Botti di guerra

 

di Giovanni Caruso e Don Ezio Coco, parroco di San Cristoforo

Guerra forse no, ma incoscienza stupidità e degrado morale e sociale sicuramente si. I dati venuti fuori il primo gennaio sono inquietanti: 561 feriti da “botti” in tutta Italia (di cui 127 minori), due morti, uno a Napoli e l’altro a Roma.

Questo, nonostante 830 Comuni abbiano proibito i fuochi d’artificio illegali e un Comune, quello di Olbia, Sardegna, abbia messo una multa di 500 euro. Ma queste nuove regole sono state regolarmente non rispettate.

E qui da noi, a San Cristoforo? Allo scoccare del nuovo anno, per circa un’ora si è sparato di tutto dai “botti” ai colpi di arma da fuoco.

La mattina del 31 dicembre abbiamo visto nella piazzetta di San Cristoforo adulti che vendevano pistole a salve e bambini che scorrazzavano con queste in mano, abbiamo visto banchetti improvvisati dove bambini e adolescenti vendevano questo materiale di morte e dietro ogni bambino c’era sempre un adulto, non sappiamo se fosse il genitore oppure il controllo di un’organizzazione criminale. Ma leggiamo una voce più autorevole, quella di Don Ezio, parroco di San Cristoforo che ci dice la sua su questi avvenimenti.

Anche quest’anno abbiamo salutato il 2011 ed accolto il 2012 a suon di “botti”, tutti gli anni la stessa storia. Se solo pensassimo quanti soldi girano dietro a questo business dei “botti”… eppure San Cristoforo, in tutta Catania eccelle in questo primato, sia nella vendita, come soprattutto nei consumi. Quante contraddizioni si vivono nel nostro quartiere… spesso viene ricordato come quartiere povero, ma poi quando si vede sprecare tutti questi soldi ci si chiede veramente dove sta questa povertà? Ci dimentichiamo cosa significhi vivere dignitosamente ma nella essenzialità. Senza parlare poi di tutti coloro che investono il loro danaro nei gratta e vinci, nelle macchinette elettroniche “mangia soldi”, negli alcolici, e la lista potrebbe di gran lunga continuare. Ma torniamo ai “botti”, segno di grande inciviltà. Io per primo ho trascorso la notte di capodanno in parrocchia, a San Cristoforo, con un gruppo di fedeli con i quali abbiamo celebrato l’ultima Messa dell’anno, abbiamo anche pregato per tutti i popoli che ancora oggi vivono l’esperienza dolorosa della guerra… e mentre pregavamo ci accompagnava il frastuono raccapricciante dei botti, sembrava proprio di incominciare l’anno in guerra, una guerra però che è espressione di un’altra guerra più recondita che proviene dal di dentro e come in uno sfogo si deve riversare nelle case, nelle famiglie, nelle strade… Tanta gente rinchiusa nelle proprie case per la paura di essere colpiti. Come se per una notte tutto diventasse lecito: le saracinesche della bottega adiacente alla parrocchia sono state trivellate da una miriade di colpi di arma da fuoco, quando siamo usciti dalla parrocchia ci è sembrato di essere in una città assediata! Tutti questi ragazzini che già dal mese di novembre si sono stabiliti nelle strade con dei tavolini per improvvisarsi venditori di botti, venditori di morte, venditori di guerra! Come è possibile tutto questo? E il ruolo delle istituzioni? Delle famiglie?

Cari genitori, non dimenticatevi del ruolo importante che avete nei confronti dei vostri figli: i giovani sono il futuro, la speranza e la scommessa. Cari genitori, non scoraggiatevi, il quartiere può essere riscattato, non dipende dagli altri, dipende soltanto da ognuno da noi, dipende dalle nostre famiglie. Non delegate il vostro incarico a nessuno, siate generosi con i vostri figli, vogliategli bene, educateli alla vita, alla pace. I vostri figli desiderano cambiare, ma per poterlo fare hanno bisogno di modelli da imitare, non tiratevi indietro, non lasciateli ancora aspettare.