miseria che ci portiamo dentro. Siamo esseri umani che si scordano continuamente di ESSERLO. Nei momenti di rabbia e di dolore ci limitiamo a fare schifo perché ormai assuefatti da questa “società di milionari che paga i ricchi per dire alla classe media che la colpa è dei poveri”. Questo macabro meccanismo cerca di stritolarci ma lottare per la vita è l’unico scopo per cui vale la pena vivere. Lo hanno cercato di fare i tuoi genitori per te, piccolo Aylan, e anche se in pochi (sempre meno, sempre troppo pochi) continueremo a farlo anche noi nel nostro piccolo. D’altronde meglio lottare per la vita che vivere da zombie!