È vera svolta?

Un’analisi del voto delle regionali 2012

Salvatore Ruggieri, illustrazione Ernesto Leone

Non è rivoluzione, certo per le strade non si canta la Marsigliese, ma almeno la Bastiglia la cominciamo ad intravedere seppur sfocata. Un leggero venticello di cambiamento arriva alle narici, insulzato però dagli anni di gas tossici che abbiamo dovuto respirare.

Dato oggettivo, il neo Presidente della Regione, per la prima volta nella storia della Sicilia, è di centro-sinistra. Sulla carta. Sì, perché se l’antimafioso Rosario Crocetta vince, è innanzitutto grazie ai voti dell’Udc che supera il 10% unico partito insieme al M5S a incrementare il numero di voti reali. Parliamo dello stesso Udc che dalle sue fila, faceva accomodare allo scranno più alto di Sala d’Ercole un tizio di nome Totò Cuffaro, non certo Berlinguer.

Ma proprio su questa calda questione bisogna soffermarsi un attimo: la scorsa legislatura, vedeva presenti all’Ars ben 27 deputati regionali aventi a che fare con la giustizia. Oggi ne sono rimasti in 7, distribuiti equamente tra Pdl, Grande Sud ed Udc appunto. Altro dato in contro tendenza.

Il “Sindaco dei siciliani”, così ama definirsi Crocetta, diceva che avrebbe imposto liste pulite. Si è però dovuto arrendere alle evidenti macchioline di unto degli indagati che hanno sporcato il suo bel panciotto.

E poi c’è la quota rosa, esponenzialmente cresciuta, che da una presenza in assemblea di 3 sole donne, è arrivata a 15.

Rosario, ha lottato la Mafia e su lui pende una minaccia di morte, anche questo non roba da poco da poco conto nella terra dell’omertà, punto. Punto perchè le promettenti anomalie e rotture finiscono qui.

Poi c’è l’altro numero, enorme abominevole: 53%. Metà dei siciliani è rimasto a casa, facendo si che il neo Presidente sia solo il Presidente di mezza Sicilia. Ma chi sono i Giovanni, Mario, Agata, Santa che hanno disertato le urne?

Principalmente sono persone “stanche” della malapolitica. La politica della casta che ha tra i suoi fortini anche Palazzo d’Orleans. Dei politici scollati dalla realtà quotidiana, che ogni cittadino è costretto a “sopravvivere” giorno per giorno. Siano essi di destra, siano di sinistra. Perché a furia di magna-magna da un lato e di domande come “Oggi comu a cunzamu a tavola?” dall’altro, gli ideali si scordano.

Ma i non votanti sono anche le vittime colpevoli del sistema clientelare. Un sistema che ha promesso e promesso per decenni. Gente comprata, divenuta schiava per un piatto di lenticchie. Tanti Esaù che hanno ceduto la primogenitura della libertà. Anche questo sembra sia finito, “Senza soldi non si canta missa”: ci voleva la crisi per scoperchiare anni di servilismo.

E poi la mafia non ha ancora scelto, sta lì alla finestra, a vedere quale vento seguire: non a caso tra i carcerati solo una bassissima percentuale ha votato.

Infine c’è il boom-boom M5S. E non dico Grillo perchè gli stessi ragazzi del Movimento ne avrebbero a male. Loro il programma se lo sono scritti da soli, ascoltando le richieste e i consigli dei bloggers, dibattendo punto per punto. Hanno scelto i candidati, perfetti sconosciuti, attraverso un’assemblea democratica senza organi dirigenziali a dettare leggi. Giurano rivoluzione, un po’ come tutti, ma intanto si abbasseranno gli stipendi del 75% e restituiranno i rimborsi elettorali.

Fatti concreti.

Il volto bello di queste elezioni nella Sicilia gattopardesca sono loro: i 15 deputati del M5S e le centinaia di sostenitori che hanno lavorato fianco a loro.

I lupi nella tana sono ancora tanti, lontani dall’estinguersi; speriamo non si facciano sbranare o peggio ancora diventino parte del branco.

Noi intanto timidamente guardiamo alla Bastiglia e partecipiamo.