Da Bucarest a Catania… l’infanzia dimenticata

 

Miriana Squillaci

paradaLeggo la tesi di Donatella sui ragazzi di strada che mi è stata data dalla Fondazione Parada Romania, per conoscere il loro lavoro. Mi stupisco di come questo fenomeno, apparentemente così distante, mi è in realtà vicino. E provo una certa tristezza nel rendermi conto che la povertà, l’abbandono e la violenza sui minori non abbiano in questo mondo nessun confine territoriale, così come senza confine è l’indifferenza.

Mi soffermo sulle storie dei bambini che lei ha conosciuto e con cui ha lavorato al centro diurno della Fondazione: un bambino di otto anni che vive con i genitori e sette fratelli in una casa abusiva e che adesso è stato riscritto a scuola dopo averla abbandonata, un bambino di tredici anni con un fratello più piccolo e altri fratellastri più grandi che alterna periodi in strada e periodi a casa e che incentra tutta la sua vita su un personaggio dei fumetti, un tredicenne che ha frequentato solo cinque classi e non vuole più tornare a studiare, a cui bisogna ripetere sempre le cose, che non vuole rispettare le regole e che fa uso di droghe ma che in fondo ha solo bisogno di essere spronato, un ragazzo di diciott’anni fuggito da casa perché i genitori hanno divorziato e che adesso vive con tre fratelli in strada ed ama la giocoleria…

Piccole storie. Sono tante ma non bastano a raccontare il dramma dei ragazzi di strada a Bucarest, spesso fuggiti da case in cui non ricevevano amore ma violenza ed abusi, o dagli orfanotrofi-lager costruiti da Ceausescu sotto il comunismo, quando la politica dell’incremento demografico mirava ad avere giovani braccia per il suo esercito. Ragazzi che oggi vivono nelle fogne e nelle metropolitane, attaccati ai tubi per riscaldarsi, e che sniffano colla per fuggire dai morsi della fame. Ragazzi costretti ad accattare o a rubare, costretti a creare gangs che spesso diventano una una prigione umana. Vittime di maltrattamenti, abusi, facili prede del turismo sessuale… Ragazzi normali che sognano per il loro futuro (quando non glielo ruba la droga o la malattia) niente più che una casa, una famiglia, un po’ di calore.

Calore che ora trovano solo in fondazioni come Parada, che ogni giorno – attraverso il Centro Diurno, la Caravana notturna e le mille attività – cerca di fare del suo meglio per reinserirli nella società.

Chiudo gli occhi un momento e torno a casa, a Catania, a San Cristoforo, a Librino. Forse cambiano Paese e lingua, ma a cambiare non sono le condizioni dei minori. Minori che vivono in case abusive prive delle condizioni di sicurezza minime, minori a cui viene negata la possibilità dell’istruzione perché il comune non paga l’affitto della scuola che perciò viene chiusa, e finiscono per la strada assoldati dalla mafia. Bambini privi di tutela che vivono in famiglie dove la violenza, soprattutto maschile, è pane quotidiano, ragazzi che a scuola insegnano ai compagni come saltare i cancelli e tagliare la droga… Anche loro ragazzi normali, che desiderano solo un futuro in cui ci sia una casa, una famiglia, un po’ di tempo e di spazio per stare insieme senza rischiare di finire in un buco o di essere investito da una macchina.

Anche a Catania come a Bucarest, l’unico aiuto viene da alcune associazioni. Come il Gapa che da venticinque anni lavora senza sosta a San Cristoforo, cercando di dar voce e opportunità a persone a cui le istituzioni hanno preferito dare solo pasta, ricariche telefoniche e false promesse in cambio di voti.

Allora mi sento arrabbiata e mi chiedo a cosa serva la Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia, piena di bei principi che restano solo principi, di bei discorsi retorici da pronunciare davanti ad una telecamera o scrivere in commoventi articoli di giornale. Uno di quei giornali o di quelle tv che ogni momento ci raccontano che gli “stranieri” rubano, mentre tante multinazionali rubano l’infanzia dei bambini di tutto il mondo. O che fanno apparire il problema lontano dalla nostra “civilizzata società”: in Africa, America Latina, Asia…

E noi, dove siamo noi? Dov’è la civile Europa che guarda questo lontano universo primitivo? La stessa Europa di cui fa parte Bucarest, e di cui fanno parte San Cristoforo e Librino, che non è ancora riuscita a fare una politica capace di salvare i minori scappati dai conflitti e dal dolore, e spesso scaraventati – invisibili nelle nostre civili strade – a prostituirsi o a raccogliere pomodori, infrangendo tutti i loro sogni sulla “terra promessa”.

In fondo a tutto questo silenzio si alza solo una voce, quella delle associazioni che lavorano per l’infanzia ogni giorno, in tutto il mondo; che tirano via quei principi dalla carta e, come nella più famosa storia per bambini, anche le cose inanimate iniziano ad avere vita propria.

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LA FONDAZIONE PARADA

Miloud Oukili, clown franco-algerino, arriva a Bucarest nel 1992. Colpito dalla realtà dei ragazzi di strada decide di non voltarsi dall’altra parte, ma diventare per loro ” un fratello maggiore”. Così attraverso la giocoleria e l’ascolto, guadagna la fiducia dei ragazzi che, grazie all’insegnamento dell’arte circense iniziano un nuovo cammino.

Miloud decide di creare Parada nel 1996, dopo il primo spettacolo in strada, che rende i bambini estremamente felici.

Lo scopo della fondazione è portare i bambini “fuori dalla strada” , lavorare per un loro reinserimento nella società attraverso il ” circo sociale”, che con l’aiuto dello sport, la creatività, la disciplina, la fiducia, aiuta i ragazzi a riprendere in mano la loro vita.

Oggi le attività della fondazione sono moltissime, tra queste una delle più importanti è sicuramente: la CARAVANA ( o unità mobile notturna), attraverso cui si cerca di monitorare il fenomeno , creare un primo incontro e fornire un primo aiuto ( cibo, assistenza sociale e sanitaria) ai ragazzi e alle famiglie che vivono nelle strade di Bucarest, il Centro Diurno, il cui scopo è stimolare i ragazzi verso l’uscita dalla strada, con un lavoro di gruppo ed individualizzato, ed offre, oltre ad un aiuto primario ( mensa, servizi igenici e sanitari), anche attività educative e ricreative; il dipartimento artistico, da cui nascono le emozionanti tournèe, momento fondamentale per il reinserimento dei ragazzi e per tutti noi, che possiamo così conoscere questa realtà, in fondo, non tanto lontana da noi.

Ma tanto altro ancora su parada potrete scoprirlo attraverso il film di Marco Pontecorvo “Pa-ra-da il film”, oppure su:

www.parada.it www.paradaromania.ro