Beneficenza? No, grazie. Vogliamo diritti

 

Giovanni Caruso

Quando arriviamo all’assessorato “Armonia sociale e welfare”, la riunione è già iniziata: la stanza è piena dei rappresentanti delle organizzazioni sociali e di volontariato che lavorano nei quartieri popolari del centro storico e delle periferie; ascoltano il rappresentante dell’Ipercoop che propone l’invio di volontari presso il centro commerciale, non solo per promuovere la propria associazione ma anche per convincere i clienti. Ma a che scopo?

Questi dovrebbero “convincere” i clienti che acquistano materiale scolastico a comprare qualcosa “per gli scolari poveri dei quartieri popolari”. Entusiasmo tra le associazioni che ascoltano la proposta, sostengono che questa sia una buona iniziativa perché negli anni scorsi hanno sempre riscontrato difficoltà nelle famiglie per comprare quaderni, album, matite, zaini ecc.

Quando ci viene data la possibilità di intervenire esponiamo il nostro parere affermando che è veramente incredibile che si possa affidare il diritto all’istruzione pubblica e gratuita alla beneficenza e all’assistenzialismo.

La risposta dell’assessore Fiorentino Trojano è immediata e categorica: “questo discorso non è all’ordine del giorno, stiamo discutendo di un progetto nato insieme all’Ipercoop”.

Visto che non ci è stata data la possibilità di esprimere liberamente il nostro diritto di critica pensiamo di farlo adesso attraverso queste pagine.

bambini-scuola

Noi crediamo che la nuova amministrazione debba essere realmente “nuova” e abbandonare le politiche assistenzialiste e semmai applicare i diritti costituzionali come il diritto allo studio e alla formazione. Crediamo che questa giunta dovrebbe preoccuparsi, senza nascondersi dietro l’emergenza economica, dei seguenti punti:

  • Messa in sicurezza delle tante scuole che a Catania hanno bisogno di una ristrutturazione
  • Una regolare emissione dei buoni libri
  • Una regolare refezione scolastica che tenga conto di una buona educazione alimentare
  • Provvedere ad un sostegno reale degli alunni e alunne portatori di handicap
  • Provvedere ad un numero sufficiente delle puericultrici negli asili nido
  • Aumentare il numero degli asili nido facilitando le donne lavoratrici
  • Evitare che le famiglie, così come avviene da qualche anno, debbano acquistare dal materiale di cancelleria ai prodotti igienico-sanitari, a causa dei tagli che la scuola pubblica subisce
  • E soprattutto che non metta in atto la chiusura delle scuole nei quartieri popolari a causa della legge sugli accorpamenti o perché scuole pubbliche ospitate in strutture private vengano sfrattate per morosità dell’amministrazione

E questo lo affermiamo non solo per una diretta esperienza, ma anche perché realmente crediamo che le scuole nei quartieri popolari, che siano periferici o nel centro storico, sono dei veri presidi per arginare evasione scolastica, microcriminalità, anticamera della manovalanza mafiosa, e non ultimo il collegamento fra abbandono scolastico e lavoro minorile.

Ancora una volta ribadiamo che ci sembra strano come un’amministrazione comunale, che si definisce diversa, possa ancora praticare assistenzialismo e beneficenza.

Lavoro minorile ed evasione scolastica

“260.000 minori in Italia sotto i 16 anni coinvolti in attività lavorative; 30.000 a rischio di sfruttamento”.

  • La dispersione scolastica;
  • I rischi di esclusione e di marginalizzazione sociale;
  • L’inadeguato investimento sui minori da parte delle famiglie che vivono ai margini della società;

Di seguito i dati relativi all’evasione scolastica, perché i due fenomeni sono quasi sempre interconnessi.

I dati sull’evasione e l’abbandono scolastico pubblicati dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Catania, rilevati nell’anno scolastico 2011/12 si evidenziano a Catania circa 200 casi di evasione scolastica: (33 nella scuola primaria e 169 nella secondaria di primo grado); oltre 800 segnalazioni degli insegnanti al Servizio sociale, che hanno determinato circa 100 casi di minori seguiti dal Tribunale per i minorenni.

Anche la norma (legge n.29 del 2006) che ha innalzato a 16 anni l’obbligo di istruzione e l’età di accesso al lavoro anche per il contratto di apprendistato, senza modificare il percorso della scuola secondaria, ha creato l’occasione di nuova evasione scolastica perchè spesso l’allungamento viene visto come tempo non produttivo di permanenza a scuola, specie se si frequentano i primi due anni di scuola superiore senza conseguire alcunché.

I dati sull’evasione non sono, però, in crescita sebbene sia grave che permanga una percentuale inaccettabile di ragazzi che non consegue nemmeno il titolo di licenza media, spesso non per andare a lavorare ma per rimanere inattivi.