Anno nuovo, illegalità vecchia

Invece di chiudere un occhio, apriamoli entrambi

Ivana Sciacca

L’avvento del Capodanno appena trascorso, come al solito, è stato scandito scrupolosamente da botti e petardi ma anche dall’abituale illegalità e dalla comune indifferenza. E tutto questo all’insegna della “tradizione”.

Non si potrebbero nemmeno contare tutte le volte in cui è stata ribadita la pericolosità di botti, petardi e affini. Ogni volta è sempre la stessa litania: tv e giornali ricordano che quasi certamente ci saranno un sacco di feriti, qualcuno perderà un occhio, a qualcun altro verrà amputato un braccio o una mano. E dulcis in fundo qualcun altro ancora perderà la stessa vita, a causa dell’esplosione di questi micidiali congegni che tuttavia riescono puntualmente ad essere venduti, comprati ed usati come se fossero giocattolini.

Negli ultimi anni, vista la crescente sensibilità verso il mondo degli animali, qualche conduttrice agghindata a festa ci ha ricordato pure di quanto sia pericoloso per gatti, cani, uccelli e chi più ne ha più ne metta, il rombo potentissimo di questi aggeggi che, sotto la loro apparenza festosa, nascondono pericoli a volte letali.

Anche nei giorni appena passati abbiamo riassorbito queste considerazioni, ben amalgamate a moniti e consigli da parte di esperti dell’ultimo minuto. Ma a parte le parole, nient’altro.

Queste diavolerie esplosive che contengono polvere da sparo è probabile siano fabbricate in qualche capannone abusivo dove, infischiandosene di ogni norma di sicurezza, persone irresponsabili ignorano tranquillamente il fatto che qualcuno potrebbe lasciarci le penne. Gli stessi provvedono poi alla distribuzione illegale sul mercato avvalendosi della manovalanza di ragazzini che non vivono di certo situazioni agiate.

Sono proprio le facce di questi ragazzini che dovrebbero scuoterci da quest’ipocrisia da festa, sempre molto in voga ma sempre altrettanto discutibile.

foto-botti-1

In via Plebiscito davanti a bancarelle improvvisate, a gruppi di quattro/cinque li vedevi entusiasti del loro lavoro improvvisato, plausibilmente remunerato non in denaro ma con le stesse scatole colorate di petardi, li vedevi incuranti di ogni pericolo e di ogni pattuglia di polizia che scorreva davanti ai loro occhi.

“Giusto perché i controlli nelle zone calde sono più meticolosi” mi dicevo. “Ma quando?” mi chiedevo. Forse solo il 31 dicembre.

E non parliamo dei bossoli di pistole che si trovano in gran quantità negli angoli delle strade: non si può semplicisticamente presumere che siano soltanto persone pregiudicate a detenerle, ma è lecito chiedersi come queste persone ne vengano in possesso e cosa potrebbe capitare in situazioni di risse o comunque di tensione, visto che nessuno si preoccupa di controllare se siano in possesso del porto d’armi o meno.

Insomma a volte sembra si voglia far passare l’idea che sia meglio chiudere un occhio invece che aprirli entrambi per prevenire disastri.

Indignarsi di fronte a quest’ennesima manifestazione di degrado è il minimo, ma sarebbe anche ora che botti e petardi non restassero soltanto uno dei tanti argomenti di fine anno sulla quale fare conversazione.

Le zone ad alto rischio, guarda caso, coincidono sempre con i quartieri popolari che, volendola dire tutta, sono a rischio dodici mesi all’anno, a prescindere da questo malcostume legato al Capodanno.

Credere che questi ragazzini passino inosservati è impossibile e quindi è chiaro che i controlli da parte delle forze dell’ordine non sono poi così approfonditi come si vorrebbe lasciare intendere: perciò se si potenziassero per come si deve e non soltanto a chiacchiere? Sarebbe cosa buona e giusta.

Tra l’altro un’ordinanza del Comune che vieti una volta per tutte questi marchingegni forse non ci sarà mai, visto che gli interessi economici in ballo sono fin troppi, ma possiamo auspicarci che il Comune inizi almeno a vigilare su questo tipo di commercio abusivo e pericoloso. Perché aspettare che si verifichino stragi se si può intervenire in tempo? Dobbiamo aspettare ancora una volta che rubino a Sant’Agata per metterci le grate di ferro?

Speriamo che un anno di tempo sia sufficiente per riflettere sulla questione e per trovare soluzioni adeguate, piuttosto che per dimenticarsene. Anche perché potranno sopraggiungere altri cento anni nuovi ma finché continueremo ad essere tristemente abituati a queste anomalie cambierà ben poco. Andando avanti così, è più probabile che “faremo il botto” nel senso letterale del termine…