Come inventarsi un lavoro

Molte persone si attivano in vari modi mettendo in moto l’ingegno

Marcella Giammusso

inventarsi-un-lavoroAAA giovane quarantenne sfigato, plurilaureato, licenziato, coniugato e padre di tre figli cerca qualsiasi lavoro anche come cameriere, puliziere o badante. Qualsiasi cosa basta ca’ travagghiu!

Quanti annunci di gente che cerca lavoro riempie le pagine dei quotidiani ed i siti specializzati su internet. Quanta gente trascorre le proprie giornate alla ricerca di un’occupazione. Ci si reca ai centri per l’impiego e alle varie agenzie di lavoro nella vana speranza di trovare qualcosa, si stila il curriculum e lo si spedisce alle poche aziende che hanno resistito alla crisi con l’illusione che venga esaminato e si rimane nell’attesa di un riscontro che non arriverà mai, si chiede ad amici e conoscenti se sanno di qualche lavoro.

In questo calvario non c’è distinzione né di età né di sesso, giovani e meno giovani, donne ed uomini si ritrovano in un vortice che li avvolge e li distrugge psicologicamente. C’è chi si lascia vincere dalla depressione e diventa inerte, molte altre persone invece si attivano in vari modi facendo lavorare il cervello e mettendo in moto l’ingegno.

La gente che non ha avuto la possibilità di studiare, che non ha avuto i mezzi per poter imparare un mestiere non ha molta scelta e se chi ha studiato non trova lavoro figuriamoci chi non ha scuola che lavoro può fare. E allora spreme al massimo le proprie meningi e attiva la fantasia.

Su questo tema il quartiere di S.Cristoforo è veramente un esempio di inventiva, anche se a volte è di difficile comprensione per chi non vive il quartiere.

Il venditore di sangeli (sanguinaccio), il venditore di telline agli angoli delle strade o il fruttivendolo improvvisato davanti qualche altra bottega, vendono i loro prodotti alla gente di passaggio e non li vediamo sempre negli stessi luoghi, ma appaiono e scompaiono a secondo se hanno la possibilità di avere merce da vendere oppure no.

L’arrotino che strilla per le strade ” donne, donne, venite è arrivato l’arrotino, se avete coltelli che non affettano, forbici che non tagliano l’arrotino li affila…” è un mestiere che credevamo scomparso da anni e che adesso è riemerso.

Dello stesso genere è l’omino che gira con un’auto e per mezzo di un megafono urla “se avete cucine e stufe a gas che non funzionano noi le ripariamo e le facciamo diventare come nuove!”

Per le feste commerciali come San Valentino, la festa della Mamma, la festa della Donna, la festa del Papà, sbucano fuori decine e decine di bancarelle che vendono fiori oppure oggettini e pupazzi di peluche. Sono gestite da famiglie intere con papà, mamma e figli, rimangono allestite solo per il periodo della festa e poi ricompaiono durante la festa successiva.

inventarsi-un-lavoro1Ma la maggiore affluenza di bancarelle improvvisate le abbiamo per la festa di Sant’Agata. Spuntano come funghi nelle zone più disparate e non soltanto nel quartiere di San Cristoforo ma anche e soprattutto in tutto il centro di Catania. Venditori di candele, torrone e dolciumi, carne di cavallo, polpette e salsicce sono disseminati nelle strade principali come la via Etnea, via Umberto e via Plebiscito e competono con i venditori di palloncini, oggetti sacri e giocattoli. Insomma per essere una festa religiosa c’è da rimanere perplessi. Tutto questo commercio ambulante non si addice affatto ad una festa religiosa.

Però dobbiamo essere consapevoli che per molta di questa gente è un’occasione per lavorare alcuni giorni, tirare un sospiro di sollievo e guadagnare qualcosa che dia loro la possibilità di poter sbarcare il lunario per qualche settimana, sempre che non siano stati sfortunati nell’essere incappati ai controlli dei vigili urbani, beccandosi una grossa multa.

Ci rivediamo alla prossima festa!